Nuno Romano: "Lavorando da casa per i calciatori è più difficile mantenere la capacità di resistenza. Gran rapporto con Fonseca". VIDEO!

25.04.2020 19:56 di  Marco Rossi Mercanti  Twitter:    vedi letture
Nuno Romano: "Lavorando da casa per i calciatori è più difficile mantenere la capacità di resistenza. Gran rapporto con Fonseca". VIDEO!
© foto di Vocegiallorossa.it

Nuno Romano, preparatore atletico della Roma, è stato intervistato da Roma TV. Ecco le sue dichiarazioni: 

Ciao Nuno come va?
“Ciao Sara (l’intervistatrice, ndr), io sto bene e prima di tutto grazie per l’invito e un saluto a chi ci segue da casa. È un momento diverso, un momento difficile come puoi immaginare, stare un mese e mezzo in casa in isolamento sociale è molto complicato. Ho cercato di mantenere la mia routine che è molto importante per la vita quotidiana, ho cercato di dare supporto alla mia famiglia, ai miei colleghi, ai miei amici. I giorni stanno passando”.

Com’è trascorrere tanto tempo lontano dalla famiglia?
“Sì Sara. Avere i parenti lontani significa non poter dar loro il supporto necessario di cui hanno bisogno e di cui tu stesso hai bisogno, parliamo di un supporto reciproco. La mancata vicina genera ansia e un po’ di stress, io ho un padre che fa il medico e sapere che passa tutto il giorno in ospedale, senza poter andare in isolamento, mi causa un po’ di stress naturalmente”.

Fonseca ha detto che la Roma “è più di una squadra di calcio” per il contributo che sta dando in questo momento…
“Sono d’accordo pienamente con Fonseca. Penso che la Roma abbia compreso molto bene di non essere solo un club di calcio dando attenzione agli aspetti sociali in questa situazione, mostrandosi molto proattiva con tutto ciò che ha a che fare con il sociale”.

Quando hai deciso di intraprendere la carriera di preparatore atletico?
“Bella domanda, fin da quando avevo 11 anni avevo l’obiettivo di diventare professore di educazione fisica, il mio sogno era questo ma poi ho iniziato a mischiare con il tempo la parte fisica e calcistica”.

Com’è il tuo rapporto con Fonseca? Come vi siete conosciuti?
“L’ho conosciuto quando era allo Sporting Braga nel 2015, ero al mio primo anno e facevo parte di un team dedicato all’ottimizzazione delle performance. Fonseca è poi andato in Ucraina mentre io ho continuato in Portogallo. Dopo due anni il mister mi ha richiamato per poter lavorare di nuovo con lui e oggi siamo ancora qua. Ovviamente, con il passare del tempo, il nostro è diventato un rapporto che va oltre la professione, è diventato anche personale. La parte professionale è molto importante, ritengo che il rispetto e la fiducia siano reciproche e le cose finora sono andate bene”.

Immaginavi di diventare un idolo per tanti tifoso dopo le proteste al termine di Roma-Cagliari 1-1? Metti questa passione anche nella vita quotidiana?
“Quell’episodio ha marcato la mia esperienza italiana, un episodio che fa parte della mia crescita. Bisogna distinguere le due cose: uno è il Nuno Romano che prova passione per ciò che fa e un’altra è il Nuno Romano che deve essere in grado di gestire le emozioni. Sono un professionista e devo fare in modo di distinguere le due cose, come ho detto bisogna essere in grado di gestire le proprie emozioni”.

In che modo il Coronavirus ha cambiato il tuo modo di lavorare?
“È completamente cambiato, immagina passare da 30 persone in palestra o in palestra a dover improvvisamente trasportare questo lavoro in un appartamento, il modo di lavorare è cambiato completamente. L’importante è essere capaci di reinventarsi in questi momenti ed è fondamentale essere professionali e mettere i giocatori nelle migliori condizioni possibili. Penso che per ora ci siamo riusciti con successo, i giocatori hanno un piano di allenamento quotidiano da svolgere. Quello che è più difficile è conservare la resistenza dei giocatori in questo momento. Allenarsi con una cyclette, come stanno facendo ora i calciatori, è completamente diverso dal correre su un campo da calcio ed è lontano dalle specificità del campo, come ad esempio sprintare, calciare, fare azioni ad alta intensità, cose che bisogna cercare di replicare in un appartamento o in una casa. Quindi queste sono le qualità fisiche più difficili da mantenere in un atleta, cioè la capacità di resistere nel tempo svolgendo azioni ad alta intensità definita anche endurance, è questa la qualità più difficile da preservare”.

Cosa vorresti fare una volta che si potrà uscire di casa?
“Ciò che vorrei fare è poter stare insieme ad altre persone, confesso che questo distanziamento sociale sia molto duro, quindi quando potremo uscire con tutte le precauzioni necessarie, mi piacerebbe passeggiare per il centro di Roma che è sempre fantastica. Ne approfitterò per fare un giro, mangiare un gelato e stare un po’ con le persone”.