Perrotta: "Vorrei rigiocare quel 26 maggio. Spero che la Roma diventi una casa per Garcia"

24.09.2013 15:46 di  Redazione Vocegiallorossa  Twitter:    vedi letture
Fonte: Radio Manà Sport
Perrotta: "Vorrei rigiocare quel 26 maggio. Spero che la Roma diventi una casa per Garcia"
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© foto di Federico De Luca

Simone Perrotta ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla Roma. Di seguito le sue parole.

"Adesso faccio parte del Consiglio Federale della Figc e sono vice Presidente del settore giovanile scolastico, in attesa di altri sviluppi importanti tinti dei nostri colori. Confermo le voci che stanno circolando negli ultimi tempi e cioè che stiamo parlando con la società per cercare di definire il ruolo giusto per me. Bisogna trovare qualcosa che possa soddisfare sia me che il club, visto che ho altri due impegni". 

Perché hai smesso? Rodrigo Taddei è ancora nella rosa.
"Avevo il contratto in scadenza e Rodrigo no (ride, ndr). Non era vero quello che qualcuno ha detto e cioè che Baldini mi aveva promesso un rinnovo. Nessuno mi aveva promesso nulla, erano solo voci: il mio tempo da calciatore a Roma era finito e di conseguenza, finita l'esperienza romana, era finita anche la voglia di giocare a calcio. L'ho detto la mia è stata una decisione ponderata: volevo finire con la Roma, era giusto dopo 9 stagioni di grandi emozioni. Calarsi in una nuova realtà sarebbe stato troppo difficile, non avevo la testa per provare una nuova esperienza. Chiudere nella Roma era un mio desiderio. Non è stato un discorso legato ai soldi visto che ho avuto la fortuna di guadagnare tanto nella mia carriera. Nel mio caso ho voluto tirare in ballo altri fattori più importanti dei soldi, come il legame alla realtà romana".

Ti sei mai sentito nell'ultimo periodo un peso per la squadra?
"Mai. Ho sempre pensato che potevo dare una mano al gruppo e se non era un supporto in campo era un aiuto nello spogliatoio: magari  bastava anche solo una parola giusta. Ripeto, non mi sono mai sentito un peso per la squadra e per i compagni. Non ho ricevuto mai nessuna pressione ad andare via: la società aveva fatto delle scelte inerenti alla loro politica. Era tutto programmato".

Eri un punto di riferimento nello spogliatoio per i più giovani?
"In ogni spogliatoio ci sono delle figure di riferimento. Noi eravamo io, Nico, Francesco, Daniele e anche Lobont. Eravamo un esempio per i più giovani, dei puti di riferimento. Non abbiamo mai fatto dei discorsi precisi ma solo tramite il lavoro quotidiano provavamo a dare dei segnali ai ragazzi meno esperti. 

La tua emozione più grande vissuta da calciatore?
"Vincere il Mondiale è il sogno di ogni bambino e soprattutto di ogni calciatore. Ma ci sono state anche tante altre emozioni che tutt'oggi mi fanno venire ancora la pelle d'oca, come il mio gol fatto al Siena. Non per forza il raggiungimento di risultati e trofei ti emoziona, pensate che uno dei ricordi belli che mi porto dietro è la festa che i compagni mi hanno fatto quando ho lasciato la Roma e ho smesso".

Il tuo primo anno è stato difficile a Roma. Cosa è successo?
"Dovevo essere il sostituto di Emerson, ma io facevo un altro ruolo con altre caratteristiche. Fu un'annata disastrosa, 5 allenatori, finale di Coppa Italia e raggiungimento dell'Europa anche però. E' normale che quando le cose non vanno bene i primi a pagare sono i nuovi e poi io in realtà quell'anno non avevo giocato benissimo".

È vero che ti hanno fatto una statua in Inghilterra?
"Si si (ride, ndr) a Ashton. Mi spiace non averla ancora mai vista".

Gol più bello, più importante?
"Forse l'azione più bella conclusa con un gol è stata la rete fatta in Champions contro la Dinamo Kiev dopo venticinque passaggi consecutivi. Il mio gol più bello è stato con il Parma su pallonetto e assist di Totti".

Quale gara vorresti rigiocare?
"L'ultima, quella che non ho giocato, il derby di coppa".

A distanza di tempo è vero che ci fu una litigata in campo e fuori con Vucinic il giorno di Roma-Samp?
"Si è vero. Ci fu un battibecco in campo, ma nulla di clamoroso. Quell'episodio ci ha fatto perdere un po' di sicurezza. Se potessi tornare indietro lo cancellerei anche perché siamo stati e siamo ancora grandi amici con Mirko. La gara con la Samp è una ferita ancora aperta".

Il tuo rapporto con Franco Sensi?
"Mi ricordo che una volta mi disse tu rimarrai nella Roma tanto tempo, poi a causa della malattia non l'ho più incontrato".

Speciale indossare la maglia della Roma?
"Una maglietta magica, non si potrebbe dire il contrario. La società, l'ambiente e i tifosi ti entrano dentro, è una cosa epidermica. In altre squadre giochi per te stesso, qui a Roma quando scendi in campo rappresenti la passione di milioni di tifosi, è come se portassi in campo l'amore della gente".

Un tuo giudizio sulla squalifica e sui comportamenti di Balotelli?
"Io credo che non si debba fare quello che ha fatto contro il Napoli. Ci vuole la forza di entrare subito negli spogliatoi e analizzare con calma quello che è successo in campo. Può succedere che ti arrabbi e cerchi di scaricare le tua rabbia con qualcuno, ma un giocatore come lui dovrebbe evitare queste cose. Mario è comunque un bravo ragazzo, anche molto simpatico. Deve solo stare più calmo".

Ti piace questa nuova Roma?
"Mi piace molto. Una squadra organizzata sia in difesa che in attacco. Avere in rosa giocatori d'esperienza ti porta qualità: la società sta rimediando ad alcuni errori del passato prendendo gente d'esperienza e carisma. Sono stati comprati calciatori di caratura internazionale che si portano un bagaglio mentale dietro che a Roma non c'era. Credo che alla lunga queste cose ti possono portare a vincere. È una squadra molto simile alla nostra con Spalletti. Guardare anche il gruppo esultare in modo globale mi riporta a quella squadra".

Un tuo giudizio su Rudi Garcia. Ci hai mai parlato?
"Ci siamo incrociati una volta e lui mi ha chiesto quanti anni avevo giocato nella Roma. Io gli ho detto tanti e gli augurato di poter rimanere nella capitale tanto quanto ci sono stato io. Mi piace molto quello che sta facendo".