La forza dell'ambizione
Paulo Fonseca ha deciso, e non poteva essere altrimenti, di forgiare la sua Roma in nome della qualità. A partire dal modulo, quel 4-2-3-1 che vede, appunto, 3 giocatori di estro alle spalle del centravanti. Tecnica, controllo del pallone e degli spazi, giocate: tanto, ma anche niente, se non si concretizzano in gol e punti. Le quattro reti infilate dalla Roma al Franchi, però, non lasciano spazio a critiche e sono la sintesi in un solo numero del dominio sui sopracitati piani, in un’esibizione di tutte le migliori caratteristiche della Roma.
I giallorossi, prima di tutto, sono una squadra che dimostra di sapere quello che sta facendo, capace di andare oltre l’ennesimo episodio negativo e sfortunato della stagione grazie alle certezze che ha sul piano dell’organizzazione: un elemento la cui mancanza era stata sottolineata più e più volte nel passato più o meno recente, e la cui presenza è fondamentale per poter costruire qualsiasi tipo di ambizione. Ambizione, parola, non a caso, utilizzata più volte dal tecnico portoghese e poi portata sul campo coi fatti, perché scegliere di giocare in questa maniera, con una linea difensiva molto alta, con un pressing costante (seppur non asfissiante, soprattutto per chi lo esegue) e un possesso palla di qualità è spesso facile a dirsi e immaginarsi, meno a trasporsi in pratica, perché un errore può compromettere tutto nella testa prima ancora che nel punteggio. La Roma di errori tecnici ne ha fatti e continuerà a farli, ma non rinuncerà per questo alla sua identità e a essa si affiderà per rimediare: è forse questa la forza maggiore che sta spingendo la squadra sempre più in alto in classifica, con l’obiettivo di tornare in Champions League però ben fissato in testa, da rincorrere fino a che non sarà raggiunto. Il quarto posto, attualmente, è realtà, e tale rimarrà almeno fino al 5 gennaio, data della ripresa del campionato dopo una pausa ancora una volta provvidenziale, stavolta non per recuperare infortunati (che comunque ci sono e comunque lavoreranno per tornare il prima possibile), ma per far riprendere fiato ad alcuni elementi fondamentali, come Džeko, Kolarov (due che, non a caso, dal campo non escono mai, a prescindere dagli errori che possono commettere) o Veretout (alla quattordicesima presenza completa consecutiva): un Natale dal passare col sorriso, e non solo per la classifica.