Heinze: "Non ho avuto contatti con la Lazio. Il derby? Voglio i tre punti. Totti come Giggs, Luis Enrique ha fame di vittorie" AUDIO!
Questa l'intervista integrale che Roma Channel ha realizzato a Gabriel Heinze e andata in onda alle 19,30 (replica alle 21) sul canale tematico della società giallorossa.
Gabi, vedendo gli allenamenti su Roma Channel mi chiedo come hai fatto a diventare in così poco tempo un punto di riferimento per i tuoi compagni.
"A dire il vero non mi considero un leader. Quello che vedono i tifosi non è altro che il mio modo di essere. Credo sia fondamentale, in un gruppo nuovo come il nostro, conoscersi bene e remare tutti nella stessa direzione: per vincere è necessario essere uniti. A me, in particolar modo, piace scherzare e parlare con i compagni. Non lo faccio sempre però... altrimenti il mister si arrabbia!"
È vero che hai rifiutato la Lazio per venire alla Roma?
"No, non ho rifiutato la Lazio. Personalmente non ho avuto nessun contatto con loro. Nel momento in cui ho capito quanto fosse concreta la possibilità di giocare nella Roma ho deciso di venire a tutti i costi. E con presupposti come questi le trattative sono state molto semplici".
Come stai? Ti stai ambientando a Roma?
"Grazie a tutti, è la prima intervista, sto bene, Roma è una città bellissima. Sono stato fortunato a giocare in tutti i campionati importanti, quello di giocare in quello italiano era l'ultimo sogno che avevo e sono riuscito a realizzarlo. Mi sto ambientando al calcio, al paese e il bilancio è positivo".
Quanto ha influito l'avere origini italiane nella scelta di venire a Roma?
"E' stato molto importante, decisivo. Per me è un orgoglio avere discendenza italiana, è una soddisfazione che ho regalato a mia madre. Sin da quando ho lasciato l'Argentina, lo avevo promesso".
Hai cominciato, appunto in Argentina, poi hai giocato col Manchester, uno dei club più importanti al mondo. Quale è stato l'impatto con un ambiente così?
"E' stata un'esperienza magnifica, siamo privilegiati, possiamo conoscere nuovi paesi, nuove culture. Io venivo dalla Francia, sarò eternamente grato a Ferguson che mi ha accolto a braccia aperte e mi ha permesso di crescere come persona e come calciatore. E' stato un onore vestire quella maglia, così come lo sarebbe per tutti, ma io ho indossato tutte le casacche con la stessa gioia. Sarò sempre grato a Ferguson ma anche a calciatore come Giggs, Scholes e Keane per l'esempio che mi hanno dato".
Durante Manchester-Middlesborugh hai fatto un intervento difficilissimo e la gente dell'Old Trafford ha iniziato ad inneggiarti.
"Sì, questo è uno degli aneddoti che ricordo con più gioia. Il pubblico gridava "argentino argentino". Era la prima volta che succedeva in un campo inglese vista la rivalità che c'è tra i due Paesi. Ho ancora la pelle d'oca. In quel momento ho sentito che dovevo dare tutto ricambiando il loro affetto. Ho capito anche che le decisioni prese da altre persone in altri contesti si potevano finalmente mettere da parte. Con i tifosi ho sempre avuto un ottimo rapporto e mi hanno trattato sempre splendidamente".
Che emozione è stata portare la fascia da capitano di un club glorioso come il Manchester United?
"Non riesco a trovare le parole per descrivere quel momento. L'ho indossata due volte: nella prima parità me la consegnò Ferguson,nella seconda Giggs. Io ho chiesto il perché e mi hanno risposto che me la meritavo. Non riuscivo a dirgli altro che 'grazie', non solo per il blasone del club ma anche per i giocatori che l'avevano indossata. E' un ricordo bellissimo, indelebile. Oggi ancora mi capita di guardare la foto e quasi non ci credo".
Come ti senti in questo gruppo di giovani? Puoi dare molto vista la tua grande esperienza?
"Direi che è fondamentale avere un mix di giovani e di veterani. Dare consigli è un piacere ma anche un dovere, poi dipenderà dal giovane capire se recepire questi consigli. Qui alla Roma ci sono molti calciatori esperti che possono fare questo. Nella mia carriera mi hanno dato molti consigli. Ci vogliono degli esempi concreti, io ho imparato moltissimo. Il tempo sarà a dire se io avrò aiutato questi giovani a crescere. Lo faccio sempre con il massimo impegno".
Quanto conta l'intesa tra i due difensori? Il feeling con Burdisso?
