La pressione a rovescio
Le luci erano accese, l’occasione era, se non ghiotta, comunque gustosa, l’avversario abbordabile. Condizioni uguali o migliori rispetto a Roma-Porto, quando i giallorossi hanno esibito una delle migliori prestazioni stagionali: su quella scia dovevano scendere in campo questa sera, e invece i tre punti sono arrivati con lo stesso risultato, ma con tanta sofferenza in più. Una sofferenza dettata da una scarsa compattezza contro un Bologna che, invece, ha avuto grande coesione, non premiata, in alcuni casi, dalla malasorte. Una scarsa compattezza, a sua volta, spiegabile anche con una differenza di pressione tra campionato e Champions League, rovesciata però rispetto a un mondo standard. A qualsiasi squadra tremano più le gambe nelle grandi serate d’Europa, non alla Roma, che in Champions League ha la sua ricreazione dal campionato, in cui i compiti vanno fatti e vanno fatti bene.
Se in nelle notti di coppe e di campioni lo stadio è una festa a prescindere, in quelle di Serie A quasi non si festeggia neanche coi tre punti in tasca: una differenza sostanziale che in campo si sente e anche forte. Difficile e limitativo, comunque, ridurre a queste le difficoltà patite quest’oggi dalla Roma, che ha iniziato col 4-3-3 e ha finito col 4-2-3-1, segno che un modulo può risolvere questioni di “grammatica”, ma non basta, da solo, per ottenere un bell’elaborato con cui portare a casa un bel voto. La Roma vista contro il Bologna strappa una sufficienza per i tre preziosissimi punti che incamera; brillantezza - fisica e di gioco - qualità, anche aggressività sono rimaste alla serata di martedì e si spera di rivederle prima del 6 marzo, che dista sedici, lunghissimi, giorni. In mezzo, prima della sfida internazionale, due sfide meno che nazionali: una regionale e una cittadina, da vincere per poter continuare a pensare di prenotare altri viaggi per il prossimo anno. Per poter scappare nuovamente da quella pressione a rovescio che impedisce di spiccare il volo anche entro i confini.