Transizione o ambizione?
Se si avessero avuta dubbi sulla possibilità o meno che la Roma fosse ancora di Paulo Fonseca, queste prime due giornate di campionato li hanno fugati abbastanza chiaramente. Un altro big match buttato per i giallorossi, che fanno complessivamente meglio dei loro rivali - ancora in piena, pienissima fase di rodaggio - ma che lasciano due punti per strada per i soliti motivi: evitabili errori difensivi, scarsa concretezza davanti e, in questo caso, una inferiorità puntuale (e non solo) nei confronti dell’avversario, perché il gol del 2-2 è sempre frutto di uno stacco di un superatleta come Cristiano Ronaldo, capace, seppur con una marcatura assolutamente rivedibile, di superare i 220 centimetri di altezza al momento dell’impatto con la sfera. Oltre a questo, difficoltà di rosa: Fonseca ha operato solamente due delle cinque sostituzioni a sua disposizione, una delle quali ha visto l’ingresso di Bruno Peres, immediatamente protagonista in negativo - con Mancini - del pareggio bianconero. Eppure, cose interessanti su cui ragionare ce n’erano state: tolto il folle errore che ha causato il calcio di rigore, Lorenzo Pellegrini potrebbe percorrere una strada più lunga in mediana che in trequarti, i tre davanti, seppur si spengano a intermittenza, sono sempre in grado di creare pericoli e si è visto qualche miglioramento individuale anche dietro, con un Ibanez in crescita e un Kumbulla che non ha demeritato. Ma la domanda sorge spontanea: la Roma può correggere i suoi difetti e tramutare più facilmente in punti quel che di buono mette in campo, oppure questi sono limiti ormai definitivi e non superabili, se non con interventi radicali sul mercato e non solo? Ci sono degli elementi che andranno presi a prescindere dalle uscite, vale a dire un ulteriore centrale difensivo e un vice-Džeko, dopo aver mantenuto in rosa il titolare con le sue qualità e le sue mancanze, perfettamente emerse nei 90 minuti di questa sera.
Ma non si potrà fare molto di più e anche la scelta di mantenere o meno l’allenatore al suo posto sembra essere l’unica in grado di spostare con maggiore ampiezza l’ago della bilancia. La sensazione è che i primi giorni del mese di ottobre, tra Udinese-Roma e fine del calciomercato, saranno quelli in cui si capirà se la Roma 2020-2021 sarà definitivamente una squadra di transizione o se si tenterà, pur nell’ottica di una ristrutturazione globale, di arrivare subito a un risultato. Manca poco, si può solo aspettare; certo, sarebbe stato meglio farlo con qualche punto in più in classifica.