AS Roma Match Program, Bertelli: "Per Totti il tempo sembra non passare mai"
Paolo Bertelli, per sei anni preparatore atletico della Roma, ha parlato all'AS Roma Match Program. Di seguito, le sue dichiarazioni:
Domanda scomoda per cominciare: quale esperienza le ha lasciato di più?
“Eh, domanda scomoda davvero… (ride, ndr). Difficile rispondere, mi sono trovato bene in entrambi i club. A Roma ci sono stato di più, vivevo a Trigoria dentro il centro sportivo e poi la città è sempre splendida. Abbiamo vinto qualche titolo ed è stato un periodo molto bello. Stessa cosa con la Juventus, con la quale abbiamo conquistato tre scudetti e due Supercoppe Italiana. Certo, Torino è una realtà più distaccata e silenziosa rispetto a Roma, ma comunque mi ci sono trovato assolutamente a mio agio”.
E in Nazionale?
“Si tratta di un lavoro diverso: non quotidiano sul campo, ma diluito nei vari mesi. È bello far parte di questo gruppo creato da Antonio (Conte, ndr). Senza contare che io, da fiorentino, sono potuto tornare a casa dalla mia famiglia…”.
A proposito di Conte, ora che non è più alla Juve è un elemento a favore della Roma?
“Non penso, conosco i giocatori e li vedo con lo stesso spirito degli anni precedenti. Io credo che il fattore determinante per la Juventus sia lo Stadium. Dentro quell’impianto avverti un’atmosfera unica, che porta quasi naturalmente la Juve a giocare sopra ritmo. Solo chi non ci è mai stato non può capire…”.
Le fatiche di Champions si faranno sentire?
“No, assolutamente. Giocare match di questo livello, di questa importanza, ti fa recuperare in poco tempo tutte le energie necessarie. Non credo, insomma, che la condizione fisica possa incidere da una parte o dall’altra. Vedo due formazioni al top, sarà senza dubbio un incontro avvincente e molto duro”.
Chi deciderà la sfida?
“Non credo un singolo in particolare, ma sarà l’unità di pensiero di squadra a fare la differenza. Poi, gli episodi, faranno il resto. È difficile sbilanciarsi sull’esito, sono le due società migliori d’Italia in questo momento”.
Com’è cambiata la preparazione atletica negli ultimi anni?
“Moltissimo, per motivi diversi: innanzitutto la ricerca e la tecnologia hanno portato dei miglioramenti notevoli, che fino a poco fa erano inimmaginabili. Gli stessi staff tecnici oggi sono più numerosi. E poi, prima si lavorava di più sul fondo, oggi invece i carichi sono spalmati durante la stagione. I fatti hanno dimostrato che la corsa continua è quella che influenza meno la prestazione del gioco del calcio. Non c’è più bisogno di fare corse lunghe, è preferibile lavorare sulle fasi di accelerazione e decelerazione”.
Da fuori, che impressione ha tratto da Garcia?
“Parlando con qualche amico che mi è rimasto nella Roma me ne parlano in termini lusinghieri. In particolare, si soffermano tutti sulla bella atmosfera che ha creato nello spogliatoio. Una buona sintonia è un elemento fondamentale per le fortune di un gruppo, come fu fondamentale anche per la Roma di Spalletti negli anni miei”.
Totti, a differenza del tecnico francese, lo conosce molto bene. Francesco ha lasciato il segno anche in Champions League, diventando il marcatore più longevo della competizione.
“Che dire di Checco (testuale, ndr)… È il giocatore migliore proposto dal calcio italiano negli ultimi anni. Io l’ho conosciuto che aveva 29 anni e ora ne ha 38. Sembra che il tempo per lui non sia passato. È riuscito a tenere un tono muscolare invidiabile, è attentissimo alla linea e non potrebbe essere altrimenti se si vuole restare a certi livelli. A Manchester non solo ha fatto un gran gol, ma ha fatto vedere giocate che in tanti anni quei inglesi tifosi non avranno mai visto. In più, Francesco è un ragazzo eccezionale. Mio figlio, romanista vero, è un suo grande fan. Ecco c’è una cosa che Roma mi ha lasciato più di Torino: i miei figli sono tifosi della Roma”.