Scarsi risultati, dichiarazioni autoprotettive. Di Special c'è il nervosismo
La sosta, con la speranza che i nazionali in giro per il mondo rientrino sani, viene incontro alla Roma. La squadra sta attraversando il periodo peggiore della stagione senza ombra di dubbio: pochi punti, poca qualità di gioco, scarsa forma dei singoli e situazioni di cui recriminare. Questo un po' il mix che ha portato ad appena 4 punti in Serie A e 1 punto nel doppio confronto contro il Bodø/Glimt da sosta a sosta. Il tutto accompagnato dall'eccessivo nervosismo, soprattutto di Mourinho. Un nervosismo in parte giustificato, in parte eccessivo. Durante il pre-campionato avevamo visto un'eccessiva foga in campo, sfociata in amichevoli terminate con 3 espulsioni come contro il Betis. Quello, però poteva essere visto, come un segnale positivo, dovuto alla ricerca di un gruppo, per il famoso discorso che Mourinho voglia una squadra di bad boys.
Adesso è diverso, ed è stato un crescendo. Vuoi o non vuoi, in questa Roma composta da poche stelle in campo, l'occhio di bue è puntato sempre su Mourinho. È stato lui il colpo del mercato, a lui è stato affidato il compito di riportare la squadra in Champions. Il problema, non l'unico ovviamente, è che a sembrare il più nervoso sia proprio lo Special One. "Inizio a capire perché l'ambiente romano è difficile, altrove trovi più protezione, ma è divertente anche così". Il famoso ambiente romano ha già preso piede nelle dichiarazioni in conferenza stampa. Sicuro non ce l'avrà con i tifosi che, hanno fischiato la squadra all'Olimpico dopo il 2-2 contro i norvegesi del Bodø/Glimt ma che, tramite Twitter, hanno sostenuto il tecnico con l'hashtag #ConMourinhoPerLaRoma. Una sorta di voce fuori dal coro, visto che di solito, la più rumorosa è sempre quella di chi ha bisogno di sfogare, di lamentarsi o di chi ha bisogno di scaricare le colpe.
Ecco che si arriva al punto. Le dichiarazioni di Mourinho, pre o post match, spesso sono condivisibili, alcune volte opinabili, ma a volte sembrano essere inopportune (magari farà tutto di un piano che il tecnico ha ben chiaro in testa). Partiamo dal fatto che, come già scritto su questo pagine, essere Special con questa Roma non vuol dire avere un allenatore che ti faccia lottare per il primo posto. Essere Special sarebbe arrivare tra le prime quattro. Di certo non si è Special, con tutte le attenuanti del caso, disputare una frazione di stagione come l'ultima. Non si è Special se ci si lamenta soltanto. Dalla sua intervista poco prima della fine del mercato, ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte, mettendo subito le mani avanti. Mourinho voleva un centrocampista alla Xhaka, Dzeko era il numero 9, ma ha fatto i complimenti a Pinto e alla società per essersi fatta trovare pronta trovando alternative al piano originale. Arrivano le prime di campionato, tutte vinte e uno dei primi pensieri del tecnico era quello di sottolineare come la panchina mancasse d'esperienza. Tutto vero. Chiuso il calciomercato, con milioni e milioni investiti dai Friedkin, quello che poteva essere una sorta di invito ulteriore alla proprietà nella ricerca di tasselli da usato sicuro è continuato a suonare come una sorta di autoprotezione: io sono Mourinho, ma non faccio miracoli.
Cui prodest? È questa la domanda che uno tende a farsi. Qual è il beneficio che portano certe dichiarazioni? La panchina del vicino è sempre più verde, le riserve (alcune delle quali titolari nella scorsa stagione) sono inferiori di qualità al già citato Bodø/Glimt, la rosa (dopo quasi 100 milioni investiti) non è ritenuta migliore di quella della scorsa stagione e si chiamano in causa giocatori come Jesus e Peres (potrebbe rispolverare Fazio e Santon a questo punto). Tutte frasi dette per pungolare e tirare fuori l'orgoglio dai suoi o per estraniarsi dalle proprie colpe? Se è la prima è difficile tirare fuori grandi prestazioni, pungolando verbalmente, calciatori che alla prima pagella negativa bloccano le pagine sui social.
Al di là di tutto, bisogna comunque essere onesti e riconoscere come la Roma, soprattutto nelle ultime due partite, seppur con tutti i propri limiti, abbia raccolto meno di quanto prodotto. Bisogna riconoscere come, vedendo le partite dal campo, Mourinho sia totalmente concentrato sulla partita e che spesso se i calciatori avessero un minimo della voglia di vincere, della grinta del tecnico, certe partite si sarebbero vinte, nonostante gli episodi contro. Poi c'è il discorso tecnico, poi c'è il discorso tattico. I problemi non è un caso che siano arrivati appena la qualità degli avversari sia aumentata. Lazio, Juventus, Napoli e Milan hanno portato appena 1 punto, evidenziando il problema di cui veniva accusato Fonseca nelle scorse stagioni. Queste erano partite in cui si sperava Mourinho potesse dare quel quid in più. Invece di Special ci sono stati gli strascichi polemici.