Baldini: "Luis Enrique è amareggiato come tutti noi. La sconfitta con il Milan mette a nudo i nostri difetti. Pradè è a Birmingham su consiglio mio"

31.10.2011 10:10 di  Francesco Gorzio   vedi letture
Fonte: Radio Anch'io lo Sport
Baldini: "Luis Enrique è amareggiato come tutti noi. La sconfitta con il Milan mette a nudo i nostri difetti. Pradè è a Birmingham su consiglio mio"
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© foto di Alberto Fornasari

Franco Baldini, direttore generale della Roma, è intervenuto questa mattina ai microfoni della trasmissione radiofonica "Radio Anch'io lo Sport":

È davvero una bella scommessa anche se i risultati faticano ad arrivare.
“Bisognerebbe avere contestualmente più risultati per dare più corpo al progetto che in una piazza come Roma ha bisogno per avere più sostegno. Anche alla mancanza di risultati ci è stato dato sostegno al di là delle previsioni”.

Si dice che Roma è molto passionale e critica. Il pubblico è vicina alla squadra però.
“Cosi sembra e di questo siamo contenti. Quest’apertura di credito l’abbiamo coltivata. I risultati con il Milan non ottengono quest’effetto, è una cosa abbastanza ambiziosetta nessuno lo nasconde, giocare con la linea di attacco come a Genova con due 91 e un 90 è abbastanza presuntuosa, è un tipo di calcio che tentavamo di proporre fin dall’inizio, è un progetto che con il tempo ci può dare soddisfazioni. La sconfitta con il Milan mette a nudo i nostri difetti ma ha dimostrato che c’è una via del gioco da poter percorrere”.

Luis Enrique ha detto che qualcosa può cambiare, guardando in meno a certe condizioni nelle scelte.
“Lui si riferisce al fatto che vorrebbe limitare tutti errori che inficiano il risultato. Si riferisce a errori di concentrazione come lasciare gli uomini liberi sui corner, non c’entra niente con il gioco corale la concentrazione che ognuno ci deve mettere. Non pensiamo solo alla squadra ma anche a quello che singolarmente uno deve fare”.

Luis Enrique è parso sconfortato.
“A Roma se ne possono trovare tanti sul c’è chi dice. Ho trovato una persona amareggiata come lo è chi da settimane lavora tutti i giorni è poi disatteso da momenti di deconcentrazione, vedere il proprio lavoro mandato all’aria è dispiacere, non credo che abbia snaturato cosi tanto o fatti cosi tanti compromessi, ha soltanto preso visione del campionato a lui sconosciuto e ha fatto gli aggiustamenti”.

È un caso che le nuove società siano avanti?
“È anche difficile cambiare le cose così tanto per cambiarle, l’Inter le dovrà cambiare perché sembra alla fine di un ciclo vincente, ogni caso è diverso uno dall’altro”.

La tempistica mi lascia un po’ interdetto.
“Il problema è che dobbiamo confrontarsi con una piazza che non ha mai avuto tanta pazienza, anche se ora la sta avendo, c’è da trovare un compromesso tra camminare piano e dare la sensazione di stare correndo. Senza niente togliere a realtà come Udine, li c’è la possibilità di aspettare come per esempio Isla che già sono 5 anni che gioca a Udine”.

Luis Enrique ha detto “non ho mai pensato di vincere”. Manca Totti?
“È onesta in ogni suo atteggiamento non ha fatto altro che dire un’impressione che ha avuto, molto coraggiosa e poco popolare, risponde a quello che è. Ha visto quel Milan molto in salute con Ibra che ha fatto una gran partita, ha dato l’impressione il Milan di essere superiore a noi. Riguardo a Totti, certo che manca un giocatore del genere in partite del genere dove il quid in più di classe e esperienza sarebbe un bonus eccezionale, ma questa squadra deve proporre il suo gioco indipendentemente dalle condizioni in cui è chiamata a farlo”.

