Tentazione futuro, realtà presente
Abbiamo ancora negli occhi la grande performance, sfoderata, oltretutto, nel difficile palcoscenico dell’Allianz Stadium, dell’Ajax, valsa l’accesso alla semifinale di Champions League ed eseguita da elementi con esperienza piuttosto limitata. Una sinfonia calcistica che ha fatto e farà sognare un po’ tutti gli appassionati di calcio legati all’idea che non sempre vince il più grande e forte che a volte può farcela anche chi è più bello e organizzato; un modo di fare calcio che richiede, però, tempo, pazienza e costanza, anche e soprattutto a fronte delle inevitabili avversità che si incontrano lungo il cammino. Si può aspirare a raggiungere quel livello di qualità solo con tanto lavoro, da pianificare e progettare: la Roma ha tentato di farlo più di una volta, abortendo però tali tentativi (troppo) rapidamente, scottata da mancati risultati positivi e qualche rovescio rivelatosi meno sopportabile del previsto. Da queste parti, la tentazione di pensare al futuro senza tenere d’occhio l’attualità è un fantasma sempre presente, che ciclicamente si manifesta, specie in coincidenza di exploit qualitativi come quello degli olandesi; ma, se c’è un momento più sbagliato degli altri per provare a buttare l’occhio oltre l’orizzonte, è proprio questo.
Se la Roma vuole ipotizzare di costruirsi un futuro deve, giocoforza, mettere tutto quello che ha nel presente, che significa -2 (per via degli scontri diretti) dalla Champions League ma che, soprattutto, significa Inter-Roma, forse lo snodo più difficile rimasto da qui alla fine della stagione (con l’incognita di Roma-Juventus, resa ancora più tale dall’eliminazione dei bianconeri dalla Champions League). E che, dopo Inter-Roma, significherà Roma-Cagliari, poi Genoa-Roma e via via tutte le altre. La Roma attuale è quanto più di diverso si possa concepire da una squadra costruenda, messa in campo per migliorare progressivamente a livello di qualità messa in campo: Claudio Ranieri sta senz’altro apportando dei correttivi, ma con la funzione di riparare quanto si era rotto nella prima parte abbondante di stagione, non certo quella di porre basi tecniche per un futuro di cui ancora non si conoscono i protagonisti. Un futuro che, oggi, la Roma non ha, e al quale non deve essere tentata di pensare prima del tempo, come troppo spesso è accaduto.