Rongoni: "Vi spiego la preparazione della Roma"
Paolo Rongoni, preparatore atletico della Roma, ha rilasciato un'intervista a Roma Channel: "Sono preparatore atletico da 16-17 anni, ho lavorato prevalentemente all'estero. E' li che ho incontrato Garcia, ho avuto la fortuna di lavorare con lui per parte della mia carriera. Ho iniziato nel '97 a Perugia, prima con la Primavera e poi con la prima squadra, in seguito sono emigrato all'estero. Ho lavorato per un bel periodo di tempo in Svizzera, tra Sion, Lugano e Servette, poi ho avuto una parentesi di 8 anni in Francia, al Le Mans, dove ho lavorato per un anno con Rudi Garcia".
Che Rudi Garcia era e che Rudi Garcia ha trovato?
"Ho riconosciuto lo stesso allenatore puntiglioso, preciso, amante della cura dei dettagli. E ho trovato sicuramente una persona con una maggiore esperienza. Il fatto di aver vinto un campionato ha consolidato i suoi mezzi e i suoi metodi d'allenamento, ma è rimasto più o meno lo stesso: sempre alla ricerca della performance, ascolta sempre i giocatori, è sempre molto interessato alla cura dell'allenamento, all'organizzazione interna. E naturalmente ha rigore sul rispetto delle regole".
La sua filosofia di lavoro?
"La mia filosofia di lavoro è semplice, l'approccio è quasi scientifico, anche se di scientificità a volte ce n'è molto poca. Per me un caposaldo del lavoro in una squadra professionistica è valutare le caratteristiche fisiche del gruppo e man mano far crescere la forma, sempre rispettando gli organismi dei singoli".
E che caratteristiche ha questa Roma?
"Questa Roma ha una buona capacità di corsa e ha molta potenza. Ma non serve che lo dico io, la potenza che è stata espressa in campo lo scorso anno è una cosa che salta facilmente all'occhio. Diciamo che ci sono due-tre bei ‘cavalli', che percorrono tanta strada a elevata intensità. E' un elemento importante. Ci sono giocatori forti, il Capitano è uno di questi, visto che è ancora in grado di sviluppare alti picchi di potenza e questa è sicuramente una qualità innata. Poi ci sono altri che hanno comunque capacità di resistenza e di recupero. Ci sono dei soggetti estremamente interessanti".
Visto che è arrivato da poco in un gruppo che aveva fatto bene, qual è stato il suo approccio?
"Ho iniziato parlando con i miei colleghi, con cui sono in contatto frequentemente. Naturalmente quando arrivi e sei nuovi ascolti e valuti la maniera di lavorare, poi cerchi di inserirti portando i tuoi principi".
Un preparatore atletico deve essere severo?
"Dipende, un preparatore deve far rispettare il suo lavoro. Poi può farlo con il sorriso oppure essere severo. Siccome sono tutti bravi professionisti che sanno dove vogliono arrivare, è facile lavorare".
La preparazione durante la tournée?
"Abbiamo avuto un piccolo periodo di preparazione a Trigoria, poi la tournée, che è stata bella ma anche abbastanza stancante. Magari si sono sofferti un po' i voli, gli spostamenti e il caldo, visto che si giocava in orari un po' proibitivi, ma situazioni come queste si preparano come abbiamo fatto. Peccato per come è andata l'ultima partita (0-2 con l'Inter, ndr), i giocatori avevano le gambe un po' pesanti ma avevamo lavorato qualche giorno prima. Naturalmente siamo in preparazione ed eravamo lì per quello. Ma se ti invitano a giocare in queste competizioni vuol dire che sei in alto: ben vengano nei prossimi anni esperienze del genere".
Come si gestisce una settimana con 3 partite?
"Una settimana con tre partite si gestisce ottimizzando le qualità di recupero, che si costruiscono in questi giorni di preparazione, e fare attenzione ai dettagli. Bisogna fare una preparazione adatta a questo e non bisogna dimenticare che bisogna anche lavorare durante queste situazioni. La tournée americana è stata un po' una prova generale di quanto avverrà in futuro".
Nelle preparazioni moderne si lavora molto su esplosività e potenza, è vero?
"Non bisogna dimenticare che chi ha molti impegni settimanali ha anche una cadenza di allenamento molto importante. Non bisogna valutare solo le partite, ma anche gli allenamenti. Alla fine della stagione hai una media di 330-350 sedute, partite comprese. Se non si lavora sul fondo, poi crolli. Se si vede il volume di lavoro a cui un giocatore è sottoposto, se non c'è il fondo che aiuta a recuperare magari potresti andare in crisi. Le preparazioni moderne sono cambiate più verso la velocità e l'esplosività, ma le capacità di recupero diventano un elemento importante in una stagione come questa".
Il momento più difficile della stagione dal punto di vista atletico, secondo lei?
"I cambiamenti di stagione sono momenti sempre critici. Dipenderà molto dalle situazioni motivazionali. Quando giochi spesso si è sottoposti a molto stress. Cercheremo di lavorare al meglio per evitare queste situazioni".
Dopo un mese di preparazione, a che punto è la Roma?
"La Roma ha acquisito minuti nelle gambe, si è confrontata con squadre di altissimo livello, secondo me ha tenuto bene lo shock. Tranne che nell'ultima partita, eravamo stanchi e abbiamo affrontato una squadra più brillante di noi, ma che era partita prima di noi con la preparazione. Affrontiamo l'ultima settimana di fatiche, per poi concentrarci sui meccanismi che riguardano l'aspetto tecnico-tattico. I giocatori saranno ben contenti di vedermi di meno nelle prossime settimane (ride, ndr").