TRIGORIA - Sabatini: "Trattiamo Rabiot, Benatia non aveva più voglia e determinazione". FOTO!

11.09.2014 15:20 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
TRIGORIA - Sabatini: "Trattiamo Rabiot, Benatia non aveva più voglia e determinazione". FOTO!
Vocegiallorossa.it
© foto di Marco Valerio Rossomando

Il direttore sportivo della Roma Walter Sabatini ha parlato in conferenza stampa. Vocegiallorossa.it vi offrirà la diretta testuale e fotografica dell'evento.

Prima di arrivare in sala stampa, Sabatini parla ai microfoni di Roma TV: “Lo studio è straordinario, mi merita, un giorno verrò qui”.

“Sono ancora io, resistente. Ho fatto le vacanze a uso di chi l’anno scorso mi ha definito sofferente”.

Si è chiuso da poco il mercato, si parla di Kevin Strootman. Sarà il primo vero acquisto in corsa?
“Certamente, un grandissimo acquisto. L’abbiamo perso e la cosa ha creato molto imbarazzo. Per il resto è un mercato che non stiamo facendo noi, lo fanno gli altri, risponde a qualche desiderio di altre società. Il nostro desiderio è quello di trattenere Kevin, un punto di forza. Accende la grande speranza di poterlo rivedere, e lo vedremo con tutte le sue prerogative, lui ha recitato un ruolo esemplare. Penso che sia così, sono illazioni. Riverberi di stampa angolsassone”.

A che punto è nella testa di Sabatini la costruzione della squadra definitiva?
“La mia testa la cerco tutti i giorni, a volte non ci riesco. Sono sempre dentro una dimensione di inquietudine permanente, non sono mai totalmente sereno, soddisfatto. Certamente sono sicuro che questa squadra possa essere competitiva. Questo non tacita la mia inquietudine, la voglia di capire, di vedere cosa si può fare. È la mia prerogativa, alla quale fatico a rinunciare. Questo mi dà la forza di cercare, combattere, fare, ficcare il naso in faccende altrui. Sarà sempre così per me”.

Quanto siete vicini a Rabiot?
“E’ un giocatore eccezionale, che ha bruciato le tappe. Non possiamo non seguirlo, sarebbe una defaillance, ci piace moltissimo. È un calciatore che vorremmo e tratteremo attraverso una linearità di comportamenti, non aspetteremo una soluzione di acquisizione a parametro zero. Non vogliamo fare queste cose per scelta strategica, ricorderete che avremmo potuto acquisire un ragazzo fortissimo come Sanabria, ma l’abbiamo preso in accordo col Barcellona. Se avremo il privilegio e la voglia di portare un discorso per Rabiot lo faremo col PSG. Ma credo che sarà difficile, la situazione contrattuale è nota.Cercheremo di fare questa cosa come va fatta tra società di grande prestigio, forse in questo momento il loro è leggermente superiore perché fanno investimenti massicci, vogliamo lavorare con tutte le grandi realtà d’Europa alla stessa maniera, perché siamo una grande società e da tale ci comportiamo”.

Cosa le ha dato più fastidio del caso Benatia?
“Il presidente è stato esaustivo e tombale nel definire la situazione. C’è anche una piccola novità che riguarda il Bayern Monaco, che ci ha fatto sapere che gradirebbe la fine di questo conciliabolo pubblico. Potrei aggiungere qualcosa, credo di doverlo fare per restituire una quota di verità. Benatia ha cercato di fare bene alcune cose, poi è scivolato, ma i presupposti sono stati buoni. Quando l’ho cercato, lui aveva un’offerta da una squadra italiana molto superiore alla nostra, ma ha accettato la nostra in maniera rocambolesca, lo ha fatto valutando la forza che gli avrebbe conferito questa squadra, rinunciando a dei soldi. Dopodiché ha ricevuto sollecitazioni esterne a gennaio e si è presentato dicendo di avere offerte importante e che sarebbe voluto rimanere alla Roma a certe condizioni, che se non si fossero concretizzate lo avrebbero fatto sentire offeso e deluso dalla Roma, come se io chiedessi di più per una buona campagna acquisti. Gli abbiamo detto che quei soldi la Roma non poteva e non voleva darglieli, ma che gli avremmo adeguato il contratto rispetto ai soldi persi sulla scelta. L’offerta di giugno è stata intercettata da me e mandai Beccaccioli a Charles de Gaulle per la firma. La vicenda di gennaio è tutta da provare, perché l’offerta era più supposta che reale. Gli abbiamo proposto un adeguamento consistente e abbiamo sperato di tenerlo con noi fino a maggio e oltre, a maggio comunicai e dissi che il prezzo di Benatia sarebbe stato di 61 milioni perché facevo riferimento al monolite Benatia, che aveva dato e avuto. Il prezzo che ho realizzato e per cui posso essere contestato è relativo al simulacro di Benatia, che non aveva forza, voglia e determinazione per essere il calciatore che abbiamo ammirato. Non aggiungo altro perché dal Bayern ci arrivano messaggi che ci chiedono di cessare questa cosa, che non dipende da noi perché abbiamo subito comunicazioni di questo ragazzo che ha dato verità cangianti. Ora bisogna piantarla, Pallotta ha risposto in modo esaustivo”.

