Per fortuna il "calcio femminile di una volta" non c'è più. Basta accettare la sconfitta senza screditare né la Roma, né i suoi tifosi
"C'era una volta il calcio femminile...". Questa è la frase scritta dalla calciatrice della Juventus, Martina Rosucci, che ha dato il là a tante, troppe, polemiche dopo la vittoria della Roma per 3-2 di sabato, che di fatto ha praticamente consegnato lo scudetto alla squadra di Spugna. La calciatrice fa da cassa da risonanza a un tweet di un giornalista (e verrebbe da dire c'era una volta il giornalismo) che, non essendo neanche al Tre Fontane, ha sostenuto la tesi che voleva i tifosi giallorossi aver sputato al tecnico Montemurro, riempiendolo di insulti, durante l'intervista post-gara a La7. (Ecco l'intervista e notate come nulla di quello che sia stato scritto sia vero)
href="https://t.co/uFeDiVWbhl">pic.twitter.com/uFeDiVWbhl — clarissa insolia (@avvclarinsolia) April 23, 2023
Inutile dire come, purtroppo, basti un tweet e un retweet per rovinare o screditare una tifoseria, come quella romanista e in un certo senso anche la squadra giallorossa. Inutile sottolineare come anche la calciatrice non fosse presente al Tre Fontane.
UN MATCH SCUDETTO PER 2.255 - Ad assistere al match tra Roma e Juventus ci sono stati 2.255 spettatori (2.100 romanisti+155 nel settore ospiti) così distribuiti: tribuna est (lato panchine) interamente romanista, tribuna ovest con settore osipiti e i restanti tifosi della Roma. Chi era allo stadio ha potuto notare come non ci sia stato alcun problema tra le due tifoserie, separate soltanto da un nastro e qualche steward a controllare. Chi era allo stadio ha potuto notare il clima di festa che c'è in casa romanista, sull'orlo della fresca qualificazione della squadra maschile alle semifinali di Europa League, rinvigorita dalla presenza di Mourinho e il GM Tiago Pinto su tutti.
"C'ERA UNA VOLTA IL CALCIO FEMMINILE" - Giusto! Adesso, per fortuna, grazie al professionismo iniziato appena lo scorso luglio, grazie all'impegno dei maggiori club italiani a investire sulle strutture per rendere quello che era "soltanto calcio femminile" seguito (?) dai tifosi (quali?), semplicemente calcio. Quel calcio capace di portare 40.000 tifosi all'Olimpico a vedersi un Roma-Barcellona e rendersi conto che "c'era una volta il calcio femminile" adesso c'è una realtà di squadre come la Roma, fatta da calciatrici che magari non avranno lo stesso appeal di un Dybala, ma che basta vederle impegnarsi fino allo strenuo delle loro forze, indossando i colori giallorossi, per tentare di vincere una partita, per far scattare quella chimica per cui lo spettatore distaccato che c'era prima, magari pieno di pregiudizi e stereotipi sul movimento femminile, diventi tifoso.
UNA GRANDE PARTITA MERITA UN TIFO VERO - Non meno di qualche giorno fa, Mourinho aveva chiamato a raccolta i tifosi della Roma dicendo che non avrebbero dovuto soltanto assistere a Roma-Feyenoord, ma giocare il match insieme ai calciatori che sarebbero scesi in campo. Dalle parole ai fatti, l'Olimpico è stato un qualcosa di meraviglioso col connubbio squadra-tifosi capace di superare le difficoltà ed esultare insieme per il traguardo ottenuto. Roma-Juventus femminile è LA PARTITA per eccellenza da qualche campionato di Serie A femminile a questa parte e lo sarà probabilmente anche nel prossimo futuro. Una partita che sul campo non ha disatteso le aspettative, in un tourbillon di emozioni da ambo le parti. Ci sono stati tutti gli ingredienti: grandi giocate, agonismo in campo, quella sana tensione di chi sa che si sta giocando un campionato, ribaltamenti nel punteggio, con l'epilogo finale su cui si può scrivere tanto e tanto ancora, potendo raccontare tante storie di calcio. A partire dall'autrice del 3-2, Roman Haug, rientrata da poco da un infortunio e che meno di un anno prima, a Ferrara, finale di Coppa Italia, sempre contro la Juve, ha avuto lo stesso pallone da buttare in rete (sarebbe stato il 2-2 che avrebbe mandato la partita ai supplementari), ma che aveva malamente fallito.
DA CHI ARRIVA LA MORALE? - Quel "C'era una volta il calcio femminile" sa molto di rabbia per il risultato di una partita che non è andata come si voleva. Inutile fare lezioni di morale ai tifosi per qualche insulto (appurato che gli sputi non ci sono stati) alla squadra rivale. Anche perché fa parte del gioco. Inutile scrivere "bisogna saper vincere", perché a cercare il pelo nell'uovo basta ripescare i festeggiamenti della Juventus dopo la Supercoppa del 2019 vinta contro la Fiorentina, dove non i tifosi, ma le calciatrici (anche da chi è arrivata la morale via solcial), in diretta Instagram facevano dei cori sia contro la Fiorentina, con frasi del tipo "attaccati a sto...", e proprio contro, guarda caso, la Roma (quando non c'entrava nulla), al grido di "Roma mer..". In quel caso, ovviamente, "Cera una volta il calcio femminile" che andava bene".
ADESSO C'È IL CALCIO FEMMINILE DOVE LA PIÙ FORTE È LA ROMA - Un qualcosa difficile da mandare giù e che quindi, in qualche modo, va demonizzato da chi è stato abituato a farne da padrone negli ultimi anni. Ma i fatti dicono che, una società relativamente nuova come quella giallorossa, col lavoro sia in prima squadra che nel settore giovanile, sia diventata un modello e la squadra da battere in pochissimo tempo e se, nonostante abbia già vinto una Coppa Italia, una Supercoppa, mancava ancora battere in campionato, sul campo (espressione apprezzata da quelle parti), quella Juventus a cui, con la vittoria di ieri, di fatto, si è scucito lo scudetto dal petto. In attesa di una finale di Coppa Italia tutta da gustare, il cui hype è già salito, anche, non tanto per illazioni tramutate in verità assoluta da un tweet, ma per l'antagonismo sportivo (fa parte del gioco anche l'attacco a mo' di rosicata) che nel Calcio femminile da "C'era una volta", non sarebbe esistito, e adesso, per fortuna c'è.