L'incantesimo Champions League
Dopo il 5-0 contro il Viktoria Plzen, arriva il 3-0 al CSKA Mosca. Inutile fare troppi paragoni con la partita giocata contro la SPAL, semmai aumenta la rabbia per la sconfitta di sabato, come per tutte le altre in Serie A, arrivate contro squadre decisamente alla portata della squadra. La Roma di Di Francesco vive una sorta d'incantesimo chiamato Champions League. Sarà la carica data nell'ascoltare l'inno della competizione prima d'iniziare il match, sarà che i giallorossi siano, per caratteristiche tecnico-tattiche, una squadra più europea che "italiana", sarà che la concentrazione in Champions è maggiore. 0-0 contro l'Atletico Madrid, 3-0 contro il Chelsea, 1-0 contro il Qarabag, 1-0 contro lo Shakhtar, 3-0 contro il Barcellona, 4-2 contro il Liverpool. Questo lo score da club d'élite allo Stadio Olimpico, lo stesso stadio dove la Roma difranceschiana ha fatto spesso figuracce in campionato.
Basta vedere la trasformazione di Dzeko, vero e proprio dottor Jekyll e mister Hyde, capocannoniere insieme a Messi (non il primo qualsiasi) della fase a gironi di Champions. Del perché avvenga questa trasformazione, questo plus totale, soltanto nelle notti Champions è forse il principale problema da risolvere. Come la scorsa stagione, quando il Medioevo della Roma arrivò proprio quando le notti europee andarono in letargo per la pausa invernale, per poi fiorire in primavera fino ad arrivare a un passo dalla finale di Kiev. Come al solito, ora, sarà da capire quanto di ciò che si è visto contro il CSKA Mosca verrà riproposto al San Paolo di Napoli. Altro coefficiente di difficoltà senza ombra di dubbio, utile però per diagnosticare alla squadra soltanto un problema di scarso approccio ai match considerati facili sulla carta o se c'è ancora dell'altro, prima di capire se questo male che affligge la squadra possa essere debellato o sopportato.