Conferenza stampa - Ranieri: "Pellegrini come Lampard. Colpa sua l’esonero di De Rossi? Lui, Cristante e Mancini hanno fatto i pazzi per farlo restare, la gente deve sapere la verità. Non stiamo aiutando Dovbyk"

02.12.2024 12:15 di  Redazione VGR   vedi letture
Conferenza stampa - Ranieri: "Pellegrini come Lampard. Colpa sua l’esonero di De Rossi? Lui, Cristante e Mancini hanno fatto i pazzi per farlo restare, la gente deve sapere la verità. Non stiamo aiutando Dovbyk"
© foto di Gabriele Chiocchio

Claudio Ranieri ha parlato in conferenza stampa per presentare la sfida in casa contro l'Atalanta di lunedì 2 dicembre alle ore 20:45. Ecco le sue parole:

Contro l'Atalanta vedremo la Roma con la difesa a 3?
«Io credo che stiamo affrontando la terza squadra che più o meno ha la stessa filosofia, no? Quella di attaccare sempre, di andare sempre in verticale. Il Napoli con Antonio Conte sta all'inizio, no? Sta al quarto mese, quinto mese. Il Tottenham, adesso non ricordo quanti anni, se sono due o tre anni, pur con un sistema differente ma con la mentalità di attaccare sempre. Ecco, l'Atalanta è quella macchina perfetta. Complimenti al presidente Percassi perché per i primi quattro anni, io ricordo, diceva di doversi salvare, e intanto scalava, scalava e salivano sempre di più in classifica e adesso giustamente cercano di fare il massimo. Il massimo significa ritornare in Champions League anche il prossimo anno, cercare di migliorare il campionato passato. Cioè, andiamo ad affrontare una squadra che, oserei dire perfetta. E noi abbiamo visto il barlume di luce. Ho rivisto giocatori volere intensamente un qualcosa di positivo. Io credo che in questo momento noi dobbiamo rendere i nostri tifosi orgogliosi di quello che riusciamo a fare. Non stiamo bene come io vorrei perché non è possibile dopo una settimana, dieci giorni di lavoro, i primi tre o quattro giorni con quattro giocatori avere tutto e subito. Le cose, le note negative che c'erano state a Napoli, al di là degli errori che si commettono, però avevo detto ai giocatori di rispondere colpo su colpo. Per cui hanno capito, hanno recepito che contro il Tottenham sì, è vero, potevamo prendere due o tre contropiedi e dobbiamo migliorare le preventive. Su questo non ci piove, però abbiamo fatto bene perché ci hanno annullato tre gol, abbiamo tirato in porta spesso e questa è la cosa che a me piace, rendere i nostri tifosi orgogliosi di quello che facciamo. Poi in questo momento possiamo vincere, possiamo perdere, ma noi dobbiamo avere questa visione. Ragazzi, è prima per gol fatti, è prima per le occasioni da gol, è terza per le verticalizzazioni, è prima nei tir in porta, è seconda nei cross, cioè prima nei recuperi palla, ti mangia. Ecco, io non voglio che i miei giocatori vengano mangiati, io voglio vedere lunedì una gran bella partita. Questo è quello che io mi auro, è quello che stimolerò i miei giocatori a fare davanti ai nostri tifosi. I nostri tifosi l'ultima partita in casa sono andati via prima. Ecco, io vorrei che restassero come sono rimasti a Londra contro il Tottenham. E poi potevamo anche aver perso non aver fatto il gol al novantesimo quando l'abbiamo fatta. Ecco, io vorrei che escano dal campo e dicano "oh, finalmente hanno fatto tutto quello che dovevano fare". Questo è il mio augurio».

Sui tifosi.
«Siamo noi adesso che dobbiamo far rinnamorare i nostri tifosi. Perché i nostri tifosi sono magnifici. E, giustamente, quando le cose non vanno bene, dicono alcune cose che vanno fatte. Per cui noi dobbiamo dare il massimo. E i nostri tifosi lo capiscono».

