Chierico: "La scomparsa di Agostino uno dei giorni più tristi per tutto lo sport italiano"

30.05.2020 09:46 di Marco Rossi Mercanti Twitter:    vedi letture
Chierico: "La scomparsa di Agostino uno dei giorni più tristi per tutto lo sport italiano"
© foto di Mancini

A 26 anni dalla scomparsa di Agostino Di Bartolomei, Odoacre Chierico lo ha ricordato attraverso i microfoni di gianlucadimarzio.com:

“Pensai che quella notizia fosse uno scherzo, ma poi mi resi conto della realtà. E rimasi sconcertato. Mi sembrò di essere stato investito. Fu uno dei giorni più tristi per tutto lo sport italiano. Il solo pensiero di perdere una persona del genere, in quella maniera, è qualcosa di irreale. Era timido ed educato, e questo tipo di persone vengono spesso viste come deboli. Ma per me è il contrario. Can che abbaia non morde. Agostino parlava poco, non aveva bisogno di abbaiare. Con lui bastava uno sguardo, quel poco che diceva ti faceva capire tutto. Forse un po’ lento, ma tutte le altre sue caratteristiche lo rendevano un campione. La finale della Coppa dei Campioni? Nessuno ha detto niente a nessuno, nello spogliatoio non è volata una mosca. Tutti sapevamo quello che era successo, quali erano stati i nostri errori e i meriti del Liverpool. Un sogno svanito, certo. Ma in quel momento di silenzio e di pianto si sono rafforzati ancora di più i nostri rapporti. Nessuno ha mai provato a incolpare nessun'altro. Eravamo una banda di uomini incredibili, e c'erano anche mister Liedholm e il presidente Dino Viola che ci davano l'esempio e dettavano le regole. Hanno creato un gruppo fantastico. Lui era il capitano e ci rappresentava, ma in quella squadra non c'erano leader. O meglio, ce n'erano tanti. Ognuno lo era alla propria maniera, e tutti sapevano l'importanza degli altri. Quel giorno di 26 anni fa è come se lo vivessi oggi. Fui invaso da una sensazione che non riesco a descrivere, nemmeno ora che sono diventato più maturo. Agostino per noi era un esempio da imitare. E stava bene, aveva una sua identità e personalità. Era introverso, ma nello spogliatoio aveva i suoi spazi e il suo modo di interagire e scherzare. Nella mia testa Agostino era l'uomo più felice del mondo. Ma mi sbagliavo. E il rammarico più grande è quello di non aver mai saputo o capito niente, anche perché in quel periodo non lo frequentavamo. Sapevo solo che lui sarebbe stato felice di rientrare nella Roma. Non capisco perché non chiamò nemmeno un compagno. Magari anche davanti a un caffè avremmo potuto capire qualcosa. Mi viene in mente la sua foto, il suo modo di comportarsi, il suo atteggiamento. Poi penso a quello che è successo e non ci credo, è una realtà che non riesco ad accettare”.