La personalità di Lamela, Stekelenburg super, la scelta del duo Osvaldo-Borriello non paga

Nato a Roma il 7 febbraio 1973, nel 2000 inizia a collaborare con Eurosport. Nel 2003 contribuisce alla nascita di Sportitalia di cui diventa dal 2006 responsabile della redazione romana e inviato per la Nazionale di calcio
25.10.2011 00:00 di Marco Terrenato   vedi letture
La personalità di Lamela, Stekelenburg super, la scelta del duo Osvaldo-Borriello non paga

Erik Lamela si presenta alla grande, la Roma un po’ meno. Ma per Luis Enrique va bene così. Una vittoria sofferta all’Olimpico con il Palermo è la medicina giusta per dimenticare i dolori del derby.

Al 19enne argentino bastano appena 7 minuti per far vedere le sue qualità, Un rapido sguardo al centro e poi, con fantastica naturalezza, un sinistro imprendibile per Tzorvas e un sogno che si realizza al debutto assoluto, sotto gli occhi di capitan Totti, sorridente in tribuna.

Lamela, gettato nella mischia dall’inizio, causa infortunio di Pjanic, stupisce per la personalità mostrata in campo e nella ripresa sfiora quella che sarebbe stata una clamorosa doppietta all’esordio. E proprio in assenza di Totti, il cui rientro è ancora incerto, l’ex River Plate può rappresentare davvero un’arma micidiale.

Nonostante il fattore Lamela e un altro fulmineo vantaggio, come contro la Lazio, la squadra giallorossa fa una fatica enorme a portare a casa i tre punti.

A centrocampo l’utilizzo contemporaneo di Gago e Pizarro, da una parte garantisce qualità, dall’altra scarsa interdizione, De Rossi si erge a muro difensivo, ma le occasioni concesse al Palermo sono troppe. Juan, al rientro dopo 5 mesi, soffre l’uno contro uno di Hernandez e ci vuole un Stekelenburg finalmente super per evitare il peggio. 

In attacco la scelta del doppio centravanti con Osvaldo e Borriello non paga, e l’ottimo ingresso di Bojan lo evidenzia ancora di più. Le chance per segnare non mancano e un maggiore cinismo avrebbe evitato il patos finale.

La classifica è corta e la Roma è lì, nonostante sia chiara la difficoltà della squadra ad assimilare il gioco richiesto da Luis Enrique.

Non ci vorranno 18 anni per farglielo capire, scherza l’asturiano, la speranza romanista è che serva ancora solo qualche partita, anche perché alle porte ci sono sfide durissime. Le prossime in tre giorni,  mercoledì al ‘Ferraris’ con il bel Genoa di Malesani e poi sabato in casa con il Milan.

A quel punto sulla bilancia del campionato il valore di questa Roma avrà un peso più preciso.