La posizione perfetta per Saelemaekers?
«Noi allenatori siamo sempre alla ricerca di quei giocatori che sappiano interpretare più situazioni. Io ho parlato con lui, lui ama molto stare alto sul centro-sinistra, però mi ha detto che si trova bene anche da quell'altra parte, insomma io lo vedo più proiettato verso l'avanti e che poi può anche aiutare, anzi può, deve aiutare, tutti quanti devono aiutare la squadra. A Dovbyk gli ho detto "non tornare mai indietro", però ha fatto un recupero strepitoso nel secondo tempo perché si era trovato nell'azione a chiudere affare e poi è stato lui che ha anticipato l'ultimo uomo che era andato in contropiede. Per cui, ecco, se lo fai una volta mi piace, ma non che deve correre dietro sempre al suo avversario. Per cui Saelemaekers è un giocatore ritrovato, naturalmente non ha i 90 minuti, però si è visto con che piglio sia andato sempre nell'uno contro uno, ha dato il passaggio chiave ad Angelino. Stiamo ritornando quelli che i tifosi conoscono».

La Roma vuole seguire il modello dell'Atalanta? Anche con il prossimo allenatore?
«Questa domanda all'ultima è stata un pochettino... finché mi dice modello Atalanta mi è piaciuto. Noi siamo sempre... ci rapportiamo sempre a quello che è la nostra visione, no? Adesso tutti i tennisti devono sembrare Sinner, adesso tutti dobbiamo sembrare l'Atalanta. L'Atalanta è un modello di vertice che va preso anche come modello. Perché no? Ognuno con le sue caratteristiche, ognuno con le sue difficoltà, ognuno con le sue qualità. Però una squadra che piano piano è diventata un emblema dell'Italia... Perché io quando vedo le coppe, io sono italiano, io mi auguro che le altre vadano avanti, tutte quante, non solo l'Atalanta. E questo è importante, è un modello che hanno saputo creare, hanno costruito dalla base, perché se non ricordo male anche Gasperini all'inizio, le prime cinque, sei partite, non era andato tanto bene. Poi dopo è andato, ha sbocciato e ha creato gioco, giocatori che magari quando sono andati via non hanno reso per quello che rendevano all'Atalanta. E questo significa che l'allenatore ha avuto un gran merito di tutto questo. Per cui bisogna levarsi il cappello e fare i complimenti a tutta la società. Dal padre Percassi, dal figlio che è stato il mio giocatore nel Chelsea, all'allenatore, a tutti quanti, perché stanno tutti remando in un'unica direzione».

Secondo lei è vero che lei e Gasperini siete così diversi? Avrebbe meritato di vincere di più nella sua carriera?
«Io, ho fatto il mio, sono super contento, perché ognuno di noi sa quello che ha trovato nel momento che è arrivato in una squadra, il momento storico dell'altra squadra, per cui io sono super soddisfatto della mia carriera. Insomma, Gasperini viene sempre definito un allenatore che gioca uomo contro uomo, gioca in maniera diversa. Ormai sono tanti i figli di Gasperini che giocano in quella maniera. No, io sono un allenatore che cerco di fare il meglio con i giocatori che ho. Non ho un sistema definito. Definiti sono i miei giocatori. Io cerco di metterli, quasi tutti, nel loro posto migliore. Certo che qualcuno magari gli devo chiedere un extra lavoro, perché magari non è proprio la sua posizione. Perciò io mi sento un allenatore che riesce a tirar fuori il meglio da ogni giocatore, in ogni situazione dove sono stato. Anche perché quando sono stato mandato via, mi sembra che chi è entrato al posto mio non ha fatto meglio di me. Per cui ho questa presunzione a 73 anni».

Sulla gestione Dybala e Pellegrini.
«Dybala lo valuto allenamento dopo allenamento. Sappiamo che il ragazzo può cadere in alcune problematiche e io devo essere pronto a capire queste problematiche. L'ho fatto uscire da Londra perché avevo bisogno, innanzitutto, di un altro giocatore che mi pressasse e mi chiudesse l'avversario più vicino alla sua area di rigore. Non ho nulla in contrario a dire che quando si è acceso ha fatto delle cose meravigliose perché l'assist per il goal, l'altra azione quando gli abbiamo messo la palla dentro, il tiro che il portiere ha fatto, una super parata. So benissimo che invece, magari, Soulé non ha fatto quelle cose splendide che sa fare Dybala in questo momento, però mi ha dato tanta corsa, tanta pressione. Per cui io devo valutare bene ogni volta tutto. Gli ho detto: "guarda tu stai correndo come un pazzo, senti il peso di questa situazione, voglio che tu ti diverta, adesso stacchiamo la corrente, ti resetti e vedrai che più avanti ritornerai il centrocampista che io conosco". Io ho avuto due fenomeni nella mia carriera di centrocampisti che facevano gol, uno Lampard e l'altro Pellegrini. Lo critichiamo tanto, ma quanti centrocampisti fanno i gol che fa Pellegrini? Per cui in questo momento io aiuto la Roma, perché il mio lavoro è aiutare la Roma. Quanto dura questa situazione? Dipende quando riattacchiamo la spina. Col calcio non si può dire quanto dura questa cosa. E posso dire che già cominci a far gol, a trovare la porta quando invece sono arrivato non la trovava, non lo so quanto dura. Anche l'attaccante lo vedi quando sta in forma, come tira prende sempre la porta, quando non sta in forma tira, la palla non la prende bene, tira fuori e adesso lui come tira prende la porta e fa gol, per cui sta cominciando quel processo di ricrescita che ha bisogno un ragazzo. È un ragazzo molto sensibile, molto introverso e soffre più di tutti per la situazione che riguarda De Rossi. Ho letto che le colpe di De Rossi sono le sue e non è vero assolutamente niente, niente di niente e questo i tifosi lo devono sapere. Né Mancini, né Cristante, né Pellegrini hanno mandato via Daniele, anzi hanno fatto i pazzi per farlo restare. Bisogna che la gente sappia la verità».

