Mourinho è sempre Mourinho, però c'è chi ancora cade dalle nuvole e si stupisce
La Roma si appresta ad affrontare il Torino, ultimo impegno ufficiale del 2022, da 7ª classificata. È vero che il secondo posto è distante appena 4 punti, ma numeri alla mano questo è il momento peggiore da inizio stagione.
E come spesso accade nel calcio quando si attraversano questi momenti, ecco che parte la caccia al colpevole. Improvvisamente sono tutti sotto accusa, dalla proprietà Friedkin a Tiago Pinto, passando per il tanto chiacchierato Karsdorp e arrivando a Mourinho. Lo Special One non può essere esente da responsabilità, questo è chiaro. È lui l’allenatore che decide quali calciatori schierare in campo ed è lui che prepara il piano di “gioco” ogni partita.
La parola “gioco” è stata scritta volutamente tra virgolette perché una delle colpe maggiori che la piazza (o parte della stessa divisa tra tifosi e radio) imputa a Mourinho è che “la Roma gioca male”. Se dovessimo consigliare a un appassionato di calcio una partita di Serie A da vedere, probabilmente non gli diremmo di seguire questa Roma perché, onestamente, lo spettacolo scarseggia.
La questione, però, è un’altra: perché stupirsi e lamentarsi di tutto questo? Quando Mourinho è stato annunciato il 4 maggio 2021, qual è stato il primo pensiero passato per la testa? Mourinho=bel gioco oppure Mourinho=adesso si vince?
Chi ha pensato alla prima equazione sarà rimasto deluso, eppure avrebbe dovuto aspettarselo. Mourinho ha vinto tanto in carriera, ma di certo non si è costruito la sua fortuna attraverso una proposta di gioco spettacolare. Se qualcuno qui a Roma avesse voluto vedere altro, allora avrebbe dovuto tifare per Spalletti o Sarri, due tecnici che fanno giocare bene le proprie squadre.
Mourinho, scelto dalla proprietà per interrompere un digiuno di trofei lungo 14 anni, guarda caso è riuscito nell’intento al primo colpo con una delle squadre meno attrezzate allenate in carriera. E come è arrivato alla vittoria della Conference League, rinominata recentemente “Coppa dei Perdenti”? Di certo non attraverso partite entusiasmanti, ma spremendo al massimo i giocatori a disposizione facendo dare loro tutto in campo, sfruttando le qualità dei singoli.
Capitolo Karsdorp. Anche qui c’è nell’aria una sorta di stupore generale per le esternazioni pubbliche di Mourinho, che per i più non avrebbe dovuto criticare apertamente e aspramente un suo giocatore, addirittura invitandolo a cercarsi un’altra squadra a gennaio.
Si cade dalle nuvole un’altra volta perché Mourinho, come abbiamo scritto in un recente approfondimento, non è nuovo a queste dichiarazioni. Lo Special One ne ha avute un po’ per tutti in carriera, basti pensare a calciatori del calibro come Shevchenko, De Bruyne, Lukaku e Schweinsteiger per citarne solo alcuni, ma qui a Roma ci si stupisce quando se la prende (pur senza fare il suo nome) con il buon Karsdorp.
Mourinho è quello che passa dal gesto delle manette con l’Inter a quello del telefono con la Roma, è quello che quando le cose vanno male accentra volutamente su di sé i riflettori mediatici per spostare l’attenzione sui problemi della sua squadra.
Mourinho, che piaccia o meno, è sempre stato questo e non cambierà mai sino a fine carriera. Fa sorridere come ci sia ancora chi non l’abbia capito o fa ancora più sorridere chi continua a definirlo “bollito”. Una delle ultimissime indiscrezioni di mercato lo vorrebbe via dalla Roma a fine stagione per accasarsi al Real Madrid al posto di Ancelotti. Praticamente un “bollito” per un altro “bollito”...