Qualificazione immeritata, la delusione per la prestazione deve essere il primo passo per crescere
L'equivoco è come si vuole valutare questa squadra. Se vogliamo considerare la Roma una Big allora la qualificazione era semplicemente dovuta, viste le avversarie. La rosa dei giallorossi è superiore a quella del Bayer e del BATE Borisov e ci si aspettava quindi che i capitolini facessero il proprio dovere, agguantando la preziosissima seconda piazza. Se si vuole ragionare non da grande, allora è giusto esultare per aver superato il girone, anche se con una sola vittoria, soffrendo fino all'ultimo e ringraziando anche ter Stegen. La squadra di Garcia ha rischiato seriamente di essere eliminata e di lanciare il BATE Borisov agli ottavi di Champions: dopo un primo tempo scialbo, i ragazzi di Garcia sono entrati in campo con un piglio diverso nella ripresa, sprecando alcune ghiotte occasioni. Nella seconda metà del secondo tempo, i bielorussi si sono fatti più pericolosi costringendo Szczesny a un paio di miracoli. Contemporaneamente, il Bayer sprecava parecchie palle gol e un ter Stegen sicuramente più in forma di quello visto all'Olimpico salvava il salvabile, in una partita che per il Barcellona non valeva assolutamente nulla.
IL CONTESTO - In più, questa gara va inserita nel delicato momento che sta attraversando la Roma, dopo la trasferta di Bologna e di Barcellona, la sconfitta casalinga contro l'Atalanta e il pareggio di Torino. Ecco perché non si può comunque esultare per una qualificazione comunque importantissima, sia dal punto di vista del morale, del prestigio, e sia dal punto di vista economico. La Roma è parsa però abulica, con poche idee e spinta solo dalla grande, grandissima volontà dei singoli. Non si può imputare nulla ai giocatori, ce l'hanno messa tutta e hanno dato tutto, è innegabile. Di positivo c'è il non aver preso gol e l'aver ottenuto comunque una qualificazione che, nel passato, non sarebbe mai arrivata.
Bisogna però migliorare tutto il resto, dal pressing (che la Roma sta provando a fare ma in maniera ancora disordinata) alla fluidità di gioco, che non può dipendere solo da Gervinho e Salah.
Essere soddisfatti della qualificazione ma delusi per la prestazione deve essere il primo passo per crescere.