Quanto aspetterà la piazza?
“Se quest’attesa è confortata dalla prestazione si potrà prolungare se invece quest’attesa dovesse essere orfana di una buona prestazione come contro il Milan allora il tempo si accorcerà”.

Che impressione le dà Montella con il suo Catania?
“Ne penso tutto il bene possibile. È stato a lungo considerato l’unica vera alternativa a Luis, poi è prevalsa la linea di cambiare, di non aver punti con il contatto con il passato, ha avuto più appeal di avere un gioco più attraente in meno tempo possibile. Nel nostro piccolo cercavamo di proporre quello cercando di crescere”.

Questa Roma è spagnola, è giusto definirla cosi?
“È una Roma che cerca di giocare a calcio, è un tipo di calcio che si gioca in Spagna è un tikitaka che dovrebbe essere più funzionale, sono coperte che risultano corte, è lì da trovare quel compromesso, è la cosa che si dice quelle poche volte anche al Barcellona quando perde. Trovare giusto equilibrio non sarà facile certo”.

Sarà Juve-Milan per lo scudetto?
“I periodi di forma variano tantissimo, la fotografia attuale dice che la Juve ha una ferocia di vincere con la qualità giusta di poterlo fare, il Milan la qualità e la fisicità ce l’ha per contrastare il passo, come non parlare ora però di Udinese e Lazio che stanno facendo grandissimi risultati senza dimenticare il Napoli”.

Pradè è a Londra.
“Ho lasciato completamente Capello ma ho ancora impegni con loro anche se ridotti, come per esempio le amichevoli, c’è un passaggio di consegne e un lavoro da fare e quel tipo di conoscenze che avevo maturato c’è un passaggio graduale a chi mi sostituirà che sarà un gruppo di persone non una. Daniele è a Birmingham su consiglio mio, sta finalmente seguendo un corso d’inglese per proporsi lì”.

Nel mercato a gennaio farete qualcosa?
“Le società ci sono sempre sul mercato, la volontà di migliorarsi c’è sempre, dipenderà dalle occasioni, c’è anche un problema di ampiezza della rosa che consiglierebbe di vendere più che comprare se si può comprare attraverso il vendere non sarebbe male”.

C’è una riflessione sul progetto? Il futuro di De Rossi?
“Se c’è stata è già passata sono le idee che abbiamo dall’inizio, non ci siamo arresi. Il progetto giovani non significare escludere quelli che hanno più esperienza,  sono quelli che fanno maturare i giovani,  far integrare i giovani con giocatori che hanno più personalità e esperienza e De Rossi risponde alle caratteristiche ho elencato”.

È importante che i giocatori stiano dalla parte dell’allenatore. E’ assimilabile il calcio di Zeman a quello di Luis? Come ha trovato questo Paese al suo ritorno?
“Dovrei starci più a lungo sono sei anni che manco. Il supporto a Luis è totale, io stesso ho detto che avrei legato le mie fortune alle sua, è stata una scelta ponderata, è stata valutata la persona e il calcio che poteva proporre, sostenere lui sarà sostenere me stesso, non ci sono tipi di dubbi che possono maturare. Il supporto della squadra mi piace sottolinearlo, una rosa di 29 giocatori senza coppe non ci sono mai registrati nessun tipo di malcontento, è la credibilità che si guadagna con il rispetto dei giocatori. Vederlo giocare Zeman è un tipo di calcio che porta gente allo stadio, la gente è parte integrante è quello che rende attraente le partite, le partite non sono cosi scandenti come si dice, nel calcio inglese più del 50 dello spettacolo è dato dall’atmosfera, un conto è vedere la stessa partita di calcio in uno stadio piena, ci sono partite di serie C in Inghilterra che puoi dire di essere contento di aver visto. Esci dallo stadio e essere contento di aver assistito allo spettacolo”.

Sullo stadio?
“C’è la volontà, non è finito l’iter parlamentare sugli stadi, fino a che non sarà compiuta non possiamo dare tempi, allo stato attuale sono state individuate zone che per ubicazione e strade connesse potrebbero rappresentare un punto migliore per costruirlo”.