Primavera, Seck: "Cerco di imparare da Mancini, Hummels e Ndicka". VIDEO!

Primavera, Seck: "Cerco di imparare da Mancini, Hummels e Ndicka". VIDEO!
© foto di Vocegiallorossa.it
mercoledì 4 giugno 2025, 18:04Primavera 1
di Redazione VG

Moustapha Seck, calciatore della Primavera, è stato intervistato dal format "Dreaming Roma". Ecco le sue dichiarazioni:

Ti hanno sempre chiamato Momo? 
"Sì, fin dall'inizio della mia carriera Mohamed per il mister era troppo lungo e mi hanno iniziato a chiamare Momo per farla breve". 

Sei nato in Italia ma sei di origini senegalesi. 
"Sì, ho madre e padre senegalese. Sono nato e cresciuto qua, mi sento metà e metà. Se devo scegliere però mi sento più senegalese, anche per i miei genitori". 

Vai spesso in Senegal? 
"Per via del COVID-19  e del calcio ultimamente non sto più riuscendo ad andare. Anni fa, quando ero più libero, ci andavo con i miei genitori". 

Quindi hai un rapporto molto stretto con il Senegal. 
"Sì, quando vado là mi diverto sempre, mi sento a casa visto che c'è anche il resto della famiglia". 

Ti manca un po' non essere cresciuto in una terra che senti tua? 
"Crescere là è completamente diverso da crescere qua, là anche se non hai le cose che hai in Italia ti diverti con poco, ha tutto un valore. Mentre in Italia sono cresciuto benissimo, anche grazie ai miei genitori. Quando vai lì hai la testa tra le nuvole diciamo, perché comunque ti diverti e ti svaghi, stai senza pensieri. Vedi i ragazzini che giocano sulla strada ed è bellissimo. Sono cose che in Italia non vedi, cose belle da vivere".

Tu come hai iniziato a giocare a calcio?
“Ho iniziato all’età di 6 anni, dopo due anni mi sono travestito al Milan, alla Pro Vercelli e infine alla Roma”.

Hai fatto subito il salto di qualità entrando nelle giovanili della Roma, come ci si sente? 
“Inizialmente non ci credevo, ma quando è arrivata la proposta non ho esitato a dire di sì. Io volevo la Roma e volevo cambiare”.

Cos’è la cosa che ti ha più convinto?
“Roma in sé e poi il settore giovanile è uno dei migliori. Uno dei fattori principali è che questa squadra mi avrebbe fatto diventare un bravo giocatore”.

Com’è stato l’impatto del tuo arrivo a Trigoria?
“È stato bello, ero soddisfatto e i miei non ci credevano. Tutta la mia famiglia è orgogliosa di me, ma soprattutto mi è vicina che è la cosa più importante per un giovane giocatore”.

Quanto ti ha buttato giù quell’infortunio alla spalla?
“Ma guarda soltanto perché era il primo derby ed ero tanto felice, ma ovviamente quell’infortunio mi ha buttato tanto giù. Però ovviamente se non affronti gli infortuni col sorriso e con la voglia di rientrare più forti e migliorarti, secondo me non ne esci”.

Che tipo di difensore sei? Come ti definisci in campo?
“In campo sicuramente cattivo. Non ho paura di fare il difensore, c’è molto rischio, ma gioco col cervello".

Secondo te, dove dovresti migliorare?
“Sulla velocità, sui primi passi sono ancora un po’ lento, ma c’è sempre da migliorare in qualunque cosa”.

Qual è il tuo punto di riferimento come difensore?
“Qui in casa siamo tanti, ma cito Hummels, Ndicka e Mancini, che cerco di imparare da loro”.

Quanto ti è entrata dentro la città di Roma? 
“Davvero tanto, anche per i tifosi, per la gente che c’è a Roma, per il calcio in tutti i settori. È davvero una cosa bellissima, che non vedi altrove. Roma devi viverla, è inspiegabile. Ad esempio quando entri all’Olimpico ti tremano le gambe”.

Come te la spieghi tutta questa passione che c’è?
“Non riesco a capirla fino in fondo, è una cosa bella e inspiegabile”.

Cosa vuol dire per te far parte di questo club?
“Tanto, è come una famiglia e ti senti a casa. La Roma ti dà tutto sia fuori che dentro al campo”.