Sabatini: "In campo vedremo una Roma più arrabbiata. Rivoluzione culturale? La gente già l'ha messa in atto"

21.10.2011 13:00 di Simone Francioli   vedi letture
Fonte: Il Romanista - Radio Erre2 - mediagol.it
Sabatini: "In campo vedremo una Roma più arrabbiata. Rivoluzione culturale? La gente già l'ha messa in atto"
Vocegiallorossa.it
© foto di Alberto Fornasari

Il Romanista

Un estratto dell'intervista concessa da Sabatini a reterete24.it in presentazione della sfida al Palermo:

"La Roma sarà più arrabbiata. La sconfitta del Palermo a San Siro, premetto che in quell’occasione i rosanero non mi sono piaciuti, ci può anche stare, la sconfitta è maturata contro una grande come il Milan. Per la Roma il discorso è completamente diverso perché ha giocato alla pari della Lazio incassando la sconfitta solo nei secondi finali della partita. Questo è un motivo di recriminazione per noi che ci pone in uno stato mentale rispetto ai rosanero. Mangia e Luis Enrique? Sono due allenatori giovani e bravi. Magari l’arrivo di Mangia al Palermo è stato più casuale rispetto al ragionamento fatto dalla Roma su Luis Enrique. Prepartita? Vivo questi giorni che precedono la partita con il Palermo con una normale preoccupazione di fronte alla necessità che abbiamo di vincere a tutti i costi". Per il direttore sportivo giallorosso chiusura sul Palermo e Zamparini: "I suoi interventi sono sempre produttivi e lo fa solo per stimolare l’ambiente quando le cose non vanno per il verso giusto. Il Palermo è una squadra che gioca in maniera spettacolare. Partita di Milano a parte, i rosanero mi stanno impressionando non poco".


Il DS della Roma Walter Sabatini ha parlato nuovamente, stavolta ai microfoni di Radio Erre2:

Ripartiamo dall’applauso a fine gara, dopo il derby, è un bel segnale per la Roma…
“Ho già detto che il vero salto di qualità lo hanno fatto i tifosi. Noi stiamo cercando di farlo, stiamo cercando di praticare la rivoluzione culturale che, invece, la gente ha già messo in atto. Ci sta capendo e questa cosa è andata oltre le nostre previsioni”.

Roma-Palermo ha molto di Sabatini a livello di operato calcistico. Vogliamo vedere in campo Erik Lamela, ce lo può raccontare?
“E’ una gioia per me, voglio un risultato della Roma con una grande partita. Erik è forte, giovane ed è arrivato malconcio dopo il torneo Under 20 con l’Argentina. Ha lavorato poco con il gruppo e ora stenta, Luis pretende dai giocatori una coesione che si ottiene solo lavorando con il gruppo. E’ ancora indietro ma è del 1992 e non dobbiamo mandarlo allo sbaraglio. Lui è tecnico, un pò confusionario ma è forte. Nel River si è caricato sulle spalle una situazione grande, deve avere ancora tempo”.

A noi tifosi piacciono le persone leali, che non rinnegano il passato
“Io ho fatto riferimento alla Lazio dicendo che sono stato suo tifoso. In futuro starò più attento nel parlare. Trovo risibile la mia supposta lazialità, penso che i tifosi della Roma siano oltre questi pensieri. Non credo che avrebbero apprezzato una banderuola che rinnega il suo passato. Io sono romanista da quattro mesi, sono un romanista convinto e spesso esageratamente”.

Trattativa più complicata tra i calciatori arrivati questa estate?
“Quasi tutte le operazioni sono state molto complicate. Pjanic era impostata nelle ultime ore e pensavamo che non ce l’avremmo fatta per tempi e situazioni esterne. Fatto salvo per quella di Gago, in cui è intervenuto Baldini con i suoi buoni rapporti con il Real, tutte sono state complicate”.

