Italia-Serbia, la sconfitta del ministro Maroni

Nato a Roma il 10 luglio 1962. Risiede a Roma, è laureato in giurisprudenza. Giornalista pubblicista. Presidente del Roma Club Montecitorio
14.10.2010 00:00 di  Paolo Cento   vedi letture
Italia-Serbia, la sconfitta del ministro Maroni
Vocegiallorossa.it
© foto di Alberto Fornasari

Quanto accaduto in occasione di Italia-Serbia a Genova rappresenta la sconfitta più plateale del ministro dell'Interno Maroni. Il modello sicurezza del calcio italiano viene messo in crisi da 200 nazionalisti serbi facendo saltare ogni forma di prevenzione, nonostante la prevedibilità di quanto accaduto. A Genova abbiamo avuto la conferma che 15 anni di leggi speciali sul calcio e la tessera del tifoso fanno parte di una struttura ideologica e repressiva inutile ed inefficace, che toglie diritti e libertà senza garantire sicurezza e prevenzione. A Genova è caduta un'altra bugia: la favola che il calcio possa essere di per sé un'isola felice dove, in nome di una passione popolare, si possa eliminare il conflitto e le contaddizioni spesso drammatiche e violente di una societa in crisi. Anzi proprio l'eccessiva spettacolarizzione e deriva mediatica amplificano il palcoscenico-calcio, che diventa un formidabile luogo di espressione di questa crisi con buona pace dell'ipocrisia di chi vorrebe lo stadio come un teatro e la partita come un set asettico, da vedere solo come clienti della televisione.

Facciamo una sforzo serio, tutti quanti, per aprire una riflessione seria sul calcio e non cadiamo nella retorica. La violenza si combatte innanzitutto con una grande opera di verità, chiedendo innanzitutto al ministro Maroni e ai vertici organizzativi del calcio italiano di rispondere a questa domanda: come mai nonostante il modello sicurezza del ministro Maroni, 200 estremisti serbi hanno potuto portare a Marassi bastoni e coltelli? Aspettiamo una risposta convincente.