Strootman è incedibile?
“Certo che è incedibile, ma bisogna contestualizzare e con questo non dico che è in vendita. Riceverà delle offerte, lo proteggeremo e lo difenderemo, ma non so quello che succederà. Per ora ce lo godiamo anche da infortunato, è la sua idea che ci dà la forza, ha determinato un cambio di strategie di gioco, ci ha aiutato molto e ha aiutato molto i compagni. Non pensiamo minimamente di cederlo, aspettiamo che torni ad avere una condizione accettabile, dobbiamo avere pazienza ma lo aspetteremo, è determinante”.

Qual è la situazione di Maicon?
“Sono costretto a fare un piccolo preambolo. Maicon, per venire alla Roma, ha rifiutato una cifra incommensurabile che ha lasciato per strada al Manchester City, accettando un’offerta modesta della Roma rispetto al suo valore. Quando leggo che Maicon fa il furbetto per questioni economiche inorridisco, per venire qui ha lasciato tanti di quei soldi che difficilmente un professionista lascia. Gli dobbiamo rispetto, c’è una Roma con e una senza di lui. Ognuno di noi vive tre vite, quella pubblica, quella privata e quella segreta, lasciamogli fare due cosine come vuole lui, posto che lavori in allenamento. L’anno scorso ha giocato 28 partite di grandissimo livello, spesso è andato in campo prendendo antidolorifici, ha giocato in condizioni disastrose, ma ha voluto farlo per la Roma. Sto parlando di un campione in attività, trattiamolo con la dignità che merita. Sta bene, ha giocato contro la Colombia e ha fatto una partita rilevante”.

Sul mercato c’è stato qualcosa che si voleva fare e non è stato possibile?
“Alla fine della campagna acquisti non sono mai totalmente sereno. Dopo un effetto ritardato qualche dubbio mi viene sempre in mente. Rudi Garcia è contento, siamo competitivi. Avevo detto in sede di presentazione che avrei voluto dotare la squadra di ruoli raddoppiati e a volte triplicati, tutto questo siamo riusciti a farlo. Ora ci aspettiamo dalla squadra la forza, la voglia, la convinzione di essere grande. E in parte lo stanno dimostrando, siamo stati pervasi dal dubbio dopo le amichevoli, ma la partita con la Fiorentina ha sgomberato il campo dalle ipotesi, la squadra per 60 minuti ha giocato il calcio dei migliori momenti dell’anno scorso”.

Ha venduto alcuni giocatori come Lamela e Dodô per richiesta della società o per quale altro motivo?
“Quando finisce una campagna acquisti, il saldo emotivo per me è sempre molto negativo, in ogni caso. Siamo costretti, sono costretto a fare delle scelte che mi addolorano, unitamente anche a situazioni che il calcio propone, si creano situazioni di notevole sofferenza. Sono due calciatori fortissimi, ci metto anche Marquinhos, ma sono state scelte obbligate, ma ogni caso è un caso a sé. Dodô è stato venduto, ma non mi aggredite, perché ho avuto la convinzione che il ragazzo non avrebbe potuto crescere in questo ambiente che lo ha sempre bastonato. Non siete responsabili della cessione di Dodô, ma ho dovuto tenere conto anche di questo aspetto. Ho fatto una scelta molto impegnativa per me, ma credo di essere stato equo nei suoi confronti. Magari ora prenderà anche qualche 7 in pagella, qui non è mai successo, qui prendeva 6 striminziti quando la squadra vinceva 3-0. Forse succedeva perché ho imprudentemente detto che sarebbe stato un campione. È stato ceduto prevalentemente per salvargli la vita. Gli altri sono stati ceduti per motivazioni economiche e tecnico-tattiche”.

