Roma Femminile, Swaby aderisce a Common Goal: "Il calcio mi ha aiutata molto, ora voglio che aiuti gli altri. Il razzismo non è una questione politica, ma di umanità"

13.07.2020 21:03 di  Danilo Budite  Twitter:    vedi letture
Roma Femminile, Swaby aderisce a Common Goal: "Il calcio mi ha aiutata molto, ora voglio che aiuti gli altri. Il razzismo non è una questione politica, ma di umanità"
© foto di Luca D'Alessandro

La calciatrice giallorossa Allyson Swaby aderisce a Common Goal, iniziativa benefica intrapresa anni fa da Juan Mata con cui i calciatori donani l'1% del loro stipendio ad organizzazioni benefiche legate al mondo del calcio. La giamaicana devolverà il proprio contributo tramite l'associazione Soccer Without Borders di Boston che sostiene iniziative locali. Queste le parole della calciatrice: "Per me è una questione di responsabilità personale. Gran parte del mio carattere viene da ciò che ho imparato col calcio: riuscire a lavorare per obiettivi più grandi, fare gioco di squadra. Per me Common Goal rappresenta tutte queste cose. Il calcio è trasferibile nella vita reale e può aiutare moltissimo. Il calcio offre un senso di comunione, credo che ognuno debba conoscere cosa si sente a far parte di qualcosa di più grande di loro stessi. Crescendo, io ho ricevuto molto aiuto e non solo le persone che erano nel mondo del calcio ma anche chi vedeva la mia passione e decide che ero qualcuno da supportare. Vorrei essere sicura di poter aiutare dove e come posso proprio come ho ricevuto aiuto. Supportare un'organizzazione di Boston mi fa molto piacere a causa dei miei giorni al college. Si trova a solo un'ora e mezza da cosa mia (Hartford, Connecticut) quindi quando sono a casa potrò aiutare in altri modi, con una connessione maggiore".

La calciatrice ha anche parlato del problema del razzismo: "Scrivendo i miei post posso raggiungere un'audience che so di avere. Ho molti followers bianchi che vivono nelle loro bolle e non sentono gli effetti traumatici di ciò che sta accadendo. Come giocatrice ho un potere maggiore. Noi siamo quelle che scendono in campo e decidono di giocare. Quindi credo che abbiamo una certa responsabilità. Le persone parlano facilmente di lasciare la politica fuori dallo sport, ma sinceramente non è una questione politica. È una questione di umanità. Dire che lo sport è un taglio dalla vita quotidiana non vale quando sei un giocatore di colore, non puoi scappare dalla realtà di essere di colore in America"