Il lato oscuro della Roma
Non si tratta di una “Cronaca di una morta annunciata”; per carità, siamo soltanto a inizio stagione e la Roma in campionato, su due gare a disposizione, ne ha vinta una 4-0 e ne ha pareggiata l’altra 2-2 su un campo che probabilmente sarà complicato per tutti. Però le difficoltà che sta palesando la squadra, l’eliminazione dalla Champions League ha messo il carico da undici (si fosse giocato in undici…) sull’attuale situazione, non sono un qualcosa di nuovo, un fulmine a ciel sereno dopo un’estate passata tranquilla. Tutto già detto, tutto già scritto. Neanche la squadra si era ritirata e già il primo campanello d’allarme lo ha fatto suonare la questione Pjanic. Il miglior tuo calciatore strappatoti con forza dalla tua rivale per eccellenza. Questione di budget, difficoltà di mercato. Ecco i treni sui quali salire o quelli da prendere in corsa, lesti, prima che avessero potuto cambiare binario, di Spalletti e la mossa del gatto maculato di Sabatini. Passano i giorni, la squadra si raduna, si va a Pinzolo e si parla di sopperire il gap tecnico dalla Juventus cercando di mettere in campo il carattere, ossia quel quid che fa la differenza tra essere buoni giocatori o ottimi giocatori vincenti (e di conseguenza anche una squadra). Altro problema era quello difensivo. La rosa (e anche qua Spalletti lo aveva detto in tempi non sospetti: “In difesa ho solo Manolas”), aveva visto partire Maicon, De Sanctis, Digne, Rüdiger infortunatosi prima dell’Europeo e Florenzi considerato un centrocampista. Dentro Mario Rui ed Alisson. Il primo per sfortuna si è fatto male subito, il secondo non convince il tecnico che ha richiesto nuovamente Szczesny. Il vero problema difensivo però non era tanto reperire giocatori, ma quello di reperirli nel tempo utile affinché si fossero amalgamati in tempo per il preliminare di Champions League. Specie, visto che Pallotta in primavera aveva parlato di dover rinforzare soltanto il reparto difensivo, quello che aveva mostrato maggior fragilità e che, tra prestiti e calciatori non rientranti più nel progetto societario, andava rivisitato. Se Jesus è arrivato dopo qualche giorno di Pinzolo, Fazio è arrivato il 3 agosto (-14 giorni dal preliminare) e Vermaelen, il titolare da affiancare a Manolas il 7 agosto a Fiuminico (-7 giorni dal preliminare).
Senza dimenticare l’arrivo di Bruno Peres il 16 agosto (la vigilia della gara contro il Porto). Troppo poco il tempo a disposizione per Spalletti per formare un reparto affiatato e coi giusti meccanismi. Le difficoltà di mercato hanno portato a un eccessivo ritardo nel reperire i giocatori e, di conseguenza, si è creata quella confusione tattica per la ricerca del modulo giusto o di come e dove far rendere al meglio i giocatori. Una squadra alla ricerca della propria identità è una squadra che alla prima difficoltà o pseudo tale mostra fuori la paura. La paura, citando Star Wars, porta al Lato Oscuro. Nella Roma è quel male chiamato mancanza di personalità o carattere che fa sì da non essere mai tranquilli di aver strappato i 3 punti, anche se sei in vantaggio di 2 o 3 gol a pochi minuti dal termine, e tutte le altre situazioni che i tifosi della Roma conoscono fin troppo bene e per cui continuano a farsi rodere il fegato troppo spesso. Tempo al tempo. Nel primo crocevia della stagione si è intrapreso il percorso meno appagante. La difesa diventerà sempre più reparto e Spalletti troverà l’identità giusta della sua squadra. Bisognerà quantificare se lo scotto di una partenza in ritardo sia già stato pagato o si porterà dietro ulteriori strascichi. Tutto era già stato detto. Tutto era già stato scritto. La pausa allevierà le polemiche. La Roma contro la Sampdoria è chiamata a spegnerle e ripartire.