Questione di fiducia
Se c’era un avversario perfetto per permettere alla Roma di fare quello step tecnico (e anche psicologico) che in un girone intero non aveva ancora fatto, vale a dire battere una delle prima otto in classifica (giallorossi stessi esclusi, ovviamente) era l’Hellas Verona. Una piccola Atalanta, come è stata più volte descritta, una squadra con una forte identità in grado di fare bene con chi la precedeva in classifica, ma non certo una rosa dai nomi altisonanti in grado di imporre sempre e comunque, o in ogni caso nella maggior parte delle situazioni, la loro statura sul campo. Una via di mezzo tra gli impegni più facili e quelli più complessi che la Roma ha sfruttato appieno, prendendosi i tre punti (con i quali resta almeno quarta in classifica, contando il recupero di Juventus-Napoli) ed esercitandosi a fronteggiare un avversario organizzato e ben guidato da Ivan Juric. Che di pericoli, gol di Colley a parte, non ne ha quasi creati, ma che proprio grazie a quel gol ha costretto i giallorossi a lottare anche con le loro paure, ancora non del tutto sconfitte dopo un gennaio passato fin troppo in balìa delle maree, complici un paio di sussulti (ma non di più) comunque da evitare. I tanti piccoli errori, specialmente con il pallone tra i piedi, della terza parte della gara avrebbero potuto portare guai maggiori se non ci fosse stato, comunque, un sistema difensivo di squadra ben funzionante in grado di tamponarli, specie con i fantasmi degli svarioni di Roma-Spezia ancora freschi nella testa.
L’altro lato della medaglia è aver, come detto, subìto pochissimo anche in quei minuti di mancato controllo della gara, come non era invece successo in altre partite; al contrario, dopo il primo gol l’Hellas ha perso ampiamente la maniglia sul match e la Roma ha avuto il grande merito di approfittarne, portandosi molto avanti nel suo lavoro nel momento in cui se n’è presentata l’occasione. Tre gol in nove minuti, con il terzo sigillo di Mancini - soluzione sempre più importante nel gioco aereo - il nono in campionato di Mkhitaryan - un gol di grande intelligenza il suo - e il sesto in campionato di Borja Mayoral, che sta timbrando il cartellino in gare via via sempre meno semplici, salendo lentamente, ma progressivamente, di livello. E a sei giorni da Juventus-Roma, pensare di andare allo Stadium con lo spagnolo titolare non è più roba da matti, ma una soluzione quantomeno realistica. Non la migliore possibile né tantomeno quella dei sogni, ma pensando a un girone fa, quando senza Džeko sembrava esserci il buio, è un bel passo in avanti. Questione di fiducia, come tra Roma ed Hellas Verona.