Inghilterra indigesta per la Roma: solo una vittoria in 17 sfide
“Visto anche il passato, qualche inglese andrebbe evitata”. Ci aveva visto lungo Claudio Fenucci, intervistato poche ore prima dei sorteggi di Champions League di Montecarlo, che oltre a Bayern Monaco e CSKA Mosca hanno riservato alla Roma un nuovo avversario d’oltremanica, il Manchester City di Pellegrini. La gara di andata si giocherà martedì sera all’Etihad Stadium e sarà il diciottesimo viaggio giallorosso nel paese della Premier League, da dove raramente è tornata con soddisfazioni e solo una volta con una vittoria.
E dire che in Inghilterra i giallorossi cominciarono la conquista del loro primo e tutt’ora unico trofeo europeo della loro storia, nella finale di andata di Coppa delle Fiere con il Birmingham, pareggiata per 2-2 con la doppietta di Manfredini rimontata da Hellawell e Orritt, prima del successo per 2-0 all’Olimpico con l’autogol di Farmer e il gol di Pestrin. Ma già in questa competizione iniziò la maledizione inglese per i capitolini, sconfitti per 4-1 dallo Sheffield Wednesday da detentori del titolo nel secondo turno (il primo per la Roma, che usufruì di un bye in quanto campione in carica) della successiva edizione, con l’1-0 dell’Olimpico ovviamente insufficiente per ribaltare la situazione; stesso punteggio fu fatale nel 1965-1966, quando fu il Chelsea a far fuori i giallorossi al primo turno dopo lo 0-0 del ritorno a Roma. Sconfitta indolore invece nella Coppa UEFA 1982/1983, quando la squadra che poi conquistò il suo secondo titolo di Campione d’Italia cadde a Ipswich contro il Town per 3-1, ottenendo la qualificazione al secondo turno grazie al 3-0 della gara di andata tra le mura amiche. Nella stagione successiva non ci fu invece bisogno di prendere un aereo per piangere contro un’inglese: ci pensò il Liverpool a spezzare i sogni europei della Roma proprio sul più bello, nella celebre finale di Coppa dei Campioni dello Stadio Olimpico.
Per rivedere la Roma tornare dall’Inghilterra senza cerotti bisognò aspettare la fine degli anni ‘90. Nel 1998/1999 i giallorossi allenati da Zdenek Zeman affrontarono il Leeds United nel secondo turno della Coppa UEFA, vincendo 1-0 in casa e ottenendo in trasferta un prezioso 0-0 che valse la qualificazione. Stessa accoppiata di risultati nel terzo turno dell’edizione seguente, con Fabio Capello in panchina, contro il Newcastle, prima della vendetta dello stesso Leeds che sbarrò la strada ai giallorossi negli ottavi. Decisiva fu la rete a Elland Road di Harry Kewell, attaccante australiano poi obiettivo di mercato per diversi anni successivi. Non fu invece obiettivo di mercato ma vero e proprio incubo Michael Owen, che negli ottavi di finale della Coppa UEFA 2000/2001 siglò una doppietta che rese inutile l’impresa giallorossa del ritorno a Liverpool. Lo stesso Owen ebbe infatti l’opportunità di chiudere il discorso dal dischetto a Anfield, ma Antonioli lo ipnotizzò e Guigou segnò la rete della speranza, prima del pasticcio dell’arbitro Garcia Aranda che prima concesse un calcio di rigore per un fallo di mano di Babbel, poi ci ripensò assegnando solamente calcio d’angolo, impedendo alla Roma di ampliare il punteggio e di agguantare almeno i tempi supplementari.
