Hamrun Spartans, Coric: "A Roma ho vissuto una situazione orribile, mai avuto una chance. Pinto poco professionale"

Hamrun Spartans, Coric: "A Roma ho vissuto una situazione orribile, mai avuto una chance. Pinto poco professionale"Vocegiallorossa.it
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
Oggi alle 17:19Interviste
di Marco Campanella

Ante Coric, centrocampista dell'Hamrun Spartans coon un passato alla Roma, è tornato a parlare della sua avventura in giallorosso sulle colonne de La gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole: 

Ante, come si sente?
«Mi sento finalmente un giocatore. Erano anni che non provavo un’emozione simile».

In che senso "un giocatore"?
«Qui mi sento amato, considerato, voluto. Nelle ultime stagioni, a parte qualche eccezione, non è mai stato così. Quando sono arrivato ho detto alla società che il mio obiettivo era riuscire a trascinare la squadra alla fase finale di Conference. Ci siamo riusciti».

Sei Paesi negli ultimi sette anni. Roma, Almeria, Venlo, Olimpia Lubiana, Zurigo, il ritorno in Croazia.
«Avevo perso il gusto di giocare. Amo sentire la fiducia. È sempre stato così fin da quando ero un ragazzino e giravo l’Europa per strappare contratti. Negli ultimi anni andavo in campo, mi allenavo, giocavo le partite e finiva lì. Nessuna emozione, nessuna sensazione particolare. Stavo lì, zitto, e mi allenavo senza uno scopo. Il tutto sotto gli occhi di persone a cui non importava nulla di me».

Si può parlare di depressione?
«Sì, se ne può parlare. A Roma ho vissuto una situazione orribile. Sono stato messo fuori rosa senza aver mai parlato con Mourinho e dopo un solo confronto con Tiago Pinto. Mi allenavo da solo, dopo essere entrato da un ingresso secondario, nel campo dove prima di me correvano i ragazzini dell’Under 10. Ero solo. Ho pensato anche di mollare, soprattutto dopo l’ultimo infortunio al ginocchio».

Nel 2018 Monchi la presentò come un talento.
«Scelsi la Roma dopo aver parlato a quattr’occhi con lui a Zagabria. Sette milioni alla Dinamo, cinque anni di contratto. Ero al settimo cielo. Tre anni prima il club aveva rifiutato 17 milioni dal Liverpool chiedendone cinquanta. Avevo 18 anni. Arrivai all’Olimpico con una voglia matta di dimostrare chi fossi, e invece è andato tutto storto».

Solo 51 minuti e tre presenze, come mai?
«Me lo chiedo anche io. Se avessi giocato dieci partite e mi avessero detto “Ante, sei scarso”, allora l’avrei accettato, ma così no. Non ho mai avuto una chance. Io mi allenavo, stavo bene, nessun infortunio, Di Francesco all’inizio mi diceva delle cose positive. Dopo diverse partite in panchina andai a chiedergli spiegazioni e quale fosse il problema. “Mister, è perché torno poco in difesa? No problem, ci lavoro”. E lui niente, mi continuava a ripetere “sei un bel giocatore” e cose del genere. Però poi restavo sempre fuori…».

Totti disse: "Ćorić è forte, rimarrete a bocca aperta…".
«Quella frase mi emozionò molto. Avevo giocato un bel precampionato e lui se n’era accorto».

Disse di non aver mai parlato con Tiago Pinto.
«Solo una volta. Nel 2022, dopo aver vinto il campionato con lo Zurigo, tornai a Roma pieno d’entusiasmo e bramoso di andare a giocare altrove per mettermi in mostra. Mi voleva una squadra francese, gli chiesi di trovare una soluzione. Lui rispose che avrebbe voluto guadagnare dal trasferimento, ma chiese una cifra troppo alta. Da quel giorno non ci ho mai più parlato faccia a faccia. L’ho cercato per un anno via messaggi, ma trovava sempre una scusa. Non mi ha lasciato andar via, ancora oggi non capisco come mai».

Sempre Tiago Pinto disse che lei restò per i soldi.
«Una bugia. È lui che non mi ha lasciato andare. Ero disposto anche a tagliarmi lo stipendio per giocare altrove. A distanza di anni non capisco il perché di questo atteggiamento poco professionale».

Sui social i tifosi della Roma le scrissero di tutto.
«Dicevano che fossi in “vacanza”, e infatti quando ho salutato la squadra a fine contratto ho scherzato un po’ su questo. Ai tifosi non posso dire nulla: li ho amati. Così come ho amato la città e la passione di una piazza incredibile. Avrei voluto e potuto dimostrare di più».

Ma a distanza di anni non crede che magari ci abbia messo anche del suo?
«Certo. A Roma, mentalmente, non ho dato il 100% e l’ho pagato. In allenamento non ho sempre dato il massimo. È stata anche colpa mia, lo ammetto, ma non solo. Avrei meritato un’occasione vera».

La sua carriera dice che ha fatto bene solo quando ha sentito la fiducia.
«Il periodo migliore è stato alla Dinamo. Mi sentivo come si sente adesso Yamal. Avevo la consapevolezza di poter fare qualsiasi cosa. Da bambino ho girato l’Europa: a 12 anni mi sono allenato tre settimane col Chelsea. Mi avevano preso, ma volevano che mi trasferissi a Londra da solo, senza la famiglia: dissi di no. A 16 anni andai al Bayern e risultai il migliore in tutti i test, ma ero troppo giovane e saltò tutto. Sono stato nelle giovanili del Salisburgo per quattro anni, poi mi ha preso la Dinamo. Mi volevano l’Arsenal, il Liverpool e il Napoli di Sarri. Era l’anno in cui acquistò Rog».