Qual è il suo modo di vivere il calcio?
“L’ho definito parossistico perché mi riempie le giornate. Io vivo un’utopia calcistica che spero di poter realizzare a Roma. La città porta con sé delle difficoltà marginali che complicano le cose ma noi abbiamo un’idea feroce di quello che dobbiamo e vogliamo fare. La società con Franco è più potente, la squadra sta dando segnali e bagliori di calcio importanti, anche nel derby si è visto. Lavoreremo duro per portare avanti un risultato, affinché la squadra sia sempre competitiva con tutti”.

Il DS ha parlato anche al sito Mediagol.it:

"Il Palermo l’ho definito la mia utopia calcistica, chiaramente si è trattato di un progetto non completamente realizzato. Perché potesse essere tale era necessario un traguardo che è quasi arrivato, prima con la qualificazione sfiorata alla Champions League, in seguito, anche se fisicamente non ero più presente, con la vittoria della Coppa Italia. Volevo portare qualcosa a Palermo attraverso la strategia che era stata adottata, quella strategia che io definisco un’utopia. Già, era proprio un’utopia pensare di portare la Champions a Palermo. Per me l’esperienza siciliana è stata comunque una parentesi di grandissima crescita, sarà sempre qualcosa di significativo nella mia vita, quando vedo il rosa accendersi in campo provo davvero una forte emozione. Anche qui a Roma sono presenti diversi sostenitori rosanero, ciò inevitabilmente fa piacere. I tifosi del Palermo sono ovunque e credo aumenteranno poiché la squadra è bella, simpatica ed ispira sentimento. Qui si incontrano tanti siciliani emigrati e parecchi simpatizzanti dei vostri colori. Vi sono sembrato più invecchiato rispetto a quando lavoravo in Sicilia? Diciamo che ho attraversato 3-4 mesi molto impegnativi, la Roma è un grandissimo club e una città piena di sentimento con una notevole densità di opinioni, sussurri e ‘grida’ Roma è tanto in ogni sua manifestazione. Il compito è faticoso ma, adesso, con Baldini e Fenucci la società è completa e rispetto all’inizio, che ero da solo, le cose stanno cambiando e migliorando. Zamparini? L’ho sentito una quindicina di giorni fa l’ultima volta ma non intendo farlo a ridosso del match (ride, ndr). Nei suoi confronti nutro grande stima e anche gratitudine perché mi ha sempre dato la facoltà di potermi esprimere. Con Zamparini sono cresciuto tanto, mi ha dato la possibilità di costruire qualcosa e per questo gli sono riconoscente. Cosa faccio se mi chiama in questi giorni prima della gara? Se a chiamare è lui, non potrei non rispondere! Il derby? E’ chiaro che è una partita importante che ha contenuti difficili da raccontare, oltre ad una tradizione storica molto sentita come tutti sanno nella Capitale e non solo ma sicuramente sarò molto più toccato domenica prossima nel ritrovare molti dei miei ragazzi scendere in campo contro la mia attuale squadra. Silvestre? Lo ritengo certamente uno dei migliori difensori della Serie A, complimenti al club rosanero che con lui ha fatto davvero un ottimo colpo. Ci ho pensato a portarlo a Roma, perché è un ragazzo che mi è rimasto un po’ sospeso nell’aria perché già alla Lazio avevo accarezzato l’idea di riprenderlo quando ancora giocava nel Boca Juniors, poi non l’ho fatto e devo dire che ho sbagliato. Mi sono pentito di non averlo portato alla Lazio. Le due figure per il rispettivo peso specifico all’interno del proprio club sono sovrapponibili, poi ognuno ovviamente ha la propria storia e quella meravigliosa di Totti si caratterizza per aver passato tutta la vita sportiva alla Roma rinunciando ad opportunità professionali incommensurabili, Fabrizio oltre al Palermo ha avuto altre tappe nella sua carriera. In questo sono un po’ diversi, ma il peso all’interno del club è analogo”.