Garcia: "Un po' ingiuste le critiche dello scorso anno, non me ne andrò senza aver vinto"
Il tecnico della Roma Rudi Garcia ha rilasciato un'intervista a L'Equipe. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:
Dopo la prima stagione, hai subito critiche nella scorsa annata...
"Non siamo mai stati sotto il secondo posto tranne una giornata. Le 10 vittorie di fila e il record societario di punti sono state cose fantastiche il primo anno, ma arrivavo sulle ceneri. Costruire qualcosa è facile, confermarsi è più difficile. E per me ha più valore".
In questa stagione, siete tornati a un gioco più spettacolare.
"Lo scorso anno ci siamo dovuti adattare per obblighi a causa di infortuni e assenze che ci hanno penalizzato tra gennaio e marzo. In questa stagione, abbiamo fatto un mercato che ci ha permesso di riprendere una filosofia offensiva".
Come è percepito questo in Italia, la patria del catenaccio?
"Qui si tende a enfatizzare i gol subiti... la mia squadra si espone e non è sempre facile per i difensori. Ma questo ci permette di essere il migliore attacco del campionato e aver segnato 10 gol in Champions League".
Come avete vissuto le critiche feroci della scorsa stagione?
"Le abbiamo trovate un po' ingiuste. È complicato quando vanno oltre la loro funzione. Ma non mi interessa, vado avanti per la mia strada. Finché starò con i miei dirigenti e i miei giocatori potrò lavorare come voglio... in ogni caso ci siamo qualificati per la Champions League. Non ne faccio un momento di gloria perché non è un titolo, che resta il mio obiettivo con la Roma".
Dici che la Roma è un grande club ma il palmares non è molto fornito. L'attesa non può essere una difficoltà?
"Sì, è dura... la Roma ha vinto 3 scudetti in 90 anni, è frustrante. Penso che saremo più forti se tutti spingeranno nella stessa direzione".
Stai dicendo che tifosi e media mettono troppa pressione?
"Le reazioni sono spesso eccessive. Si finisce rapidamente nel catastrofismo se i risultati non sono buoni. Non ci fa bene, ma il mio ruolo è assicurarmi che tutti stiano misurati, obiettivi e rispettosi".
Ci sono stati momenti in cui ti sei sentito scaricato?
"Mai. Con Sabatini lavoriamo a stretto contatto, un esempio è Digne. Quando Sabatini me lo ha proposto, gli ho detto di prenderlo a occhi chiusi, ma non voglio che sia catalogato come mio acquisto, così come Gervinho":
Il tuo proprietario voleva fare di te il Ferguson della Roma. Rimarresti 25 anni qui?
"Ci ho pensato. Ma nel calcio è complicato. Lavoro qui come se dovessi finire qui la carriera, 24 ore al giorno.
"Un ritorno in Francia, magari per allenare il PSG?
"Sono a Roma, non mi vedo in un altro club. C'è sempre tempo per pensarci".
E come CT della nazionale?
"Ho parlato con Deschamps quando è andato ad allenare la Francia, è un lavoro differente. Non è facile dare identità, io ho bisogno della presenza dei miei giocatori ogni giorno, non sono pronto. Ma questa professione ti mangia, fisicamente. Dunque se un giorno dovessi aver bisogno di un ritmo un po' meno pesante, perché no?"