Cosa servirà per il prossimo anno

14.05.2024 10:04 di  Alessandro Carducci   vedi letture
Cosa servirà per il prossimo anno
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Nuovo appuntamento con i podcast di VoceGialloRossa.it: ogni giorno, dal lunedì al venerdì, approfondiremo con le voci dei nostri redattori uno dei temi più importanti della giornata.

“Ora giocheremo le ultime due partite, poi ci riposeremo e ricostruiremo qualcosa di più pronto per affrontare il calcio a questo livello. Le squadre forti giocano ogni tre giorni, non possiamo attaccarci alla stanchezza”. Così ha parlato Daniele De Rossi nel post partita di Atalanta-Roma, la gara più brutta della gestione De Rossi e, più in generale, tra le più brutte giocate dai giallorossi negli ultimi anni. È solo un caso se il passivo non è stato più ampio. Restano ora le ultime due partite, con l’obiettivo Champions sempre più complicato da raggiungere, anche perché ora non dipende più solo dalla Roma.

COME SARÀ LA ROMA DEL FUTURO? – “Le caratteristiche di gamba e di tecnica che ha il Bayer Leverkusen potrebbero essere le cose che chiederò io a giugno. Essere abituati a fare sempre l’uno contro e vincerlo mi piace molto nelle squadre”. Sarà un caso, o forse no, che nei giorni scorsi è stato accostato il nome di Chiesa. Al di là del singolo calciatore, ha comunque quelle caratteristiche che De Rossi vorrebbe portare nella rosa. Un giocatore come Chiesa, Frimpong, veloce, abile nell’uno contro uno e bravo ad attaccare la profondità. Inoltre, la tecnica: da quando è arrivato, De Rossi ha fatto sempre capire di preferire i palleggiatori, di voler giocare palla a terra, di voler costruire dal basso. Quindi, servono giocatori intelligenti, tatticamente evoluti e bravi a giocare con il pallone, oltre a essere fisicamente e atleticamente validi.
Daniele De Rossi sembra avere le idee chiare e, a breve, sarà annunciato anche il nuovo Direttore Sportivo.  E allora inizieranno ufficialmente i lavori per il prossimo anno. Servirà, probabilmente, una rivoluzione della rosa. Gli esempi di Thiago Motta e Xabi Alonso dimostrano che serve tempo a dare un’identità chiara ma dimostrano anche che non servono centinaia di milioni per costruire una squadra vincente.