E' la vittoria del gruppo, contro la Juventus si poteva affondare o tirarsi su con un colpo di reni
L’urlo di Totti dopo il suo gol, l’urlo della Curva Sud, l’urlo di Roma che, a fine gara, si è abbracciata tutta. Dopo tanto tempo si respirava felicità ieri all’Olimpico. Ora è facile dire che è stata la vittoria di Totti, di Osvaldo, di Torosidis e via discorrendo. Questa è stata la vittoria del gruppo perché solo un grande gruppo, unito e determinato, avrebbe potuto vincere contro la Juventus. Dominando, tra l’altro, almeno nella ripresa con i giallorossi che hanno avuto almeno quattro nitide palle gol mentre Stekelenburg, punizione di Pirlo a parte, ha avuto semplicemente il merito di rimanere concentrato fino alla fine, smanacciando qualche palla velenosa ma senza dover fare grossi interventi. I bianconeri erano probabilmente scarichi a livello mentale ma la Roma ha giocato bene. Ha giocato come una squadra e ha vinto come una squadra. Hanno vinto anche i tifosi perché, nonostante una classifica preoccupante, non hanno mai fatto mancare il sostegno alla squadra. Mai. A parte qualche comprensibile fischio all’ingresso dei giocatori in campo, lo stadio ha spinto la Roma verso una vittoria importante per la classifica ma fondamentale per il morale. Era il momento di affondare nel pantano o di tirarsi su con un colpo di reni.
Il merito è di tutti: da un Totti che, come Dorian Gray, non invecchia mai ad un Osvaldo che, dopo una settimana molto complicata, risponde sul campo con una prestazione maiuscola e costellata da numerosi assist per i suoi compagni. Ottima la prova anche di Torosidis, che ha arato la fascia per tutta la gara mentre De Rossi e Pjanic sono riusciti a mantenere la squadra equilibrata, senza farsi sopraffare dal centrocampo juventino. La difesa, ben coperta dal centrocampo, ha tenuto molto bene e va dato atto a Piris di essersi adattato ad un ruolo non suo. Altra grande prova di Marquinhos ma ormai non fa più notizia. Semplicemente rifiuta di farsi superare nell’uno contro uno e le poche volte in cui concede qualcosa poi riesce sempre a riprendere il suo avversario. Ha diciotto anni ma di testa ne dimostra almeno altri dieci. Ha classe, tecnica, velocità e senso tattico. Buona la prova anche di Stekelenburg, chiamato seriamente in causa solo nel primo tempo, quando è andato a togliere dall’angolino la punizione di Pirlo. Chapeau!