Non contano i giudizi, conta il risultato

22.05.2023 15:50 di Gabriele Chiocchio Twitter:    vedi letture
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Non contano i giudizi, conta il risultato
Vocegiallorossa.it

Una cosa che nel calcio piace molto fare è trovare analogie tra eventi, momenti, giocate: in molti hanno paragonato Bayer Leverkusen-Roma, semifinale di ritorno di Europa League vinta dalla squadra in trasferta con Mourinho in panchina, a Barcellona-Inter del 2010, semifinale di ritorno di Champions League vinta dalla squadra in trasferta con Mourinho in panchina. Un paragone sorto in modo quasi automatico anche per le modalità con cui il portoghese ha di nuovo staccato il pass per la finale: difesa strenua e a oltranza, in attesa del fischio finale che congelasse il risultato positivo ottenuto all’andata.

Oggi come allora, questa modalità di ottenimento del risultato ha diviso la critica in due fazioni: quella che definisce una gara del genere epica, eroica o con altri aggettivi di questo tipo, e chi non esita a definirla “disgustosa” (...) o comunque a denigrarla e derubricarla a colpo di fortuna. Ecco, il paragone tra le due partite si ferma prima ancora di questa divisione, perché al Camp Nou i nerazzurri affrontarono una squadra da cui era davvero difficile difendersi, con Julio Cesar protagonista, un gol effettivamente subìto e un secondo che avrebbe significato eliminazione se De Bleeckere non avesse fischiato il famoso fallo di mano che strozzò l'urlo di Bojan.

Alla BayArena, nulla di tutto questo è accaduto. Il Bayer Leverkusen ha tirato 23 volte, solamente 8 volte da dentro l’area e centrando lo specchio solamente in 6 casi, generando poco più di un expected goal. La sofferenza c’è stata solo nel cuore dei tifosi, i pericoli solo nella testa di chi pensa che un tiro deviato che finisce fuori sia un colpo di fortuna e non che sarebbe stato un colpo di sfortuna un tiro deviato che finisce dentro. La Roma ha giocato una ottima gara difensiva contro un Bayer Leverkusen che ha giocato una pessima gara offensiva, il risultato è stato di 0-0 e la qualificazione alla finale è andata ai giallorossi.

Qualsiasi giudizio “etico” non ha alcun valore, perché l’unica cosa che contava era andare a Budapest, e la Roma lo ha fatto mettendo in campo quelle che sono le sue armi migliori e, neanche a dirlo, senza scorrettezze: chiederle di giocare una partita esteticamente (?) migliore significava chiederle di andare contro i suoi interessi e contro le sue caratteristiche, esattamente come chiedere a una squadra di proposta di parcheggiare il pullman. Sono due modi di intendere il calcio che vanno ugualmente allenati, che non si possono improvvisare e che tendono entrambi all’ottenimento del risultato, non certo a soddisfare il palato di chi guarda. 

E sarà bene che la Roma a Budapest abbia la necessità e/o la forza di imporre una gara nelle sue corde, contro un Siviglia che però è una squadra che somiglia ai giallorossi molto più di quanto si possa immaginare. Perché l’obiettivo è uno solo, e sarà posto su un podio da non guardare quando si entrerà in campo alla Puskas Arena.