Le montagne russe dell'equilibratore

23.03.2016 19:55 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio
Le montagne russe dell'equilibratore
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

La scorsa estate, nella prima parte della sessione di calciomercato, il ritornello che si sentiva tra caldo, sole e spiagge era: “La Roma non ha comprato nessuno”. Dovevano arrivare un portiere, un centravanti, un terzino e un esterno offensivo, ed effettivamente per tappare questi buchi i tifosi hanno dovuto aspettare anche gli ultimi giorni del mese di agosto. “Nessuno”, però, era il termine sbagliato: la Roma aveva infatti ufficializzato al primo giorno utile per depositare contratti, l’arrivo di Iago Falque, reduce da una stagione da 13 gol al Genoa ma comunque percepito come elemento secondario di un’altra trattativa, quella legata al riscatto della seconda metà del cartellino di Andrea Bertolacci, poi spedito al Milan in cambio di 20 milioni, e addirittura messo a paragone con qualche giovane scartato dalla Roma, che secondo alcuni magari avrebbe potuto far più comodo a un costo minore degli 8 milioni di euro versati nelle casse del club di Preziosi. Un arrivo più in punta di piedi che mai per lo spagnolo, che nel ritiro di Pinzolo si fece notare per la sua grande capacità di prendere la porta con il suo mancino: di gol ne avrebbe poi segnati pochi (appena 3 in 25 partite tra campionato e Champions League), ma pronti-via e la sua importanza all’interno della rosa sarebbe stata inversamente proporzionale alle sue segnature. Assente a Verona, poi subito titolare contro la Juventus con l’assist per il 2-0 di Edin Dzeko, sommato a tanta qualità ed equilibrio.

Con Florenzi spostato indietro, il numero 14 era l’elemento in grado di limitare lo sbilanciamento del tridente di Garcia e di tappare buchi ove ce ne fossero stati, come nel derby, in cui, in assenza di Pjanic, schermò perfettamente Biglia annullando o quasi le velleità della squadra di Pioli, o di nuovo a Verona ma con il Chievo, gara in cui, da centrocampista, segnò anche il 3-2 che aveva avvicinato la Roma ai tre punti, prima della mortifera punizione di Simone Pepe. L’arrivo di Spalletti - e uno stop per un problema al ginocchio portato avanti per diverse settimane - hanno completamente ribaltato la situazione, sia nelle gerarchie, con appena 93 minuti giocati, tutti da subentrato, spalmati in 4 gare sulle 9 in cui è stato a disposizione, che nel ruolo. Per Spalletti Iago Falque è un centrocampista, non un esterno offensivo di equilibrio come per Rudi Garcia, tant’è che a Empoli è entrato in campo per sostituire Nainggolan. Le due cose sono una la conseguenza dell’altra: con una mediana a due, il toscano ha preferito altri giocatori anche in assenza di Miralem Pjanic, vale a dire il giocatore a cui Iago più si avvicina per caratteristiche ed ecco dunque spiegata la latitanza dello spagnolo dal rettangolo verde. Un girone fa Iago Falque fu l’uomo decisivo, adesso è momentaneamente tornato nell’anonimato che lo aveva accompagnato nella Capitale, montagne russe paradossali per quello che della Roma era l’equilibratore.