Salah, il "lampo" egiziano che fece innamorare Roma

Arrivò quasi in punta di piedi, Mohamed Salah. Era il gennaio del 2015 e il suo nome compariva tra le righe di un affare che portava Cuadrado al Chelsea. A Firenze bastarono poche partite per capire che non era uno qualunque. Quei suoi scatti fulminei e il sinistro che accarezzava la sfera, lasciavano a bocca aperta. Nove gol in 26 presenze, poi un addio improvviso. E fu amore con i colori giallorossi.
L'ARRIVO - A Trigoria arrivò nell’estate del 2015, in prestito dal Chelsea /che fu riscattato poi nel 2016), con la voglia matta di spaccare il mondo. Bastarono otto minuti per lasciare il segno, in un’amichevole estiva contro il Valencia. Da quel momento in poi, Salah cominciò a scrivere la sua storia in giallorosso. Volava sulla fascia destra come il vento del deserto, seminava avversari, accendeva lo stadio. Era imprendibile, quasi da sembrare irreale. In due stagioni ha regalato emozioni vere, di quelle che restano.
LE SUE STAGIONI - Nel 2015/16 chiuse con 15 gol e 7 assist in 42 partite. Ma è nella stagione seguente che si prese davvero la scena: a novembre, contro il Bologna, firma la sua prima tripletta in Serie A.
Salah non era solo velocità: era leggerezza e fantasia. A fine campionato saranno 19 gol e 14 assist in 41 partite, numeri da fuoriclasse. Ma quello che lasciava il segno, più delle statistiche, era la sua capacità di accendere il cuore della gente.
Con Edin Džeko formava una coppia straordinaria: uno che rifiniva, l’altro che finalizzava, oppure viceversa. Giocavano guardandosi negli occhi, parlavano lo stesso linguaggio del calcio. E l’Olimpico sognava. Ma i sogni, a volte, finiscono in fretta.
L'ADDIO - Il 22 giugno del 2017 arriva l’ufficialità: Salah passa al Liverpool per 42 milioni di euro più 8 di bonus. Un colpo pesante per la Roma, obbligata a cedere sotto la pressione del fair play finanziario. Una cessione inevitabile, la più remunerativa della storia giallorossa fino a quel momento.
Nessuno, davvero nessuno, riuscì mai a colmare quel vuoto. Perché Mohamed Salah aveva lasciato molto più che una fascia vuota: aveva lasciato il ricordo di una magia fatta corsa e tecnica.
E chi l’ha visto danzare sotto la Sud, con il numero 11 sulle spalle, sa bene che certi amori, anche se durano poco, ti restano dentro per sempre.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 20/2010 del 11/11/2010
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore editoriale: Alessandro Carducci
© 2025 vocegiallorossa.it - Tutti i diritti riservati
