La prima vera svolta
La data del 18 novembre 2020 è la prima che si può annotare nell’ancor giovane albo d’oro della Roma targata Friedkin, quella della prima vera svolta da quando la proprietà è cambiata ormai tre mesi fa. I giallorossi hanno nominato un nuovo direttore generale e lo hanno trovato in Tiago Pinto, ormai ex dirigente del Benfica che nella Roma ricoprirà il ruolo di General Manager, Football. Sono la virgola e quel che c’è dopo la grande novità - al di là del nome in sé, praticamente mai ipotizzato prima che uscisse il comunicato ufficiale - annunciata: il massimo dirigente della società è un uomo di calcio (pur essendo giovane, in questo mondo) che sarà ufficialmente sottoposto solo alla proprietà e alla sua emanazione nell’organigramma (l’amministratore delegato Guido Fienga). Resta libera, quindi, la casella di DS, che siamo stati abituati a considerare la più importante non solo a livello pratico, ma anche rappresentativo: Sabatini, Monchi e Petrachi hanno avuto l’onere non solo di gestire le trattative in entrata e in uscita, ma anche di occuparsi di un’altra serie di mansioni di campo e di rappresentanza, anche davanti ai microfoni.
Con l’arrivo di Tiago Pinto, è presumibile che questo possa non accadere più, in quanto il futuro DS potrà essere anche una figura che possa dedicarsi completamente alle questioni di campo, un DS invisibile e lontano dai radar. Tiago Pinto ha definito la Roma come una società in fase di rilancio, un rilancio che avverrà in una direzione diversa e del tutto nuova rispetto a quella intrapresa in passato, almeno sul piano strutturale: gli obiettivi saranno gli stessi degli ultimi anni, perché i numeri del bilancio non sono (purtroppo) cambiati e bisognerà continuare ad abbinare la volontà di aumentare la competitività con la necessità di farlo rimanendo all’interno di una serie di paletti economici. Novità significa curiosità: di quest’ultima, adesso, ce n’è davvero molta.