Di Livio: "Contro il Palermo la Roma deve vincere. Totti e De Rossi? Un po' sacrificati dagli schemi di Luis Enrique ma sempre i migliori in campo"

22.10.2011 20:12 di Greta Faccani   vedi letture
Fonte: cucslegend.net, Vincenzo Nastasi
Di Livio: "Contro il Palermo la Roma deve vincere. Totti e De Rossi? Un po' sacrificati dagli schemi di Luis Enrique ma sempre i migliori in campo"
Vocegiallorossa.it
© foto di Federico De Luca

“Soldatino” Di Livio parla, ai microfoni di Vincenzo Nastasi in esclusiva per CucsLegend, della prossima gara della Roma in campionato e in generale dell’avvio di stagione dei giallorossi. Interpellato sul prossimo impegno contro il Palermo il romano ex giocatore della Juventus appare deciso: «La Roma deve vincere», mentre, sugli schemi imposti da Luis Enrique, riconosce: "Nonostante siano un po’ sacrificati, Totti e De Rossi sono sempre i migliori".

L’intervista si conclude con una battuta sulla società: «Ottima la scelta di mettere Baldini e Sabatini a capo della dirigenza giallorossa».

Che partita dobbiamo aspettarci domenica?
"La Roma sarà brava a lasciarsi alle spalle l’esperienza negativa del derby?
La Roma deve sicuramente cercare di scrollarsi di dosso la sconfitta nel derby. Tutto sommato, domenica scorsa, la Roma ha fatto un’ottima partita e sono stati gli episodi a condizionare la gara e il risultato. La Roma deve cercare di riprendere a vincere per ricominciare la sua corsa in campionato. Detto ciò, bisogna anche riconoscere che il Palermo è una squadra veramente forte".

Qual è il reparto del Palermo che secondo lei deve preoccupare di più la Roma?
"Secondo me il reparto che funziona meglio nel Palermo è l’attacco. Il reparto offensivo rosanero è composto da giovani calciatori che sono al contempo anche molto forti. Poi il Palermo ha anche un contropiede micidiale e la Roma dovrà essere molto attenta".


Le piace il gioco di Luis Enrique o crede che sia inadatto al calcio italiano?"Devo dire che, come è normale, adesso il gioco è sensibilmente migliorato. L’unica cosa che forse cambierei riguarda la finalizzazione. Mi piacerebbe vedere qualche verticalizzazione in più, mentre talvolta noto che si fanno troppi passaggi, in particolare quando ci si avvicina alla porta".

Lei per anni è stato responsabile di una scuola calcio. Quanto è importante che le varie selezioni di una società coltivino tutte lo stesso modulo, come sta cercando di fare Luis Enrique a Roma?
"Credo che la selezione più vicina alla prima squadra, in questo caso la Primavera, debba essere gestita proprio come i “grandi”. Sono d’accordo con questo sistema. E’ giusto che la Primavera giochi con lo stesso modulo della prima squadra, anche perché in un progetto come quello della Roma, è molto importante avere continuità fra le due rappresentative".


C’è un calciatore nelle rosa della Roma che secondo lei è un po’ sacrificato dal modulo di Luis Enrique?"Si, però bisogna fare alcuni distinguo. In primo luogo credo che De Rossi, nella posizione che Luis Enrique gli ha assegnato, sia un po’ sacrificato. Stesso discorso per Totti. Daniele infatti ha un grande tiro ma il fatto che sia costretto a giocare davanti alla difesa, se non addirittura sulla linea dei difensori, ne sacrifica molto le qualità. Anche Francesco vive la stessa situazione. La sua posizione è troppo lontana dalla porta. D’altra parte però non posso negare che, in ogni gara che gioca la Roma, sono sempre i migliori in campo. Magari sono sacrificati dal punto di vista delle incursioni offensive ma, nell’economia della squadra, risultato determinanti lo stesso".

Qual è il massimo obiettivo a cui la Roma potrà puntare in questa stagione?
"A inizio stagione credevo che questo sarebbe stato un anno di transizione. C’era una proprietà nuova, una dirigenza nuova e anche un buon numero di giocatori nuovi, senza contare che anche il tecnico era alla sua prima esperienza importante.
Però oggi, guardando bene il campionato, posso dire che sarà una stagione strana. Non c’è nessuna squadra che sta conquistando la leadership indiscussa e quindi penso che se la Roma riuscirà ad essere più quadrata, ci si potranno togliere belle soddisfazioni. Una squadra cinica e concentrata potrebbe anche lottare per le prime posizioni".

Pensa che la scelta di due dirigenti italiani come Baldini e Sabatini sarà d’aiuto agli americani per inserirsi al meglio nel sistema del calcio italiano?
"All’inizio della trattativa si pensava che gli americani venissero a Roma solo per business. Ora che abbiamo visto le prime mosse però, dobbiamo ricrederci e riconoscere che hanno un progetto importante. In più. La scelta di mettere a capo della società due professionisti indiscussi come Baldini e Sabatini è sicuramente azzeccata".