Un mercato trasparente

01.09.2017 23:53 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Un mercato trasparente
Vocegiallorossa.it

Stare attento ai conti, allungare la rosa, accontentare Di Francesco: erano questi gli obiettivi della prima campagna di calciomercato dell’era Monchi, che si è conclusa pochi minuti fa con la chiusura della porta, ormai più simbolica che fattiva, dell’Hotel Melia. Il DS spagnolo ha avuto tanto da lavorare in questi due mesi e non solo, nel consueto saliscendi di emozioni che le trattative regalano, soprattutto da queste parti dove spesso una cessione è una sconfitta e un acquisto una vittoria prima ancora di vedere i riflessi sul campo delle operazioni. La cosa certa è che delle possibili paure che hanno accompagnato questa sessione si è materializzata solo quella delle partenze eccelletni, peraltro facilmente immaginabile già dalla serata del playoff di Champions League perso contro il Porto un anno fa: i partenti sono stati sostituiti, Lorenzo Pellegrini non è stato soffiato da nessuno, gli esuberi pesanti (Iturbe e Doumbia) sono stati piazzati, non ci si è trascinati possibili casi come quello di Mario Rui per tutta l’estate e Di Francesco può contare su due credibili alternative in praticamente tutte le posizioni del campo, al netto di possibili equivoci tattici da risolvere in attacco, della collocazione di Alessandro Florenzi e di qualche elemento da recuperare dopo una stagione tra il mediocre e il negativo.

Giudizi definitivi è difficile emetterne: lo stesso Monchi ha detto che il suo lavoro poteva essere migliore, ma che è contento di quanto fatto. Ultima di una serie di dichiarazioni quanto più trasparenti potessero essere quelle del DS, che svolge un compito per il quale qualche bugia può essere addirittura salutare; lo spagnolo, però, nelle diverse occasioni in cui si è presentato davanti ai microfoni si è distinto per pacatezza, fermezza e chiarezza delle sue parole, che poche volte si sono prestate a interpretazioni. Forse è questo ciò che più è piaciuto del lavoro dell’ex sevillista, che si è trovato per la prima volta in carriera a gestire un budget così ampio sul tavolo delle trattative: banale dirlo, ma quanto bene lo abbia fatto si vedrà prima di tutto dal campo.