L'ultima fatica di Kolarov
Con i suoi 31 anni al momento dell’arrivo a Roma (anzi, a Boston, dove i giallorossi si trovavano in tournée), Aleksandar Kolarov doveva essere sì uno degli ingranaggi principali della squadra di Di Francesco, ma anche un pezzo da cercare di tenere sempre al meglio, e quindi da gestire, nell’arco della stagione. E invece il serbo domenica - qualora scendesse in campo - collezionerà il trentacinquesimo gettone di campionato, il quarantasettesimo (e ultimo) complessivo considerando anche le dodici presenze in Champions League in cui - neanche a dirlo - non ha saltato neanche un minuto (totale tra le due competizioni: 4051, il più alto minutaggio della rosa). L’ex giocatore del Manchester City non arrivava con l’etichetta di calciatore fragile fisicamente - tutt’altro - ma a priori c’erano legittime perplessità sull’ipotesi di un suo utilizzo così prolungato, specie in un sistema di gioco dispendioso per i laterali difensivi come quello del tecnico abruzzese.
Avrebbe potuto alternarsi con Emerson Palmieri dopo il rientro dal suo infortunio, ma il brasiliano è stato ceduto Chelsea; Juan Jesus avrebbe potuto dargli fiato più spesso, ma le sue caratteristiche mal si sposano con le idee dell’allenatore; avrebbe dovuto lasciare ogni tanto il posto a Jonathan Silva, ma l’ex Sporting Clube de Portugal - lui sì - non ha dato le garanzie tecniche e fisiche necessarie. Il risultato è stata una presenza continua di Kolarov, che mai si è risparmiato nonostante un mondiale da giocarsi da protagonista: costanza e professionalità sono tra i suoi marchi di fabbrica che lo hanno fatto arrivare alla fine dell’annata in condizioni tutto sommato ancora buone e con il bottino complessivo di 3 gol e soprattutto 8 assist tra campionato e Champions League, un notevole contributo dal quale la Roma difficilmente potrà prescindere nella prossima stagione, in cui qualche pausa in più potrebbe preservare il suo rendimento.