Caccia al colpevole

22.07.2018 14:02 di Gabriele Chiocchio Twitter:    vedi letture
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Caccia al colpevole
Vocegiallorossa.it

Vedere calciatori importanti andare via è una cosa a cui da queste parti ci si è abituati. O meglio, ci si dovrebbe essere abituati, visto che a ogni partenza, oltre alla normale delusione, si sviluppa sistematicamente un coacervo di polemiche che porta altrettanto sistematicamente alla ricerca di un colpevole di tale delitto. Da una parte “è il calciatore che ha spinto per andare via”, dall’altra “è la società che vende i calciatori perché non vuole vincere”. È sorprendente come, a fronte di ormai tante cessioni importanti (spesso riequilibrate da acquisti di calciatori già altrettanto importanti o di calciatori poi diventati altrettanto importanti) questo meccanismo ciclico non stia cessando di alimentarsi ma, anzi, ogni stagione - e ogni anno passato a vedere altri, più dotati economicamente e non solo rispetto alla Roma, alzare trofei - questa caccia al colpevole diventi sempre più dura e, spesso, fantasiosa. È il caso della cessione di Alisson, che sta generando la solita divisione; quello che spesso si tralascia è che un’operazione del genere è frutto essenzialmente di una scelta.

Il portiere brasiliano aveva ancora tre anni di contratto con la Roma, che poteva scegliere di tenerlo ancora, assumendosi però il rischio di vederlo svalutato tra meno di un anno anche a prescindere dalle prestazioni, visto che la società avrebbe in quel caso meno potere contrattuale e, magari, potrebbe essere invischiata in necessità finanziarie che dovrebbero accelerare eventuali cessioni, finendo per abbassarne il valore. Vendere oggi Alisson significa privarsi di uno dei migliori portieri (per qualcuno, il migliore) della passata stagione e con tutta probabilità peggiorare nel ruolo, ma anche assicurarsi una plusvalenza tale da, presumibilmente, poter far fronte a gran parte delle necessità di questo bilancio ed essere più liberi nei prossimi mesi, o anche già nelle prossime settimane. È una scelta che tiene conto di una situazione alla quale bisognerebbe essersi abituati, oltre che delle legittime ambizioni di un calciatore, che però resta un dipendente. Non un colpevole.