Julio Sergio: "Con Alisson la Roma è in buone mani. Vorrei allenare in Italia"
È intervenuto ai microfoni di Centro Suono Sport, nel corso della trasmissione Bar Forza Lupi, l'ex portiere giallorosso Julio Sergio Bertagnoli, grande protagonista con Claudio Ranieri della stagione 2009/2010: “È sempre un piacere parlare di Roma. Da otto anni sono solo un tifoso, che spera di vincere qualcosa di importante. Penso che presto succederà".
Tu sei stato quello che, con Ranieri, c’è andato più vicino di tutti.
"Quello è stato un anno speciale. Mi spiace che l'Inter abbia vinto negli ultimi minuti. Ma è stata una rimonta impressionante"
Se la Roma avesse vinto lo scudetto, gran parte del merito sarebbe stato tuo. Com’è possibile che il miglior terzo portiere d’Italia di Spalletti diventi l’anno dopo il numero uno incontrastato di Ranieri?
"Il portiere è un ruolo particolare. Quando sono arrivato c'era Doni che aveva la fiducia di Spalletti e ho dovuto aspettare il mio momento. Purtroppo ho aspettato più di 3 anni, ma non credo sia stato negativo. Forse l'allenatore dei portieri, Bonaiuti, non aveva tanta fiducia, ma mi hanno tenuto per tanto tempo perché per loro ero importante nello spogliatoio. Per fortuna con l'arrivo di Ranieri ho potuto provare che lo ero anche in campo".
Alisson ha detto di non essersi trovato bene con Spalletti. Tu come ti sei trovato con lui?
"Io mi sono trovato bene. Lui preferiva Doni, poi c'era Curci ed è arrivato Artur, ma il mio rapporto con lui era buonissimo. Le dinamiche di spogliatoio non vengono mai fuori. Lo scorso anno Szczesny era in grande forma; c'era dall'anno prima: per me eè tutto normale. Credo, anzi, che per Alisson sia stato positivo, perché ha avuto modo di imparare come funzionano le cose, la velocità del calcio italiano. Certamente lui pensa di aver perso un anno, ma, per me, ha guadagnato in esperienza e farà sempre meglio. La Roma è in buone mani. Alisson ha molta personalità, è giovane, sarà titolare del Brasile al mondiale".
Tu sei ancora in sintonia con i tifosi. Anche sui social rispondi sempre a tutti, cosa ti trasmettono?
"Io non ero prima sui social, troppe critiche, preferivo stare tranquillo. Quando ho smesso, l'ho trovato divertente, ora non ho responsabilità di fare buone prestazioni. Sono un tifoso che segue la squadra e mi chiedono spesso se sono proprio io. Mi fa piacere che si ricordino di me. Io non sono mai stato un fuoriclasse, avevo una tecnica particolare, ma mi sono divertito tanto quando giocavo ed ora mi diverto a parlare con i tifosi e mi piace rispondere a tutti".
A Roma ti hanno sempre considerato una grande persona, anche per l’umiltà. Ora cosa stai facendo?
"Io già da Lecce ho capito che volevo fare l'allenatore e ho cominciato a studiare. Ho già avuto 3 squadre in Brasile nelle serie minori. Faccio un gradino per volta e vorrei allenare in Italia, magari in una squadra importante".
Quali tecnici ti hanno ispirato?
"Ho avuto la fortuna di lavorare a Roma con tecnici importanti. Certamente Ranieri lo è stato, anche perché mi ha fatto giocare. Spalletti con i suoi metodi fa dare a tutti il 100%. Garcia in ritiro mi ha detto chiaramente che non avrei giocato, ma di allenarmi sempre bene. Mi è piaciuto il suo modo di gestire i rapporti. Sono in debito con Di Francesco che mi ha voluto a Lecce e penso di non aver dato tutto quello che potevo. Tutto questo insieme alla mia personalità sta formando il mio mestiere di allenatore".
Farà bene Di Francesco a Roma?
"Sì. Lui ha fame, vuole diventare importante. Conosce la piazza e la società, sa vivere l'ambiente. È un anno importante per la Roma, il primo senza Francesco Totti. È la scelta giusta, speriamo rimanga per tanto tempo e che metta il suo carattere nella squadra".
Anche Totti studia da allenatore. Avreai un rivale quando vorrai allenare la Roma...
"Francesco non ha rivali. Lui è unico. Ha una personalità straordinaria. Il suo nome è importante tanto quanto quello della Roma, è strano ma è così. Ogni tanto ci sentiamo e mi auguro che possa diventare anche meglio di quello che è stato come giocatore".
Torni ogni tanto a Roma?
“Ancora il trasloco non è finito. Mia moglie mi vuole uccidere perch*' alcune sue cose ancora sono a Roma. Devo venire presto. Di Roma mi mancano 3 cose oltre ai tanti amici: il mio metabolismo percheé sto ingrassando, il cibo italiano e anche il mio stipendio che non era male”.
Brasiliani come te e Taddei hanno stabilito un grande feeling con Roma e la Roma. Cosa hanno rappresentato squadra e città?
"Per noi era un sogno, anche per Taddei, mio testimone di nozze. Anche lui non era un fuoriclasse, ma in campo faceva cose grandi, è stato piu di me nella Roma. Dovevamo sfruttare questa grande possibilità. Sia che fossi il terzo o il primo portiere, dovevo provare ad essere il migliore. Entrambi abbiamo belle cose da raccontare ai nostri figli e nipoti, anche ora che abbiamo smesso".