Il debutto della matriCole
Trenta minuti è durato il debutto di Ashley Cole con la maglia numero 3 della Roma. Una data storica perché sancisce anche il debutto in giallorosso, seppur in una gara non ufficiale, di un calciatore suddito di sua maestà la Regina d'Inghilterra. Quello contro l'Indonesia U23 non è di certo un test probante per giudicare chi ha vinto tutto quello che si poteva vincere nel campionato inglese e in Europa, perché le qualità di Cole non devono essere scoperte ma riproposte. La squadra, tra l'altro, ha affrontato il match dopo essersi radunata soltanto martedì scorso a Trigoria. Rispetto a chi lo aveva preceduto nelle scorse stagioni, discorso che vale più per i vari Dodô, Jose Angel e lo stesso Emanuelson (terzino sinistro proprio a sostituire Cole che per Balzaretti) abbiamo già capito il valore aggiunto che potrà dare al team: l'esperienza. Sapersi gestire è una qualità appartenente ai grandi calciatori che hanno calcato campi importanti e giocato centinaia e centinaia di partite e Cole lo ha fatto. Sul prato dello stadio "Centro d'Italia" Cole si é gestito, quasi limitato. Una mezz'ora servita per prendere confidenza con i nuovi compagni. Quasi nessuna discesa sulla fascia o sovrapposizione, non serviva. Limitarsi sì, ma anche far vedere di quello di cui si è capaci è importante; ecco allora un dribbling con la suola, palla c'è-palla non c'è, da ala tecnica (era dai tempi di Lamela che non si vedeva un dribbling del genere) come a dire "I'm here, who you calling done?!". "Sono qui per l'amore, la passione, il calore dei tifosi" ha dichiarato durante la conferenza stampa di presentazione. Di sicuro dopo una giocata del genere che ha esaltato gli animi, ne ha sentito un piccolo assaggio. Welcome mr.Cole!