L'ora di superare i propri limiti
Se la Roma è in lotta per un posto in Champions League, nonostante gli innumerevoli (non letteralmente, ma quasi) infortuni è essenzialmente grazie all’ottimo rendimento mantenuto contro le squadre nella parte destra della classifica: soli quattro punti persi contro le genovesi (di cui due alla prima giornata, schierando quelli che sarebbero diventati i centrali difensivi di riserva) e tutte vittorie, che hanno fruttato punti preziosi per mantenere l’alto ritmo necessario; se l’obiettivo è ancora tutto da conquistare, è perché con le altre il rendimento è insufficiente sia in termini di punti (9, con vittorie solo contro Hellas Verona e Milan) che in termini di gioco e gol segnati (con le prime 5 della classifica, due rigori e un autogol). Al termine del mercato, il motivo più diffuso di soddisfazione era quello di aver composto una squadra definita da più parti “logica” e “pratica”, magari con qualche primadonna in meno ma con più di qualche elemento in cerca di riscatto dopo annate negative o alla ricerca della consacrazione: è più o meno logica parte delle cause di questo rendimento, a sua volta causa della gara non all’altezza giocata allo Stadium e costata il primo dei tre obiettivi stagionali. Un rendimento che dovrà necessariamente essere diverso - leggasi, migliore - domenica, quando a essere ospite della Roma sarà una Lazio mai così lanciata, con 11 vittorie consecutive ottenute in tutte le maniere possibili: contro grandi e piccole squadre, in carrozza e soffrendo, chiudendo la pratica all’inizio o agguantando i tre punti alla fine.
A parti inverse, quando è stata la squadra sfavorita a vincere a fare la differenza spesso sono state fisicità, compattezza e grinta; la Roma, pur non essendo mancata di convinzione in diverse delle gare giocate in stato di emergenza (come ad esempio, la serie di ottobre con Pastore in campo continuativamente) non può “ridursi” ulteriormente a essere una squadra di lotta, perché non ne ha le caratteristiche. Deve trovare il modo di sbloccarsi, di dimostrarsi grande quanto desidera essere e deve farlo attraverso i suoi giocatori più rappresentativi, gli unici in grado, in potenza, di assicurare questo salto di qualità: Smalling sta rispondendo presente, ma serve anche la qualità di Kolarov e Džeko, per dirne due a caso, che non stanno facendo quanto potrebbero, al contrario di quegli elementi della Lazio (Milinkovic-Savic, Luis Alberto, Immobile) che stanno dando il massimo, superando i loro limiti passati. Proprio come deve fare la Roma, e il momento di farlo è adesso.