È sorpreso dalle polemiche su Lotito? Si riconosce nel fastidio espresso da De Rossi?
“Ovviamente mi inquita un po’ parlare di Lotito, da romantico non posso dimenticare che è stato il mio presidente. Da lui pretenderei che non dica che qualcuno non può parlare perché dipendente, i dipendenti parlano a condizione che rispettino tutti. Quando parla De Rossi sarà meglio che tutti lo ascoltano, non dice cose banali e non è stato offensivo. Il suo presenzialismo? È anche divertente, lo fa in contrapposizione con i tifosi della Lazio, ha titolo per farlo”.

Lei parlò apertamente di scudetto, Garcia invece è stato più prudente, dipende dalla difesa? Si è pentito definendo Menestrello il procuratore di Benatia?
“Sono stato generoso (ride, ndr). Garcia non mi ha contraddetto, divertendo i tifosi si vince il titolo. Dissi che una squadra che fa 85 punti e che tende a migliorare deve necessariamente pensare allo scudetto. Confermo questo, la squadra ha tutti i requisiti per lottare per lo scudetto, ma non trascuro che tutte le società si sono rinforzate, facendo scelte oculate. Dimenticherò qualcuno, ma l’Inter l’ha fatto, i giorni del condor del Milan hanno portato tre giocatori di grande livello come Torres, van Ginkel e Bonaventura, non è simpatico che dica che anche la Lazio ha fatto scelte intelligenti, la Fiorentina resta in lizza e naturalmente anche il Napoli, in depressione dopo l’eliminazione, resta forte. Giocheremo per vincere lo scudetto, dovremo farlo”.

Ci può dare una definizione per Iturbe? Lei rinuncerebbe a un mese di sigarette per lo scudetto?
“No, suggeritemi una cosa alternativa. Un uomo può rinunciare a cose più importanti del fumo. La sigaretta sarebbe celebrativa. Iturbe? È un giocatore fortissimo, non lo sa tanto bene, ha avuto un approccio difficoltoso perché ha correttamente cercato di capire i compagni e i movimenti lasciando da parte l’istinto, troverà la sintesi tra essere parte di un meccanismo e intraprendere i suoi attacchi alla profondità come istinto gli suggerisce”.

La Roma ha mai pensato di cedere Destro?
“Il mercato va sempre ascoltato, ho ascoltato anche quello che girava intorno a Destro, mi serve anche come parametro per capire come vengono pensati i nostri calciatori. Ho avuto incontri riferiti a Destro, ma in cuor mio non c’era idea di venderlo. Se mi chiedete come lo valuto io, lo considero un grande centravanti, capisco che in questo momento viva una situazione equivoca perché altri giocatori lo stanno superando ma sappiamo chi è Destro, farà molto bene. Non nego di aver ascoltato delle offerta, fatto salvo che nella mia testa c’era di non venderlo. È anche vanità, mi piace poter dire no a grandi offerte”.

Come si spiega che chi haperso trattative di mercato accusa la Roma di strapagare i giocatori o con manovre particolari?
“E’ uno strumento di difesa grossolano, la Roma paga i giocatori quel che valgono. Divido i calciatori in tre prezzi: c’è prezzo iniziale da 0 a 4, intermedio da 4 a 12 e finale da 12 a 61. So come fare, quando pago un calciatore lo pago il giusto, poi qualcuno racconta che ho preso Bastos a 5 milioni. Bastos è venuto con un prestito pagato che avrebbe calmierato lo stipendio, operazione ridicola dal punto di vista economico. Qualcuno si attiva per dire che strapaghiamo i giocatori, la Roma paga il giusto, a volte meno”.

Si è detto che non avrebbe lasciata libera la casella dell’extracomunitario. Scelta ponderata?
“Ho preferito fare questo tipo di scelta. Il mercato ha consentito di tenere libera una piazza, che potrebbe essere decisiva per rinforzare la squadra, qualora sia necessario. Vivo di illusioni, oltre che di inquietudine”.

Questa Roma è più forte della Juventus?
“Ha detto una cosa Garcia: la Juventus è quella dell’anno scorso con qualche acquisto. Non possiamo pensare che si sia indebolita. Abbiamo fatto scelte che ci consentono di abbassare il gap che non è di 17 punti, nelle ultime partite abbiamo fatto scelte diverse e mollato un pochettino. Il gap non sarebbe stato così profondo, ma sarebbe sbagliato non valutare che la Juventus ha fatto 102 punti”.

