La solitudine del numero 9

14.12.2015 03:00 di  Alessandro Carducci  Twitter:    vedi letture
La solitudine del numero 9
© foto di Administrator

Zero tiri nello specchio della porta e cinque palloni toccati nell'area di rigore del Napoli. Si può riassumere così la partita della Roma al San Paolo. I giallorossi hanno portato a casa quello che al momento era forse il massimo risultato conquistabile, il pareggio, grazie a un'attenta gara difensiva e a uno Szczesny ancora una volta decisivo. Dall'altra parte, invece, Reina è stato uno spettatore non pagante per tutti i novanta minuti: la Roma non prende gol per la seconda partita consecutiva ma sta iniziando a faticare a farne.

DZEKO - Colpa di Dzeko, verrebbe da dire. Mancano i suoi gol a questa Roma e la classifica marcatori lo dimostra. In parte è vero perché, in queste ultime settimane, ha fallito le poche (pochissime) occasioni avute ma dall'altra non si può trascurare la solitudine nella quale trascorre gran parte del match.
La gara di ieri è stata emblematica: l'abbiamo visto ripiegare sulla fascia sinistra, fin quasi all'area di rigore romanista, l'abbiamo visto indietreggiare così tanto da essere costretto ad appoggiarsi a Szczesny, come un Manolas qualsiasi, l'abbiamo visto lottare per un pallone, tenerlo e prendere il fallo perché era l'unico modo per vedere la Roma avanzare sulla trequarti. L'abbiamo visto anche perdere malamente la palla perché non aveva compagni liberi da servire. L'abbiamo visto perdere palla e rincorrere l'avversario perché a lui perdere proprio non piace. L'abbiamo visto sbracciarsi in campo e scuotere la testa, ripiegare all'indietro e allargarsi sulla fascia pur di trovare uno spazio, un modo per ricevere il pallone, un modo per giocare. 

ASSENZA DI GIOCO - Senza Gervinho e Salah (o con un Salah ancora non in condizione, come ieri), il gioco della Roma diventa prevedibile, statico, ed è questa la colpa principale di Garcia. I giallorossi, fino a questo momento, hanno dimostrato di poter fare a meno di Dzeko ma non della freccia ivoriana o di quella egiziana. È questa l'amara constatazione dopo quattro mesi di campionato, nei quali l'ex attaccante del City avrà anche sprecato molte occasioni ma troppe volte è stato lasciato solo dall'assenza di gioco della Roma.

LE ALTRE - Nel Napoli ci sono i tagli di Insigne, gli inserimenti di Callejon, Hamsik, Allan, una squadra intera in movimento per creare degli spazi anche per Higuain (così come lui li crea per i suoi compagni). Alla Fiorentina c'è un sistema di gioco in verticale, con i viola che iniziano l'azione da dietro, con Badelj o Vecino, per poi portare la palla in avanti per Borja Valero o Ilicic e da loro subito in verticale per Kalinic, senza considerare la spinta dei due esterni, Bernardeschi e Alonso. Nella Roma, almeno nelle ultime settimane, non avviene nulla di tutto ciò. La squadra ha perso le sue certezze e attacca con nervosismo, a sprazzi, in maniera a tratti confusa e disorganizzata.