Abraham: "Alla Roma mi hanno fatto diventare una star. Mourinho è il migliore al mondo"

28.04.2022 15:13 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Abraham: "Alla Roma mi hanno fatto diventare una star. Mourinho è il migliore al mondo"
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L'attaccante della Roma Tammy Abraham ha rilasciato una lunga intervista a The Athletic. Eccone uno stralcio.

Sulla Roma: 
«È un club incredibile. Mi sembra di aver avverato un sogno. Da quando ho messo piede in questo posto, tutti mi hanno fatto sentire a casa. Anche dal benvenuto in aeroporto. È stato incredibile vedere tanta gente ad accogliermi. E poi quando segno, wow: quanta passione. Qui senti parlare di calcio dovunque tu vada. Rispetto al Chelsea, qui mi guardano con occhi diversi. Non sono più il giovane dell'academy: alla Roma mi hanno fatto diventare una star».

Sull'addio al Chelsea:
"Sono stato nel club da quando ero un bambino, non è stato semplice andarmene. Ma poi arriva un momento nella tua carriera dove devi fare ciò che è il meglio per te. Su di me c'erano diversi club, tra cui anche l'Arsenal. Poi sono arrivati Mourinho e Tiago Pinto: ho parlato con loro e ho capito l'ambizione del club e quanto mi volessero. Roma era il posto giusto per me. Grazie al cielo sono qui. In fondo si è visto anche con De Bruyne, Salah e Lukaku: hanno lasciato il Chelsea e hanno spiccato il volo e ora sono i migliori giocatori al mondo. Credo che per me fosse il caso di fare una cosa simile, e anche se la Serie A non è la Premier League si tratta comunque di andare all'estero, scoprire una cultura diversa e provare cose nuove. Un po'come dire: "sai che c'è? Questo è il mio momento"»

Sui primi contatti con Mourinho:
«Ricordo ancora le sue prime parole con me. Mi disse: "Tammy, vuoi rimanere nella piovosa Inghilterra o goderti il sole a Roma?". Abbiamo riso e discusso piacevolmente. Ha giocato un ruolo importantissimo nella mia scelta per venire qua. Lo chiamo il mio zio italiano»

Ancora sullo Special One: 
«È esattamente come lo vedete in tv. È il miglior allenatore al mondo, anche solo per come riesce a motivarti. Ha un modo suo per cui riesce a entrarti dentro e sa come tirarti fuori il meglio. Non ti dirà mai quanto sei bravo o quanto stai facendo bene. Ti dirà solo che puoi fare di meglio. Ricordo una partita in cui per i primi 15-20 minuti non mi sentivo me stesso in campo. A un certo punto, mi chiama e mi dice: "Lo so che non sei ti stai trovando bene in campo e che non ti stai sentendo a tuo agio. Ma ho bisogno di più da te". A fine partita vincemmo grazie a un mio gol».

Sul derby con la Lazio: 
«Significava tutto per i tifosi: non immagini quante telefonate e quanti messaggi ho ricevuto prima della partita, con gente che mi fermava per strada per parlarne.C'erano tifosi che bussavano e battevano sulle nostre macchine per motivarci».