Liverpool e Roma si affrontarono anche all’esordio dei giallorossi in Champions League, precisamente nella seconda e nell’ultima giornata della seconda fase a gironi, che dava l’accesso ai quarti di finale. All’Olimpico una brutta partita finì 0-0, con i giallorossi più impegnati a limitare Owen che a tentare di violare la porta inglese; a Anfield, dove bastava un pareggio per andare avanti, i Reds ebbero la meglio per 2-0 con i gol di Litmanen dal dischetto e Heskey, dominando una Roma troppo remissiva e schierata con Assunçao nell’improbabile posizione di esterno destro di centrocampo. Nel 2003 fu invece la volta dell’Arsenal, che passeggiò all’Olimpico con una tripletta di uno scatenato Thierry Henry nella prima gara della seconda fase a gironi. Al ritorno, la Roma giocò quasi tutta la gara in dieci uomini con Totti espulso per una presunta gomitata su Keown. Vieira andò a segno di testa su calcio d’angolo, ma la squadra di Capello non mollò, trovando il pareggio con Cassano e sfiorando addirittura la vittoria, con un comodo colpo di testa sparato però fuori da Vincenzo Montella a pochi minuti dal termine.
Tanti scontri con squadre inglesi anche nell’era Spalletti. Il primo contro il Middlesbrough, negli ottavi di finale della Coppa UEFA 2005/2006. L’andata al Riverside Stadium si giocò in un acquitrino: proprio le pessime condizioni atmosferiche furono decisive per l’assegnazione del calcio di rigore decisivo trasformato da Yakubu, con Curci che travolse in uscita Hasselbaink proprio a causa del terreno bagnato. Inutile fu il 2-1 del ritorno, con la rete dell’olandese nei primi minuti di gioco a spegnere sul nascere le velleità di rimonta, che si fermarono con una doppietta di Mancini. Con il ritorno in Champions League, la Roma conobbe poi la maledizione del Manchester United, che la eliminò nei quarti dell’edizione 2006/2007 con il famigerato 7-1 di Old Trafford dopo il 2-1 dell’Olimpico, le concesse un solo punto nella fase a gironi della stagione 2007/2008 con l’1-0 di Old Trafford firmato Rooney e l’1-1 dell’Olimpico con i gol di Piqué e Mancini, e la giustiziò ancora una volta nei quarti, con i gol di Ronaldo e ancora Rooney nella Capitale e il gol di Carlos Tevez nella gara di ritorno in Inghilterra.
Un anno dopo, doppio incrocio londinese. Nella fase a gironi fu di nuovo il turno del Chelsea, vittorioso in casa con una zuccata di Terry a pochi minuti dalla fine e sotterrato all’Olimpico per 3-1 con il gol di Panucci e la doppietta di Mirko Vucinic cui rispose sempre il difensore centrale. Negli ottavi ci fu invece un nuovo scontro con l’Arsenal, con l’amaro finale del rigore mandato da Max Tonetto in Curva Nord dopo 210’ conditi dai gol di van Persie all’Emirates e di Juan all’Olimpico.
L’ultimo doppio precedente è datato 2009, nella fase a gironi di Europa League 2009/2010 quando ai giallorossi, oltre a Basilea e CSKA Sofia, fu abbinato l’abbordabile Fulham. La squadra allora allenata da Claudio Ranieri andò vicinissima a cadere anche in quel caso, andando in svantaggio con un colpo di testa del gigante Hangeland, sprecando un calcio di rigore parato da Schwarzer a Jeremy Menez e riuscendo a rimettere le cose a posto solo a tempo scaduto con Marco Andreolli; diverso il destino all’Olimpico, con il vantaggio inglese firmato da Zamora su rigore e rimontato da John Arne Riise e Stefano Okaka, due che in momenti diversi avrebbero poi vestito la maglia della squadra di Craven Cottage.
Undici sconfitte, cinque pareggi e una sola vittoria, peraltro inutile, il bilancio giallorosso in Inghilterra: con questo biglietto da visita non propriamente esaltante la Roma si presenterà al cospetto dei Campioni d’Inghilterra, mai affrontati prima. I giallorossi hanno però battuto una volta tutti i loro avversari inglesi, se questo basterà per ribaltare il pronostico lo scopriremo tra due giorni.