Su Dovbyk.
«Ha avuto quei piccoli problemi in Ucraina. Ha avuto quel problema al ginocchio che non avverte più e questo è buon segno. Sappiamo come va servito questo ragazzo e noi lo stiamo aiutando. Ho parlato alla squadra, ho fatto vedere dei filmati come dobbiamo aiutarlo perché lui è il nostro bomber. Non dobbiamo caricarlo di responsabilità, però diamogli le palle che quel tipo di attaccante necessita». 

 Lei ha lavorato sulle verticalizzazioni. Sapeva che giocavano molto dietro? 
«Io sono tifoso del calcio. Io amo quando le squadre, quando vedo delle partite che tutte e due le squadre provano a farsi gol e sono contento. In questi 4-5 mesi, sapeste quante volte vedevo in tv altre squadre che giocavano palla dietro, palla dietro, palla al portiere, palla di qua e cambiavo canale. Io mi diverto, io da bambino giocavo a palla canestro, in 30 secondi dovevi fare gol, dovevi mettere la palla dietro, c'erano discorsi. Allora, a me la partita dell'altra sera a Tottenham è stata bellissima perché loro ci volevano fare gol, noi volevamo fare gol. Io credo che la gente si sia divertita, poi è finita 2-2, poteva finire 5-5, poteva finire 5-2 per loro, poteva finire 5-2 per noi, però questo è quello che io voglio, che la gente venga alla partita e dica, oh finalmente proviamo a vincere. Allora, sono andato, scusate se mi dilungo, per farvi capire chi sono. Il primo anno che sono andato nel 97, se non ricordo male, in Spagna, dopo il primo allenamento ho fermato la squadra e ho detto, oh, la porta avversaria è stata dall'altra parte, quando ci arriviamo? E ancora non si parlava del tiki-taka, però c'era un allenatore, Valdano, grande conoscitore di calcio e tutto, che amava questo tipo di calcio. E ho detto, no, no, no, no, la porta avversaria sta là, andiamo dritti di là, eh? Ho lavorato, ho lavorato, affinché questa squadra, cambiando delle pedine, è diventata una squadra che dopo che sono andato via io, con Hector Cuper, è arrivata due volte in finale di Champions League, con quasi tutti i ragazzini, bimbi, che io avevo messo in campo. Per cui io credo che bisogna fare di una squadra, un mix di esperienza e gioventù, che ti porti a far divertire i tifosi, perché i tifosi pagano il biglietto. Noi siamo italiani, non siamo sportivi, siamo vincenti».

Si apre un dicembre che vedrà la Roma impegnata tra campionato e coppa e cinque volte all'Olimpico e due fuori casa. Quanto è importante, dopo questa prima sua fase, affrontare una squadra in formissima come ha elogiato poco fa l'Atalanta e andare poi a affrontare un dicembre con tante gare in casa, con avversari più alla portata, almeno sulla carta? 
«Nella mia carriera da giocatore e da allenatore non ho mai visto il nome dell'avversario, perché possiamo affrontare la squadra più straordinaria e la troviamo in un momento che non gli gira. Allora io dico sempre, bussiamo e vediamo chi abbiamo dall'altra parte. Non mi è mai interessato il nome, per cui per me sono tutte squadre che ti vogliono battere, con le loro qualità, con le loro strategie, e noi dobbiamo essere bravi e furbi a cercare di vincerle. Il calcio è semplicità, e la cosa difficile è farlo semplice».