La forza dell'equilibrio
È una Roma tornata alle sue origini quella che lunedì ha battuto la Lazio staccando l’importantissimo biglietto per la fase a gironi della prossima Champions League. Contro i biancocelesti i giallorossi hanno infatti fatto sfogare i loro avversari per poi colpirli nel secondo tempo, un po’ come accadeva all’inizio della scorsa stagione, quando la squadra di Garcia dava il meglio nelle seconde parti di gara.
Questo era - ed è stato - possibile grazie a un’arma ben precisa: l’equilibrio. Un anno fa Garcia, soprattutto all’inizio del suo mandato, quando c’era da ricostruire dalle macerie dei due precedenti, puntava a mandare sempre in campo formazioni che rispettassero un bilanciamento delle due fasi di gioco senza rischiare di scollarsi, schierando ad esempio Florenzi (o Marquinho) nei tre d’attacco con Pjanic a centrocampo o rinforzando la mediana con Nainggolan e Strootman insieme a De Rossi quando in campo andavano tre punte vere tra esterne e centravanti. Lunedì l’ex tecnico del Lille è partito con una formazione sbilanciata all’indietro, con Keita a centrocampo e Florenzi in avanti contemporaneamente per contenere meglio i propri avversari (anche con un po’ di fortuna, chiedere a Miroslav Klose) e ha messo le basi per vincere la partita quando la lancetta si è spostata in avanti raggiungendo l’ipotetico centro, pur con un assetto da contropiede, grazie all’inserimento di Pjanic.
È ovvio che l’equilibrio è un elemento che va valutato anche in relazione a giocatori disponibili, avversario e momento delle due squadre che vanno in campo, ma questa caratteristica è una di quelle cose che a volte sono mancate in questa stagione. L’idea iniziale - confermata dallo schieramento della prima giornata con la Fiorentina, da quello delle partite con CSKA Mosca e Bayern Monaco in casa e quello dello Juventus Stadium - era quella di sbilanciare la squadra in avanti con Iturbe al posto di Florenzi nel tridente con Totti e Gervinho, puntando sulla garra del numero 7 e sulla sua capacità di svolgere sia la fase difensiva che quella offensiva con più qualità rispetto al centrocampista di Vitinia. I fatti hanno però dimostrato che l’ex Verona può scatenare le sue qualità solo se non incatenato da un lavoro da equilibratore che evidentemente gli compete poco e che mantenere un assetto coerente è fondamentale per avere una continuità che da dicembre in poi in questa stagione è venuta totalmente a mancare, non solo ma anche per questo motivo.
Nell’estate delle riflessioni e degli errori da non ripetere, il primo tassello da sistemare sarà dunque quello dell’equilibrio in campo: il resto, poi, sarà conseguenza.