Da Napoli a Napoli: la Roma vuole diventare grande
Sono passati quasi cinque mesi dall’ultima sconfitta subita dalla Roma sul campo in una partita di Serie A. Era il 5 luglio quando Fonseca, reduce da due KO di fila pesanti non solo per la classifica, ma anche per un’idea di squadra che sembrava essere stata cancellata dalla lunga sosta per la pandemia, tentò il ribaltone schierandosi con la difesa a 3. Il risultato non fu eccellente: al di là della vittoria partneopea, arrivata con un paio di giocate estemporanee e non frutto di un vero e proprio dominio nel campo, la prestazione giallorossa fu povera, più da difesa a 5 atta a contenere e ripartire che da difesa a 3 aggressiva e pronta a recuperare il pallone il prima possibile. Quello, però, era solo il primo passo di un nuovo corso, in cui partita per partita si è (ri)aggiunto qualcosa dei princìpi di gioco - quelli sì, mai cambiati, almeno non radicalmente - di Fonseca per ricostruire classifica e identità di gioco dopo il reset di marzo. Sette vittorie e un pareggio nella piccola Serie A, però, non sono bastate per ben figurare al primo vero esame, col Siviglia in grado di maramaldeggiare sui giallorossi negli ottavi di finale di Europa League a Duisburg, facendo loro capire che di strada ne andava fatta ancora parecchia.
E da quel 10 agosto di strada la Roma ne ha continuata a fare, aggiungendo pezzi di importanza capitale come Pedro, riscoprendo calciatori come Pellegrini in un nuovo ruolo e osservando i miglioramenti di Ibanez o anche Mkhitaryan, giocatore superiore ma che non aveva mai avuto un rendimento come quello di queste settimane. La striscia positiva - liste a parte - è proseguita, la crescita anche e adesso la Roma è una squadra che dà l’idea di non dover mettere neanche troppa grinta come faceva la miglior Roma dello scorso anno, ma che sa perfettamente quello che deve fare e, soprattutto, sta imparando a farlo, in determinate situazioni, senza alcuni dei suoi uomini migliori. Solo un anno fa sarebbe stato impensabile collezionare due vittorie di fila segnando 6 gol senza Edin Džeko e non soffrire l’assenza di quattro difensori su sei a disposizione, un limite apparentemente superato per i giallorossi, che ora devono mettersi alle spalle anche un altro dei loro difetti, vale a dire la loro difficoltà a non far mancare nulla nei grandi appuntamenti. Dopo l’intermezzo europeo - comunque fondamentale, per poter risparmiare ulteriormente energie nelle prossime settimane - di Cluj, i giallorossi torneranno dove tutto è (ri)cominciato, con la possibilità di iniziare un terzo, nuovo, capitolo, e di diventare grandi per davvero.