Se Benatia vale 61, quanto vale Strootman? Che voto si darebbe?
“Benatia valeva 60 nel momento in cui parlavo di quel prezzo, parlavo del monolite Benatia, tenuto in piedi da un fuoco sacro che assemblato alle sue qualità tecniche ne ha fatto un giocatore straordinario. Il Benatia ceduto a 28+4 era il simulacro. Il calcio è fatto di situazioni contingenti, il Benatia di maggio nella mia testa pensavo di  ripristinarlo alla normalità. Quando si facevano i cartelli si scriveva astenersi perdigiorno, ma era un mio reale convincimento che il giocatore valesse 61 milioni. Il monolite si è disgregato per convincimenti e desideri, mi sono limitato a vendere un ottimo giocatore e un ottimo difensore può essere venduto a questa cifra. Strootman non vale molto, non è sul mercato. Si comincia a parlare di valutazione quando il giocatore è sul mercato, non abbiamo ascoltato offerte. I prezzi sono fatti dagli spifferi e poi si arriva magicamente a pensare aun prezzo. Non sto pensando a un prezzo di Kevin, sarà il nostro acquisto di gennaio, quando troverà la massima condizione. Io devo fare i conti col mio stato d’animo, il voto me lo darò quando vedrò la squadra dentro al campo vincere le partite o quantomeno volerle vincere. La Roma deve essere altamente competitiva”.

Come fa a parlare di giocatori incedibili?
“Quando parlo di giocatori incedibili parlo delle idee della società. Ho anche evocato le coindicenze di mercato, che sono imprevedibili. Dovremo sederci a parlare, in quel caso. Una società sa sempre i giocatori che vuole cedere, la Juventus sapeva i giocatori che avrebbe voluto cedere, ma dipende dal mercato, che è fatto dalla moltitudine che popola il calcio”.

Cosa può fare la Roma in Champions?
“La Roma incontrerà la prossima settimana la squadra più forte del girone, la meno celebrata, ma il CSKA è una squadra fenomenale, che vince titoli, che annovera calciatori che vorrei e che tutti vorremmo, so di giocare contro la migliore squadra in questo momento. Il calcio modifica i comportamenti, ma oggi è la squadra più forte. Vorremmo vincere, ma sarà molto difficile, vogliamo misurarci con queste squadre. Quando parlo così dei calciatori non è sbruffoneria, non posso indicare a questo gruppo un obiettivo al ribasso. I calciatori sono forti, insieme costruiranno un’idea di loro stessi necessaria per poter affrontare i problemi”.

Come si pone una società di fronte a giocatori che dopo un anno di buone prestazioni vogliono rinegoziare il contratto? È un fatto da arginare?
“Si pone con un’angoscia totale. Qualcuno di voi agisce dietro agli agenti, spesso trovo notizie di contratti che devono essere allungati, a volte capita di dire che domani è il turno di questo o quell’altro, ho letto di un accordo da rinegoziare con De Sanctis, con cui dobbiamo negoziare altri argomenti. Ogni tanto devo leggere rinnovi sul calendario. Voi agite in surroga. È un problema, ci sono sollecitazioni esterne, calciatori che hanno la pretesa e il diritto di voler rinegoziare i propri contratti. La questione Pjanic? È stata impegnativa, abbiamo voluto fare una rinegoziazione del contratto molto impegnativa che potrebbe aver generato qualche interrogativo. Non potevamo perderlo a 0, abbiamo dovuto accettare una legge di mercato, la Roma è quotata in borsa. Poi tutto si aggiusta, si lavora e si trova un equilibrio. I calciatori sono ragazzi molto intelligenti, un gruppo di lavoro straordinario. Ogni campagna acquisti porta allo stremo, non è il prendere, il dare e il vendere. Tutto questo porta ad assumere impegni, disattenderli. È stato faticoso, la premessa è stata devastante, come ad esempio la rinuncia a Taddei, straordinario ed esemplare professionista, c’era una fortissima spinta popolare e interna per la sua conferma. Pensate che disagio possa essere stato il mio nel comunicargli il non rinnovo. L’ho fatto perché dovevo farlo, per prendere un giocatore di pari età con maggiore esperienza internazionale. È un dolore persistente. Ogni campagna acquisti comporta un saldo emotivo quasi mai positivo, ci riduce spesso a una situazione di sofferenza. Colgo l’occasione per ringraziare Rodrigo, spero che lui dia inizio a un ciclo trionfale che riporti il Perugia in A”.

© foto di Marco Valerio Rossomando
© foto di Marco Valerio Rossomando