Mettere Caprari e non Menez è stata una provocazione, contro il Milan bisognava fare di più
La Roma non passa l’ostacolo Milan. Serviva una vittoria per uno slancio definitivo verso la Champions, è arrivato solo un pareggio, quello che ha consegnato lo scudetto ai rossoneri.
Un punto che tiene viva ancora la speranza, ma dalla squadra di Montella ci si aspettava di più in una serata in cui i quasi 60 mila dell’Olimpico erano pronti alla grande impresa.
E invece la Roma è tornata rometta di fronte a un Milan imperioso che a un certo punto nella ripresa è sembrato quasi fermarsi dopo aver sfiorato clamorosamente la rete del vantaggio in un paio di occasioni.
I Giallorossi, se si esclude la chance di Vucinic a inizio gara, non hanno più impensierito la porta di Abbiati, e nella seconda parte della gara sono vistosamente calati.
A Montella non è bastato neanche il cambio di modulo, deciso dopo l’infortunio di Brighi, frattura scomposta del perone della gamba destra, con l’ingresso di Rosi e poi nella ripresa di Borriello al posto dell’evanescente e fischiato Vucinic
Ma il 4-4-2, un po’ come ai tempi di Ranieri, non dà i frutti sperati. Totti, con accanto l’ex milanista, non rende al massimo e i continui lanci lunghi a saltare un centrocampo privo di De Rossi e Perrotta, si perdono nell’impenetrabile difesa rossonera.
Misteriosa poi la scelta di Montella di non utilizzare la carta Menez nel finale di match, preferendogli il giovanissimo Capriari, che mai avrebbe pensato di esordire in serie A in una notte così decisiva.
Una sorta di provocazione da parte del tecnico romanista, che adesso dovrà vincere le ultime due gare, a Catania e poi in casa con la Sampdoria, per sperare di superare Udinese e Lazio nella corsa al quarto posto.
Prima c’è il ritorno di Coppa Italia con l’Inter. Ribaltare lo 0-1 dell’andata non sarà affatto semplice per una Roma che appare in riserva di energie e di uomini…