"E' importante parlare la stessa lingua, ma nel calcio a certi livelli ci sono delle parole che ormai i calciatori conoscono. Questa è una barriera che si supera facilmente e non ci sono impedimenti, la vera differenza la può fare di aver giocato insieme a quel calciatore, che è il caso mio e di Burdisso che abbiamo fatto coppia in nazionale. In questa squadra ci sono giocatore che non hanno bisogno di parlare la stessa lingua. Qui c'è molta qualità".
Tu eri in campo in quel 7-1 di Champions League, che sensazione hai avuto durante quella gara? E' stato casuale o c'era così differenza tra le due squadre? Totti o De Rossi ti hanno detto qualcosa?
"Quel giorno ero molto contento per lo United. Avevamo eliminato una squadra grande, avevamo perso all'Olimpico beccandoci una strigliata impressionante da Ferguson. Abbiamo giocato una partita fantastica, la Roma ha avuto le sue occasioni ma abbiamo dominato. In allenamento qualche battuta c'è stata, ma certe cose è meglio che rimangano tra noi calciatori".
Che cosa ti ha lasciato il Real Madrid e conoscere uno come Cristiano Ronaldo?
"Ronaldo l'ho conosciuto al Manchester. Parlando di Real Madrid, l'esperienza mi ha dato moltissimo, ho giocato in uno dei club più importanti del mondo. Sono esperienze che ti possono condizionare anche negativamente se non le gestisci in un certo modo. E' il sogno di tutti, oltrepassa ogni confine è un onore indossare quella maglia, anche per la storia degli argentini: hanno fatto parte del club spagnolo gente come Alfredo Di Stefano, Redondo. Li ho vinto tanto, forse i titoli più importanti. Per quanto riguarda Ronaldo, l'immagine privata è completamente diversa, con lui ho vissuto molte esperienze anche personali. Per me è un grande onore aver giocato con Messi e Ronaldo. Anche fare un solo passaggio a uno di questi campioni è un grande onore, sono veramente grato al calcio che mi ha dato questa possibilità".
Nel 2010 hai giocato con l'Argentina con Maradona ct. Che rapporto hai con lui?
"Maradona è il più grande di tutti, per me non ci sarà nessun altro. Mi ha fatto piangere, ricordo un Paese sceso in strada che gridava "Argentina campeon". Ricordo mio padre in lacrime, queste emozioni me le ha fatte vivere lui. Ho avuto il privilegio di averlo come allenatore, io l'ho sempre rispettato ma lui ci trattava con molta semplicità. Ho segnato contro la Nigeria e quel gol è stato decisivo, sono stato contentissimo. Il rapporto, nel suo complesso, è stato speciale e ringrazio tutti gli allenatori che hanno creduto in me. Maratona, comunque, è il più grande di tutti".
Hai giocato con molti campioni, oggi trovi Totti, con cui ti vedo parlare molto. Ferguson ha detto che assomiglia, come persona, a Giggs. Che rapporto hai con il capitano?
"I fatti parlano per Totti. Lui ha avuto una carriera importante così come Giggs, sono delle bandiere, stanno dando e hanno dato molto per i loro club. Se vai nel mondo e dici 'Roma' ti risponderanno 'Totti e il Papa'. Francesco è il simbolo, è una bandiera, Ferguson ha sicuramente più titoli di me per fare affermazioni del genere. Io posso dire che loro sono due esempi da ammirare".
Burdisso è molto apprezzato dai tifosi perché è un personaggio straordinario. in campo è un duro e ai tifosi piace la vostra unione. Lui è chiamato el Bandito', tu?
"Mi chiamano 'el Gringo', ma più che altro perché sono nato in un paesino piccolo ma anche perché sono biondo. Quando sono andato in nazionale ero piccolo, parlavo poco e mi hanno dato questo soprannome. Al di là di questo, è importante in un gruppo avere difensori di classe e di personalità, in grado di prendere in mano le redini della situazione. Sono tutti nazionali e possono fare grandi cose".
Hai avuto grandi allenatori, ora c'è Luis Enrique. Cosa ti ha colpito di lui?
"La mole di lavoro che stiamo svolgendo è davvero impressionante, a me piacciono le persone sicure che trasmettono fiducia a tutti. Stiamo lavorando nella direzione giusta. E' un allenatore che ha voglia e fame di vittorie e questo è importante per un allenatore e professionista. Con il mister ho giocato contro, era un giocatore fantastico e non è cambiato molto. Ogni allenatore ha le proprie idee, sono i calciatori che fanno grande un allenatore. speriamo riusciamo in questo compito".
Hai segnato sempre molto. Ora c'è il derby, può essere l'occasione giusta?
"Mi interessa poco se sarò io a segnare, quello che voglio sono i tre punti. Il gruppo deve vincere, il derby è un contesto particolare ma sono tre punti fondamentali per noi. Andrebbe benissimo che segnasse anche un compagno, l'obiettivo di tutti è vincere e stiamo lavorando per questo".