Riscoprirsi Schick
42 milioni di buoni motivi per mandare Schick in campo. In una Roma, attenta alla valorizzazione dei giovani, dove il discorso plusvalenza va di pari passo, se non è più importante, alle ambizioni sportive, già questo basterebbe per parlare di anomalia. Il ceco vanta anche l'onere, al momento, di essere potenzialmente l'acquisto più costoso della storia del club. Dopo un anno di ambientazione, con la pressione dell'aspettativa dei tifosi e lo smaltimento di quei problemi fisici che hanno fatto sì da non farlo approdare a Torino, sponda Juventus, questa stagione sarebbe dovuta essere quella del: "sì è un campione, ecco... l'ennesima promessa". Fin dai primi giorni del ritiro di Trigoria è parso il più pimpante, gol in partitella e nelle amichevoli estive, reti di pregevole fattura. Poi, quando i giochi sono diventati ufficiali, Schick è stato accantonato per il più rodato Edin Dzeko. Il bosniaco ha cominciato con l'exploit di quel sinistro meraviglioso, valso i primi 3 punti della stagione contro il Torino, poi, così come la Roma, si è pian piano eclissato. Detto, fatto, un top team come la Roma può vantare due attaccanti in grado di alternarsi, senza ridurre la qualità della squadra. Così non è stato: in campo insieme a Milano, in una delle peggiori gare della stagione, in una partita rinunciataria fin dal primo minuto, poi le scelte sono state di quelle categoriche. Gioca Dzeko, nonostante tutto Dzeko. Discorso che ci sta, l'allenatore ha le sue certezze tecnico-tattico e l'attaccante bosniaco ha delle caratteristiche che Schick non ha e vice versa. Da quel match 6 panchine (5 scelta tecnica, 1 infortunio) e 174' giocati con 1 gol in Serie A, 1 panchina e appena 46' giocati nelle 4 gare di Champions League.
Nel frattempo, con la Repubblica Ceca, 3 gol in 4 gare della nuova Nations League (guarda caso gli stessi di Dzeko con la Bosnia). Se "Chi vuol essere milionario" fosse prodotto nella Capitale, il domandone finale sarebbe: "Perché Schick segna solo in nazionale?". Il 50-50 escluderebbe due opzioni su quattro, lo stesso pubblico si dividerebbe, l'aiuto da casa potrebbe dare una soluzione, abbastanza semplicistica se si vede il dato appena scritto. Il problema di Schick non è tanto nella scarsa affinità col gol, ma nei pochi minuti in cui è stato impiegato, per lo più buttato nella mischia nella speranza di raddrizzare il match, nel 4-2-4 difranceschiano. Dualismo con Dzeko? No. Questo pezzo non vuole buttare giù dalla torre nessuno. Scrivere che Schick sia una risorsa della Roma, che vada utlizzata e valorizzata di più? Sì. D'altronde dove si assomigliano di più i due attaccanti giallorossi è dal punto di vista caratteriale: umorali tutti e due, hanno bisogno di fiducia. Da qui alla fine dell'anno ci saranno 9 partite in 35 giorni, l'unica "semplice" dovrebbe essere quella di Plzen, che la Roma, si spera, affronterà già con la qualificazione in tasca. Per giocare una gara ogni 4 giorni (3,8 la pura media matematica), occorre avere tutta la rosa pronta per disputare 90' al meglio. Contro la Sampdoria, nonostante il gol, si è visto quanto le gambe del ceco non possano mai essere pari a quelle di un titolare, tanto che è stato sostituito. In una squadra che continua riscontare infortuni, occorre sia far di necessità virtù che riscoprirsi Schick.