Paredes: "Roma è nel mio cuore, il calcio è sempre stato il mio sogno. Voglio essere ricordato come un uomo perbene"

Paredes: "Roma è nel mio cuore, il calcio è sempre stato il mio sogno. Voglio essere ricordato come un uomo perbene"Vocegiallorossa.it
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martedì 27 maggio 2025, 18:00Interviste
di Benedetta Uccheddu

Leandro Paredes è stato protagonista del format dei canali social della Serie A “L’ingegno eterno di Roma. Solidità e sostenibilità in movimento – Champions of Made in Italy“, dove si è raccontato a 360º. Queste le sue dichiarazioni: 

"Ho sempre sognato di poter giocare a calcio, diventare un professionista, giocare in Europa, conoscere nuovi posti… La Serie A era il campionato che seguivo di più da bambino. A quel tempo, quando ero molto giovane, c’erano giocatori incredibili. Era il campionato che mi piaceva di più. Per me era un sogno poter giocare in questa lega. Oggi poterlo fare, aver disputato così tante partite in questo campionato, è un privilegio, un onore. E spero di poterne giocare ancora tantissime".

Sulla Roma.
"La Roma è stata qualcosa di incredibile, perché fin dal primo giorno in cui sono arrivato mi hanno trattato nel miglior modo possibile. Il giorno in cui me ne sono andato, non solo io ma anche la mia famiglia ha sofferto moltissimo. Per un calciatore è la cosa più importante conoscere l’ambiente in cui si trova, le persone che ha intorno, chi lo accompagna, chi gli fa capire cosa è giusto e cosa è sbagliato per poter essere un professionista sotto ogni aspetto. La Roma è molto speciale per me, è stato il mio primo club in Europa, è stata la squadra che mi ha aperto le porte per giocare in questo Paese. Qui, in questa città, sono nati due dei miei figli. È una delle città in cui mi piacerebbe vivere una volta terminata la carriera, quindi è molto speciale non solo per me, ma anche per la mia famiglia".

Sulla città di Roma.
"Ci sono posti incredibili che sicuramente visiterò… me ne mancano ancora molti da scoprire. Roma è piena di luoghi meravigliosi e questo è uno dei punti con la vista migliore sulla città. Da qui si può vedere un po’ tutto. Anche lo Stadio Olimpico, non so se si vede bene, ma si intravede. Anche quello è un sogno: poter giocare in uno stadio del genere, uno stadio mondiale, e sono consapevole di ciò che rappresenta per tutta l’Italia. Anche se è già bellissimo così com’è, ovviamente ha una certa struttura e si sta continuando a modernizzare per crescere ancora come città, per far vivere meglio anche le persone. Penso che la cosa più bella di Roma sia che ha mantenuto la sua struttura originale. È qualcosa che mi piace molto. Ovviamente in altri luoghi si è cresciuti e modernizzati tanto, ma per me questo è incredibile. Poter godere di tutto questo, di ciò che è Roma nella sua essenza, è spettacolare".

Sul Papa.
"Quello che rappresentava il Papa non solo per noi argentini, ma anche per il mondo intero… eravamo consapevoli della sua importanza, e la sua perdita ci ha colpito tantissimo. Quando abbiamo saputo cosa era accaduto e cosa si stava facendo in Vaticano, abbiamo subito parlato per poter essere presenti, per rappresentare tanti argentini che sicuramente avrebbero voluto esserci".

Su Trastevere.
"È una delle zone più iconiche di Roma. Mi piace molto vivere qui vicino, mi piace passeggiare con la mia famiglia per queste strade bellissime e godere anche di quello che dicevo prima, di ciò che è Roma in sé, della sua struttura, del suo stile… quindi lo apprezzo molto. Non vengo spesso qui durante l’anno perché la gente è molto appassionata ed è difficile passeggiare tranquillamente. Come ho già detto, è molto difficile uscire a camminare per queste zone e godersi Roma per com’è. Perché le persone sono piene di passione, perché ovviamente ti chiedono una foto e altro, ma ogni volta che si può, cerco di godermela perché è davvero qualcosa di bellissimo, e la semplicità di Roma è spettacolare".

Dentro e fuori dal campo.
"Dentro al campo e fuori sono due persone diverse. Nella vita sono una persona tranquilla, mi piace godermi le cose semplici, la mia famiglia, gli amici, mangiare un buon piatto di pasta in questi posti… ma ovviamente poi, dentro al campo, cambio completamente la mia personalità: divento un altro tipo di giocatore e mostro forse un carattere che fuori dal campo non mostro".

Sul mondiale 2018.
"I momenti difficili sono stati tanti nella mia carriera. Quello che mi ha segnato di più, forse, è stato restare fuori dal Mondiale 2018. È stato molto duro per me, perché mi sentivo molto bene fisicamente e calcisticamente. Pensavo di avere la possibilità di giocarlo quel Mondiale, e rimanere fuori è stato un colpo durissimo per me e per la mia famiglia".

Su Ranieri e Scaloni.
"A parte la mia famiglia, che è la cosa più importante che ho, il calcio mi ha dato tutto quello che ho nella vita. A Roma ho tantissimi ricordi, è una squadra spettacolare. Ranieri e Scaloni credo che abbiano in comune, prima di tutto, il gruppo: ovviamente il discorso è importante, ma quello che contano davvero per loro sono le persone, il gruppo".

Sulla maglia numero 16.
"Indossare quella maglia per me è un onore, un privilegio, una responsabilità enorme, e non mi sarei mai permesso di prendere quel numero senza il permesso di Daniele, perché è un numero importantissimo, non solo per lui ma per tutta Roma".

Che cosa desideri lasciare come ricordo più importante al termine della tua carriera?
"Il giorno in cui terminerò la mia carriera, il ricordo che voglio lasciare in ogni club non riguarda solo i titoli o ciò che ho ottenuto,ma quello che mi è sempre importato di più è essere ricordato come una brava persona, un bravo professionista. Come un uomo perbene. È sempre stata la mia priorità: lasciare una buona immagine e portare in alto il mio cognome in ogni club in cui ho giocato".