L'orchestra, i solisti e le note stonate
La Roma di Paulo Fonseca è ormai un’orchestra piuttosto affiatata: ognuno sa suonare il proprio strumento e la direzione del portoghese fa sì che raramente ritmo e dinamica siano sbagliati. Certo, negli ultimi tempi diversi strumentisti non si sono potuti presentare né ai concerti, né alle prove, creando l’impaccio di dover trovare dei sostituti. È difficile che un bravo chitarrista suoni altrettanto bene il pianoforte o il violino, ma di tutti gli strumenti la base è sempre la teoria musicale, e allora in certe situazioni ci si può anche adattare a uno strumento “nuovo” per poter portare a casa lo spettacolo. La Roma che ha battuto ed eliminato il Braga questa sera ha iniziato la partita con quattro giocatori fuori ruolo, ma era difficile accorgersene, anche considerando il fatto che Fonseca, quello spartito, lo ha leggermente modificato.
Se normalmente la costruzione dal basso era seguita da una risalita del campo ordinata e metodica, questa volta il palleggio nel proprio terzo è servito essenzialmente per tirare fuori il Braga e colpirlo con lanci profondi, come accaduto più volte, anche in occasione del gol dell’1-0 di Džeko, il terzo nelle ultime tre partita di Europa League disputate. Un solista che ha approfittato dell’acuto di un El Shaarawy che ha sbloccato ricordi - come si suol dire in questo periodo - decisamente dolci e fatto tornare alla mente come i colpi dei singoli siano importanti quanto lo sforzo collettivo (vedere Benevento-Roma). Gli ottavi di finale del torneo sono il giusto premio per una squadra che lo ha sempre affrontato con la giusta testa e per un allenatore che continua a sfruttare la competizione nel migliore dei modi: anche oggi, staffetta tra Villar e Pellegrini, presumibilmente in campo insieme dall’inizio domenica contro il Milan, minutaggi pesati per El Shaarawy, Veretout, Pedro e Džeko e fiducia aggiunta al bagaglio dei subentrati - Perez su tutti - con un piano che stavolta non è riuscito al 100% solo per l’infortunio patito dal bosniaco con Borja Mayoral già pronto a metà campo. Note stonate, come il rigore sbagliato (male) da Pellegrini e l’autogol di Cristante, di un’armonia, comunque, sempre piacevole.