Scacco Matto - Milan-Roma 2-1, tanti cambi e nessuna certezza
Un gol di Patrick Cutrone condanna la Roma alla prima sconfitta stagionale: il Milan vince 2-1 una partita con tanti punti interrogativi per i giallorossi.
LE SCELTE - A sorpresa, Di Francesco rispolvera la difesa a tre: davanti a Robin Olsen agiscono Federico Fazio, Konstantinos Manolas e Ivan Marcano, con Rick Karsdorp e Aleksandar Kolarov sugli esterni di centrocampo. Steven Nzonzi e Daniele De Rossi formano la cerniera centrale, con Javier Pastore alle spalle di Edin Džeko e Patrik Schick. Gattuso conferma invece il 4-3-3, reinserendo nel tridente Hakan Çalhanoğlu, assente per squalifica contro il Napoli, insieme a Suso e Gonzalo Higuaín.
SOLO LA SCATOLA - Di Francesco, con la sua scelta, mette più o meno tutti i giocatori al loro posto, proteggendo (teoricamente) Karsdorp con un compagno, non costringendo Schick all’esterno e lasciando Pastore libero di svariare. Nella scatola scelta, però, non c’è il contenuto: tutti i meccanismi delle catene di fascia sono ovviamente persi e non sono sostituiti da quelli che permetterebbero alla Roma di far male al centro, visto che nessuna delle due punte attacca la profondità e il fraseggio si risolve per lo più sugli esterni, dove, però, c’è un solo giocatore. L’esempio è quello di Karsdorp, la cui caratteristica principale è quella della sovrapposizione, ma che non ha nessun compagno con cui svolgerla, con alle spalle un Fazio non abituato a svolgere il compito di braccetto destro. Gli unici giocatori che davvero beneficiano del modulo sono i due mediani, che a turno aiutano in un pressing alto che però viene facilmente eluso dal Milan, quasi sempre in superiorità numerica. I rossoneri, senza troppa difficoltà e senza dover alzare il ritmo, spingono la Roma, che pure prova a mantenere una linea alta (4 fuorigioco del Milan nel primo tempo), sempre più indietro, fino ad arrivare al gol di Franck Kessié, che nasce proprio da un’azione sul lato destro difensivo giallorosso.
SI TORNA AL MINIMO - Nel secondo tempo Di Francesco inserisce Stephan El Shaarawy richiamando Marcano e riposiziona i suoi con il 4-2-3-1. Chi ne viene penalizzato è Schick, che finisce sull’esterno, ma, per lo meno, si ricompongono due catene esterne che avvicinano ai princìpi di gioco dell’allenatore lo schieramento in campo, comunque ancora diverso rispetto a quello per cui la rosa era stata costruita. Con un errore individuale di Davide Calabria i giallorossi pareggiano su calcio piazzato con Fazio, salvo poi subire un gol, poi annullato per fuorigioco, a causa di una non-uscita di Olsen, stessa situazione che si era proposta a Torino.
PUNTA E SPARA - La seconda sostituzione di Di Francesco è l’ingresso di Bryan Cristante per Pastore, con la ricerca di (ancora) maggiore forza fisica alle spalle di Džeko. Dall’altra parte Gattuso non sta a guardare e compie una mossa semplice ma efficace: con Schick non a suo agio e Karsdorp in difficoltà fisica, rinforza la fascia sinistra con Diego Laxalt per Ricardo Rodriguez e Samu Castillejo per Çalhanoğlu, cambi intervallati dall’uscita proprio dell’olandese per Davide Santon. I giallorossi calano fisicamente e hanno un chiaro settore dove essere attaccati: dopo aver approfittato del secondo, Gattuso prende la mira anche sul primo aspetto e si sbilancia con Patrick Cutrone per Giacomo Bonaventura: è proprio il giovane attaccante a vincere la partita per i suoi, attaccando alle spalle una difesa giallorossa che pure lo aveva messo in fuorigioco, che però non scatta perché De Rossi indietreggia tenendo in gioco il suo avversario su un’azione che parte da un’errata scelta di Nzonzi, che rientra sul piede debole sulla pressione di Kessié regalando il pallone a Calabria.
NESSUNA CERTEZZA - Dopo 270’ di campionato, la Roma ha cambiato 5 volte modulo, utilizzando per soli 60 minuti il 4-3-3 che prevede Javier Pastore nel ruolo di mezzala. Se questa sia la soluzione ideale ancora è impossibile saperlo, proprio perché è stata messa in campo per troppo poco tempo, che sia l’idea su cui è stata costruita la rosa è invece una certezza: schierarla con altri moduli significa non avere più le famose “coppie” - a livello di organico - e perdere i principi di gioco mostrati - seppur a sprazzi - nella scorsa stagione, come per esempio il pressing, molto complicato da portare schierandosi con il 3-4-1-2. La sosta dovrà aiutare il tecnico a scegliere uno spartito e seguirlo, anche perché le modifiche a priori dello stesso non sembrano essere apportate per limitare un aspetto in cui l’avversario è particolarmente efficace.